NECRODEATH - into the macabre (1988)
Giugno 2000
I Necrodeath si fanno subito notare in campo estremo con un disco di debutto malato e selvaggio. Infatti "Into the macabre" unisce corpose ritmiche death a riff thrash, ottenendo cosi' un disco di inaudita violenza Inoltre il riff delle chitarre si ispira molto agli Slayer, maestri di violenza e velocita' folli, verso i quali i Necrodeath hanno profonda ammirazione.E "Into the Macabre" risalta proprio per la sua brillantezza e spontaneita', troviamo infatti canzoni prive di fronzoli,con il gruppo che ha un solo pensiero, quello di andare giu' pesti. Il disco di apre con "The Flag of the inverted Cross", un brano che gli accaniti fans del gruppo sceglieranno come manifesto dei Necrodeath durante gli anni di assenza dalle scene. The "Flag of the inverted Cross" sprigiona nella sua durata violenza pura ed e' caratterizzata da un bellissimo breal centrale cadenzato e pesantissimo. La segue "At the mountains of madness", un brano piu' atmosferico con rallentamenti oscuri e inquietanti ma che non rinuncia lo stesso a parti piu' veloci. A questo punto un altro pezzo che diverra' storico arriva a sconvolgere le nostre menti, ovvero quella Southenerom che fara'strage di proseliti. Corposi riff di matrice thrash si abbinano al drummind devastante di Peso che nonostante non sia un mostro di tecnica trasuda feeling a non finire. "Mater Tenebrarum" invece sembra essere la canzone piu' accattivante del disco, che si apre con un riff iniziale oscuro e cadenzato ma che presto si rivelera' essere piu' pesante e con un Ingo dietro il microfono davvero ispirato. A "Mater Tenebrarum", segue la piu' thrasheggiante "Necrosadist", song dalle ritmiche serrate e poderose.
Anche questa song e' caratterizzata da un piccolo break centrale davvero pesante, che cerca di dare un attimo di fiato all'ascoltatore prima di travolgerlo completamente. Quindi arriva il turno di "Internal Decay", che come "At the mountains of madness" e' una song piu' oscura, caratterizzata da corposi mid tempos e da devastanti accelerazioni di matrice thrash. La canzone seguente, "Graveyard of the innocence", e' invece piu' sulfurea, con Ingo che canta in modo allucinato e sofferto, con le chitarre che sfornano riff a non finire e la base ritmica che incalza sempre piu' poderosa.
A chiudere l'album ci pensa "The Undead", che parte velocissima, just in your face, e cattura con i suoi riff incalzanti e taglienti. Un debutto davvero interessante per un gruppo che all'epoca non riusci' a guadagnare i consensi che meritava ma che oggi e' tornata per rifarsi del tempo perduto.

VOTO: 1/1
Tonyevol
INFO:
Anno: 1988


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