IN FLAMES - lunar strain & subterranean
Giugno 2000
Quella fotografia nel booklet fa davvero tenerezza: cinque giovincelli svedesi, ritratti in bianco e nero, smunti, con gli occhi sgranati e il broncio sul viso, tentano di farsi passare per cattivissimi metallari. Sono passati sei anni dalla pubblicazione di "Lunar Strain", e, di quei ragazzi, negli In Flames di oggi e' rimasto solo Jesper Stromblad. Tutto il resto e' cambiato: musica, testi, artwork, successo...il piccolo progetto da studio di Stromblad e Glenn Ljungstrom (chitarrista rimasto in formazione fino a "Whoracle") e' diventato una realta' affermata della scena internazionale. Eppure, senza nulla togliere agli altri dischi della band, i contenuti di questo debutto rimangono davvero unici; "Lunar Strain" e' una piccola, grezza gemma del death metal svedese.
Ho parlato di progetto da studio: in effetti attorno ai due chitarristi si riunisce una serie di musicisti in veste piu' o meno di session-man. Il piu' noto e' sicuramente Mikael Stanne dei Dark Tranquillity, che offre i suoi servigi come spaventoso growler; proprio la sua voce unica e straziata, per quanto forse un pizzico ancora immatura, marchia a fuoco tutto l'album come non e' mai riuscito al suo successore Anders Frieden. La musica? Beh, l'ormai classica - per gli In Flames - combinazione di aggressivita' death metal e passaggi chitarristici di derivazione classico-maideniana trova nei brani di questo disco la prima ed efficace applicazione. Evidenti sono anche i richiami alla musica tradizionale nordica, basta ascoltare l'inizio di "Starforsaken", o il traditional "Hargalaten", reso con il solo ausilio di viola e chitarra. Certo, rispetto agli ultimi lavori della band, le canzoni sono piu' violente, brutali e anche piu' elaborate nella costruzione di riffs e delle melodie, nonostante qualche limite tecnico (la sezione ritmica e' abbastanza scolastica). La produzione e' lontana da quella potente, ma levigata e rifinita di "Colony": qui' siamo piu' in linea con il tipico swedish sound, un suono volutamente grezzo, con chitarre cupe, strane dissonanze e una sensazione di gelo ultraterreno, che ben si accompagna ai testi di Stanne, pervasi da una specie di nichilismo cosmico. L'iniziale "Behind Space" o la title track (aggredite con furia inumana da Stanne), rimangono tutt'ora esempi insuperati dello stile In Flames, in un crescendo di riffs incalzanti, assalti all'arma bianca e molteplici cambi di tempo. Non posso poi dimenticare di citare l'omonima "In Flames", che mostra il lato piu' articolato e complesso del songwriting, con ritmi cadenzati e meno scontatamente powereggianti, ne' la tetra "Everlost (part 1)" o la potente "Clad in Shadows" che, un poco rimaneggiata, fa tutt'ora bella mostra di se' nei concerti della band. Canzoni che non mancano tutt'ora di affascinare.

Se "Lunar Strain" e' stato un solido punto di partenza per il gruppo svedese, il successivo mini "Subterranean" (recentemente ristampato proprio assieme al primo disco) rimane forse il loro lavoro meglio riuscito. Sfruttando perfettamente il poco tempo a disposizione, gli In Flames (ancora senza un cantante titolare) mostrano un evoluzione impressionante, non solo nelle composizioni, sempre piuttosto complesse, ma anche nelle sonorita', con le chitarre che trovano un suono corposo, armonico, pieno di sfumature, accattivante ma allo stesso tempo aggressivo. Tutti e cinque i brani del dischetto sono assolutamente entusiasmanti, anche se la menzione d'onore va alla spettacolare "Stand Ablaze", IL brano degli In Flames, la canzone capace, a mio giudizio, di sintetizzare il meglio di una band e, forse, di un particolare stile musicale.

"Lunar Strain" e "Subterranean" sono, al pari di "The Gallery" dei Dark Tranquillity (che troverete recensito qui' attorno), veri capisaldi dell'ultima ondata svedese. Quasi obbligatorio porgere loro orecchio.

VOTO: 1/1
Lorenzo
INFO:
Anno: 1994 & 1995
Ristampa: 1999
Etichetta: Wrong Again Records
Durata: 36.48 e 21.41 minuti
Homepage: http://www.inflames.com/


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