Devo dire che non mi aspettavo molto dagli in Flames dopo il deludentissimo "Colony", un album fondamentalmente troppo scontato e basato su idee e riff gia' usati in passato dalla band, che alla fine risultava essere noioso e prevedibile.
Ed invece, sin dal primo ascolto, questo "Clayman" mi ha convinto!
Non che la band faccia chissa' che passi in avanti, anzi lo stile e' come sempre riconoscibilissimo dalla prima nota, ma c'e' la volonta' di andare un po' oltre, di arricchire la propria musica con nuovi elementi, che mancava completamente al precedente lavoro degli svedesi. Ed ecco quindi arrivare le tastiere, qui molto piu' presenti e funzionali alla musica della band, c'e' Anders Friden che utlizza la propria voce molto meglio che in passato, superando finalmente lo stile monocorde dei precedenti album grazie a delle linee vocali piu' espressive e varie, con l'alternarsi della voce pulita e di quella aggressiva (anche se in modo meno netto di quanto fatto da Mikael Stanne dei Dark Tranquillity su "Projector").
Ma soprattutto secondo me c'e' la consapevolezza che gli In Flames ormai non sono piu' una band death metal, ma sono semplicemente una ottima band di heavy metal, con tutte le conseguenze del caso: quindi canzoni forse meno complicate ed aggressive, ma piu' curate nella melodia e nelle linee vocali.
"Clayman" e' un album abbastanza semplice, ma non per questo scontato e brutto...anzi fortunatamente la band riesce ad evitare la insidiosa trappola della noia, riuscendo a confezionare 11 ottime canzoni che si fanno ascoltare senza problemi dalla prima all'ultima senza cadute di tensione. Tra i brani spiccano soprattutto "Pinball map", forse la migliore del lotto, grazie al suo chorus accattivante ed immediato (dove Anders offre forse la sua migliore prova alla voce in 4 album fatti con la band), "Only for the weak", con il suo sorprendente flavour goticheggiante, la title track, basata tra il cambio di tempo tra le strofe ed il ritornello e "Satellites and astronauts", caratterizzata da un insoliti incedere tranquillo, che poi esplodera' nella solita energia targata In Flames.
Alla fine non resta molto da dire su questo album, tranne, appunto che e' un ottimo album, un buon ritorno di una band che sembrava persa nei vischiosi tentacoli della ripetitivita' e dello stereotipo e che invece ha saputo incominciare una lenta evoluzione: sono curioso di vedere cosa combineranno quindi in futuro...
Per il momento non resta che goderci tranquillamente e senza troppe menate questo disco ed aspettare...