Giugno 2000

Special Reviews
DARK TRANQUILLITY - the gallery (1995)
IRON MAIDEN - brave new world (2000)
IRON MAIDEN - somewhere in time (1986)
IRON MAIDEN - piece of mind (1983)
Special Interviews
Domine
Edguy

Dopo i Khali e' il turno di un altro gruppo nostrano, ovvero i DOMINE, la band di epic metal guidata dalla esperta voce di Morby giunta quest'anno al secondo disco ("Dragonlord") ed addirittura ad un contratto con la Metal Blade per la distribuzione del disco in territorio americano.
Devo ammettere che non ero molto interessato al concerto, visto che il primo disco della band non mi ha mai detto nulla e che del secondo avevo sentito pochino pochino e che non sono un grandissimo estimatore di Morby...ed invece secondo me sono stati una grandissima sorpresa!
Davanti ad un pubblico stupendo, che cantava ogni singola nota delle canzoni proposte, Morby & co hanno dato vita ad un concerto esaltante, suonato senza sbavature e con la dovuta grinta. Ma c'e' da sottolineare assolutamente la prova del cantante toscano: assolutamente stratosferica!!! In uno dei momenti piu' caldi ed umidi della giornata Morby non ha sbagliato niente, riuscendo ad impressionare per la grandissima tecnica e per la potenza espressa. Bravo, davvero bravo, come a tutta la band. Peccato solo che il tempo a disposizione fosse veramente misero (20/25 minuti) e che abbiano potuto suonare giusto "Thunderstorm", "Defender" e poco altro.
Comunque sia una prestazione decisamente positiva ed una delle migliori qui al Gods...
Alby

Non avendo album da promuovere gli EDGUY si presentano al Gods Of Metal y2k con lo stesso set presentato in tour nel 1999, ma con la differenza che un anno passato a fare da spalla a sua maesta' Kai Hansen puo' conferire. I ragazzi si dimostrano quindi buoni intrattenitori, facendo pochi errori e divertendo un pubblico ormai "caldo" ed esigente. "Babylon", "Wake up the king", "Vain glory opera", i titoli sono quelli che li hanno resi famosi e anche senza ospiti di rilievo a impreziosirli continuano a piacere molto. Il pubblico risponde bene alle sollecitazioni di Summet, ma probabilmente il merito maggiore e' di quegli orribili pantaloni in simil-mucca!
Marco LG

Aveva gia' visto i SENTENCED dal vivo una volta, e sapeva che cosa aspettarsi. Il Gatto Fenriz temeva un po' per l'esibizione live al Gods Of Metal di uno dei suoi gruppi preferiti, perche' sapeva che non erano un gruppo live, viste le qualita' del cantante. Ville Laihiala era infatti un ottimo vocalist da studio, ma perdeva tutto il suo fascino una volta piazzato su di un palco. E a nulla servivano i prodigi chitarristici del grande Miika Tenkula, o le parti di batteria di Vesa Ranta. Erano un gruppo minato alla base.
Senza contare poi che le nuove composizioni del gruppo non erano il massimo dell'immediatezza, e quindi pezzi come "bad moon rising" sfiguravano immediatamente se paragonate a capolavori come "nepenthe" (presa dall'album "Amok") o "noose" (presa da "Down"). Il pubblico comunque aveva dimostrato di apprezzare anche i nuovi brani, nonostante tutto. E quindi quando le danze si erano aperte con "killing me killing you" i volti si erano schiariti, e poco importava se Ville stesse magari cantando un'ottava sotto rispetto alla prestazione su disco. I Sentenced erano li', e si stavano sbattendo per Monza. Bastava questo per i fans. O forse no?
In fondo alla sua coscienza il Gatto Fenriz non ne era per niente convinto...
Pazuzu

Con il nuovo disco "Haven" alle porte, il Gatto Fenriz era particolarmente incuriosito dalla possibilita' di vedere i DARK TRANQUILLITY sul palco del Gods Of Metal Y2K, e i fatti non lo avevano smentito. Si era trovato di fronte un gruppo affiatato, che palesemente si stava divertendo a suonare e quindi appariva spontaneo per una prova che aveva esaltato tutti gli animi dei presenti.
Avevano proposto brani da "Projector" e "The Mind's Eye", ma avevano conquistato i favori del pubblico con la divina "lethe" e con "punish my heaven" estratti da "The Gallery", che ancora non finivano di stupire per la loro forza distruttiva e imponente melodicita'. Un album che a tutt'oggi restava insuperato e che li definiva come un gruppo esemplare nella scena swedish.
Un applauso particolare andava a Stanne che gigioneggiava allegramente tra una canzone e l'altra, mentre un piccolo rimprovero al tastierista e al batterista che invece sembravano un pochino troppo statici (musicalmente parlando).
La vera sorpresa comunque erano stati tre brani in anteprima del nuovo disco, tre brani che quindi anticipavano quello che sarebbero stati i DT nell'immediato futuro. Tre brani che in definitiva avevano stregato il Gatto Fenriz dalle prime note, dai primi stacchi, lasciandolo ammaliato e sicuro che il disco sarebbe stato un must. Avevano perso un po' di quella pacatezza oscura che aveva caratterizzato "Projector", recuperando quindi manciate di grinta dai loro vecchi dischi. "Haven" si annunciava uno dei capolavori del 2000, e i Dark Tranquillity avevano dimostrato di meritarsi la loro comparsa al Gods.
Pazuzu

Conclusa la (secondo me) ottima performance dei Dark Tranquillity tocca ai DEMONS & WIZARDS, cioe' il side project di Hansi Kursch dei Blind Guardian alla voce e di Jon Schaffer degli Iced Earth alla chitarra.
Inutile dire che c'era molta curiosita' verso di loro, visto anche che questo e' solo il terzo concerto che hanno fatto (I D&W infatti hanno deciso di fare solo un tour basato sui grossi festival); purtroppo la curiosita' in molti si e' trasformata in pura delusione, visto che il gruppo ha offerto una prestazione decisamente insufficiente.
La colpa non e' certo da imputarsi alla band in generale, visto che i due leader erano accompagnati da signori musicisti, come Alex Holzwarth, gia' bassista dei Blind Guardian e fratello dell'attuale batterista dei Rhapsody e soprattutto come Richard Christy, ipertecnico e bravissimo batterista di Death e Control Denied: la sua prova cristallina e potente e' stata sicuramente la cosa migliore di tutto il concerto, comunque.
I veri aspetti negativi sono stati Hansi alla voce ed i brani stessi.
Hansi ha infatti cantato parecchio male: sapevo che non avrebbe potuto arrivare dal vivo ai livelli del disco (dove bisogna comunque dire che la sua voce era stata parecchio aiutata dalla elettronica...), ma non mi aspettavo tante stecche (Su "Fiddler on the green" ha cannato malamente almeno 3 acuti) e soprattutto, dopo poche canzoni una voce gracchiante e totalmente spompata, nonostante dal mixer gli dessero spesso e volentieri una mano con effetti vari e nonostante i membri della band abbiano svolto un ottimo lavoro a livello di coretti vari.
Prestazione vocale a parte (una cattiva giornata puo' capitare a tutti) sono state proprio le canzoni a non convincere: se gia' il disco dopo qualche ascolto mostrava i suoi limiti, cioe' una scarsissima originalita' ed un pochettino di noia arrivati alla fine dell'opera, dal vivo, dove e' stato riproposto interamente dalla band, e' stato disastroso. Dopo le prime 4 canzoni (riproposte tra l'altro nello stesso ordine dell'album) la noia ha incominciato a regnare sovrana arrivando alla fine a non sopportare piu' la band. E neppure le due cover finali, inserite a sorpresa (neanche troppo visto che dovevano suonare almeno per un'ora e l'album durava meno!) , cioe' "School's out" di Alice Cooper e "Hell's bells" degli Ac/Dc, riproposte tra l'altro in maniera molto moscia, hanno saputo risollevare una prestazione veramente deludente e negativa.
Che dire...non c'e' altro da fare che aspettare i prossimi tour di Iced Earth e Blind Guardian per poter rivedere finalmente Jon ed Hansi nella loro giusta dimensione...
Alby

Gli IRON MAIDEN sono sempre loro, passano gli anni e piovono le accuse di pochezza sui loro ultimi lavori ma dal vivo riescono comunque ad entusiasmare. Prova di questo amore incondizionato per la band di Steve Harris e' il pogo scatenato partito fin dalle prime note di "Wicker man" (chi scrive ne e' stato letteralmente travolto) raggiungendo poi livelli di delirio esagerati durante i classici, fra i quali e' opportuno citare "Wrathchild" e "Iron Maiden". La prestazione nel suo complesso e' comunque stata buona, non ottima, e la scelta della scaletta forse un po' deludente, con una parte centrale composta quasi esclusivamente da pezzi molto lunghi e strutturati che per loro natura tendono a smorzare la partecipazione del pubblico. L'enorme esperienza della band ha pero' sopperito ad alcune mancanze, come quella clamorosa defiance di Bruce durante "Hallowed be thy name": dimenticatosi evidentemente le parole il frontman farfugliava qualcosa di incomprensibile e lasciava che il pubblico cantasse al suo posto. C'e' da dire che si era quasi al termine del concerto e Mr. Dickinson non e' piu' un ragazzino, ma nonostante le attenuanti del caso quello che mi piacerebbe far notare e' il rapporto straordinario che questo frontman ha col suo pubblico. Se infatti e' vero che in fondo si tratta sempre delle stesse cose e' anche vero che Sabato il Brianteo nella sua interezza pendeva dalle sue labbra e non mancava mai di rispondere ad ogni minimo cenno. Sul palco i sei hanno provato a dare spettacolo, ma se si esclude il "solito" Gers per i sui giochetti con la chitarra, le innumerevoli corse e chiaramente il duello con Eddie, il quadro che ne esce e' desolante: Steve non era in serata e si e' visto poco, Dave non si muove moltissimo da tempo, e Adrian sembrava quasi impacciato quando lasciava la sua postazione leggermente defilata. I bei momenti non sono pero' mancati per fortuna, soprattutto quando erano in due o tre alla ribalta. Alla scenografia scarna ha fatto da contraltare un ottimo spettacolo, con frequenti cambi di scenario e apparizioni di Eddie in moltissime pose. Un applauso meritano senza dubbio la croce sulla quale e' entrato in scena Bruce per "Sign of thr cross" e il conclusivo rogo del Wicker man!
Marco LG


Special Reviews
NECRODEATH - into the macabre (1988)
DEATH SS - in death of steve sylvester (1988)
IN FLAMES - clayman (2000)
IN FLAMES - lunar strain & subterranean (1994-1995)
TESTAMENT - the legacy (1987)
SLAYER - south of heaven (1988)
SLAYER - reign in blood (1987)
Special Interviews
In Flames

Partiamo subito col dire che l'organizzazione è stata buona, lo stadio di Monza si è rivelato un luogo adatto alla manifestazione e non ci son stati problemi ne' con la pioggia (niente effetto 'risaia' o 'Dynamo', per fortuna) ne' col sole cocente. Quando i MAGAZZINI DELLA COMUNICAZIONE [ng] cominciano lo show saranno circa le 11, in anticipo di ben 2 ore sulla tabella di marcia fornitaci dai magazine ed io, ovviamente, me li perdo nonostante fossi in netto anticipo sugli orari prestabiliti.

Per fortuna invece non mi sfugge la grande esibizione dei liguri NECRODEATH [8] che, forti di un gran disco quale 'Mater of all Evil', colpiscono la platea in modo diretto e senza tanti orpelli; il loro assalto e' scandito dal torrenziale screaming di Flegias e dall'ottima prestazione di Peso alla batteria. I pochi pezzi suonati hanno reso davvero alla grande, e se ci si esalta per la malata 'Serpent' quando una termonucleare 'Hate and Scorn' esplode nei nostri timpani lo show e' gia' finito, un coito interrotto! Veramente onore a Claudio e soci che nonostante la sordita' del panorama italiano (troppo "impegnato" col power di 4° categoria) non perdono un colpo restando sempre fedeli e coerenti col loro Thrash tritaossa, che affonda si le radici negli 80's (Destruction, Kreator, Venom, etc.), ma esplode torrenziale e fresco anche ora che il Gods of metal e' targato 'Y2K'. Peccato che abbiano suonato poco e di fronte ad un pubblico tanto entusiasta quanto esiguo, vista l'ora alla quale i nostri eroi devono esibirsi, cmq davvero grandi.

Dopo i Necrodeath e' la volta di Steve Silvester e i suoi DEATH SS [8] e, nonostante io non sia un grande fan della band, devo ammettere che la prova offerta e' stata superba. Impeccabili, teatrali e coinvolgenti i nostri partono con l'inno 'Let the Sabbath Begin' e subito siamo catapultati nell'immaginario nero e nell'oscura amalgama dei suoni creati; complice anche una resa nitida ed efficace ogni pezzo (tutti rigorosamente estratti dall'ultimo 'Panic') risulta un richiamo bestiale e ammaliante e, da tale set, mi sentirei in colpa ad estrarre un singolo pezzo proposto, forse la trascinante 'Hi - Tech Jesus' e' stata veramente fenomenale. Grandissima la presenza scenica dei nostri, soprattutto nella carismatica figura di Steve, che con le sua gestualita' ci inizia e, accompagnato da campionamenti mai pacchiani o di riempimento, ci trasporta perfettamente nel Grand Guignol del terzo millennio. A questo punto son davvero stupito da tanta qualita', non che dalle italiche band non mi aspettassi nulla (ci mancherebbe!), ma perche' hanno regalato due gemme al poco pubblico presente dimostrando che l'oro c'e' anche vicino a casa, basta alzare gli occhi.

Salgono sul palco i THE KOVENANT [4] di Nagash e Hellhammer ed io sono ansioso di vedere dal vivo quel mostro che e' il secondo ma, salvo episodi e per colpa di ininterrotti problemi tecnici, lo show del monster drummer sara' un po' altalenante e pure la band non mi convincera' per niente. Alla fine del loro set i pezzi si somiglieranno un po' troppo e la tenuta di palco di ciccio Nagash sara' soporifera e stanca; non basta strappare una bibbia in pubblico per accontentare una platea deliziata da Necrodeath e Death SS e la scelta di suonare senza un bassista si e' dimostrata errata. Se poi aggiungiamo l'incessante muro di chitarre che, in parte, copre ed impasta il suono l'esibizione dei norvegesi alla fine e' fredda e carente, quasi la versione sotto ghiaccio di Marylin Manson. Un peccato, perche' ero curioso di vedere dal vivo i pezzi del discreto 'Nexus Polaris' ma, salvo un'eccezione, i brani in scaletta apparterranno tutti al legnoso 'Animatronic'. Aggiungiamo (ancora!) anche la grande disponibilita' della band a non uscire dal loro camerino (saltando a pie' pari l'incontro coi fans) e gli ingredienti per rendere indigesta la zuppa ci son tutti. Acaca!

Con gli IN FLAMES [7] si riprende, in parte, a veder le stelle. Io gia' li avevo visti ad ottobre percio' decido di defilarmi un attimo ma i pezzi in apertura (estratti dal nuovissimo 'Clayman') destano le mia attenzione anche se, col resto della scaletta, gli svedesi mostrano evidenti limiti dovuti alla poca varieta' della proposta che, per chi non lo sapesse, consta di una costante riproposizione di riff NWOBHM con la (poca ...) voce arcigna e roca di Friden a dare un'impronta rocciosa e ostica al sound; il drummer se la cava veramente alla grande ma, alla fine della giornata, saranno in pochi a parlare dei combo scandinavi. Intanto un disponibilissimo Tommy Lee (con tutta la band a seguito!), a sorpresa, fa' la sua comparsa allo stand di Metal Hammer - Metallus dimostrandosi molto cordiale e disponibile. Ma sara' ben altra l'accoglienza a lui riservata dal pubblico...

Non sto piu' nella pelle nell'attesa di veder on stage i mitici TESTAMENT [9], sara' perche' il loro ultimo 'The Gathering' e' davvero massiccio, sara' per il fascino che avvolge la band e per l'incognita legata alla line-up della stessa ma, quando un mastodontico Chuck Billy salta sulle assi del palco e' il momento ... di dir le preghiere! Un vero terremoto ha colpito il Brianteo, i pezzi vengono scagliati come macigni su un audience scatenata e prostrata di fronte alla maestria della band in sede live. Si apre con l'incalzante 'D.N.R.' e si scatena l'apocalisse, il growl del pellerossa e' di una forza inaudita, Di Giorgio al basso impressionate per tecnica e tenuta di palco e Eric Peterson pare in trance agonistica. Saranno 6 gli estratti dall'ultimo album, con la ballad 'True Believer' cantata a gran voce dal pubblico e una sparata 'L.O.T.D.' a far massacrare chi si osa avventurare sotto il palco. Vengono proposti pezzi nuovi e vecchi, da quasi tutti gli album, ma avranno un impatto micidiale soprattutto i due blocchi di cemento provenienti da 'Demonic' ('Demonic Refusal' e 'Burning Times') e i brani di 'The Legacy', con una 'Over The Wall' veramente cosmica. Chi aveva dei dubbi sullo stato di Chuck si sara' stupito da tanta partecipazione (un headbanging continuo) e dall'uragano di urla che sa diventare, invincibile! Il batterista, strappato ai Sadus, non ha sbagliato un colpo e alla fine saremo tutti elettrizzati anzi, stregati da tanta potenza, precisione, mosh, in definitiva: una prova da urlo.

Dovrebbero salire sul palco i METHODS OF MAYHEM ma gia' prima che comincino ad imbracciare gli strumenti piovono bottiglie (mezze piene e di vetro ...) come se sul palco ci fossero gli 883 e dopo un pezzo la band e' costretta a dare forfait. Non c'e' che dire, la madre degli imbecilli e' sempre incinta e chi, come me, era curioso di assistere allo show deve andarsi a fare una birra. Spero solo che i lanciatori leggano questo resoconto e che siano consapevoli di ragionar col pisello. Amen.

Finalmente, dopo una lunga intro, spuntano gli SLIPKNOT [7,5] e confermano tutte le perplessita' che avevo avuto ascoltando il loro debutto. L'impatto e' devastante, loro non stanno fermi un secondo, sembrano colti da raptus omicida e si muovono freneticamente come animali in gabbia ... pero' cosa c'e' oltre questo? Forse Joy Jordison (un carrarmato!), magari le urla (un po' spompe ...) di Corey Taylor ma la sensazione di vuoto che accompagna la band e' palese; anche quando ci sbattono in faccia le sincopate 'Sic' ed 'Eyeless', la rappata 'Spit It Out' e la rumorista 'Scissors' (i Neurosis senza ispirazione?) non vengo preso per il collo come loro vorrebbero e all'adrenalina del momento non segue nessun'altra sensazione. Detestabile anche la scelta della band di inserire lunghe pause durante l'esibizione, lungo le quali Corey ci deliziera' con la parlantina fuckkeggiante per la quale e' famoso. Inoltre resta da capire il ruolo di almeno 3/9 della band, rispettivamente i 2 percussionisti e il dj, perche' durante lo show la loro presenza 'sonora' sara' nulla e si faranno notare solo per l'ottima presenza scenica. Un premio al gia' citato dj per il coraggio dimostrato, non e' da tutti fare stage diving 6 volte di fila ed uscirne con le proprie gambe.

Quando tutto si oscura ed io sono stanco morto partono gli SLAYER [10] e con loro l'apocalisse; i brani vengono sparati col bazzoka, dall'iniziale 'War Ensemble' sara' un susseguirsi di classici del massacro collettivo (anche se il pogo sara' quasi assente) quali 'Evil has no Boundaries' (col coro cantato a squarciagola dal pubblico), 'Raining Blood' (di una potenza inimmaginabile), 'Necrophiliac', 'Mandatory Suicide', 'Dead Skin Mask' e i grandi pezzi del loro repertorio. Non mancheranno gli estratti dall'ultimo 'Diabolus in Musica', con una dinamitarda 'Stain of Mind' a far capolino col suo magnetico groove. Una breve pausa e l'arpeggio iniziale di 'South of Heaven' ci immerge nell'abisso sonoro di cui solo poche band sono capaci e il seguente pezzo, la mitica 'Angel of Death', chiudera' in bellezza un'esibizione magnifica, dove l'ottima prova della band e' stata sorretta da un suono perfetto donando una resa veramente infernale ad ogni singola song. I californiani non hanno bisogno di face painting, ne' di strappar bibbie, il loro unico veicolo e' una furia, un intensita' senza soluzione di continuita' che lascia boccheggianti dopo 5 minuti, grazie a due asce caricate a mille (anche se Hanneman forse aveva un po' sonno) e ad un batterista che da un momento all'altro sembra prender fuoco.
Ne e' valsa la pena.
Raffaella

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