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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
Agosto 2007

29 agosto 2007
COMMENTI

E alla fine, anche per quest'anno è giunto il momento di appendere il volante al chiodo, mettere via le cartine stradali, riguardare le foto fatte, e sorridere. E' stato un bel viaggio, ho visto posti incantevoli ed incontrato persone stupende. Veramente. Non pensate quindi che sia stato noioso o che abbia guidato tutto il tempo, visti i chilometri percorsi. Cioè, a volte magari anche, ma ricordatevi sempre che lo scopo di un viaggio non è per forza raggiungere la meta, ma a volte è proprio il viaggio stesso. E' vedere il paesaggio che cambia mentre la macchina cammina, ora lentamente, ora velocemente, e le ore scivolano via in un caleidoscopio di culture che sfumano via impalpabili, quasi eteree. E' non accorgersi del tempo che scorre mentre si ammirano scorci sempre diversi, e mai banali. E' tutto questo, e molto di più.
Vi sono poi dei piccoli riti che ciascuna persona segue durante un viaggio così personale e intimo: ad esempio, tutte le mattine, il primo compact disc che ascoltavo in macchina era sempre lo stesso. Mi ero preparato una raccolta con dei brani che ascoltavo appena mettevo in moto la macchina. In modo da avere in qualche modo una colonna sonora che avrei poi collegato mentalmente alla vacanza fatta. Un promemoria futuro. Ed in effetti, un consiglio che posso darvi è: portatevi tanta musica per il viaggio, soprattutto se le ore in macchina saranno tante. Posso dire di non aver mai messo due volte lo stesso cd, a parte la raccolta testè citata, ma stavo quasi per finire la scorta quando sono arrivato a casa. Quindi, abbondate. Abbondate. Abbondate. Sono poi sceso dalla macchina che avevo l'abbronzatura del camionista: se non sapete cosa sia, potete immaginare di guardarvi le braccia e scoprire che sono una più chiara ed una più scura. Tutta colpa del braccio sinistro, quasi perennemente fuori dal finestrino. Smettetela di sorridere. Spero che sparisca in fretta, perchè è abbastanza ridicola, in effetti.
E' stato bello guidare e guardare la cartina contemporaneamente, estraendo il cd dal raccoglitore e mangiando patatine da un raccoglitore mezzo aperto. Altro consiglio: tenetevi sempre qualcosa da sgranocchiare in macchina, perchè i morsi della fame vi possono raggiungere nel momento meno opportuno, e quindi è sempre meglio avere qualcosa per placare l'appetito. E magari, fate in modo che siano confezioni facilmente richiudibili, visto che devono stare sui sedili. E portatevi tanta acqua. Almeno sempre un paio di bottiglie piene, per ogni evenienza, fossero anche solo per lavarsi le mani o la faccia. State attenti all'uso del climatizzatore, perchè ad avere troppo fresco dentro la vettura e morire di caldo non appena si esce si rischia di star male. E ve lo dice uno che adesso ha il mal di gola, ma d'altra parte... oh, insomma, faceva caldo. E comunque adesso basta con i consigli, ciascuno sia libero di viversela come meglio crede. Posso solo dirvi che è bello prendersi qualche giorno di viaggio, anche in solitaria, e vedere posti che si è sempre sentiti solamente nominare ma non si ha mai avuto la fortuna di ammirare di persona. Si scoprono magie di luoghi impensabili. Vi si vorrebbe tornare proprio non appena li si è abbandonati.
Ma per questo, ci sarà sempre tempo nel prossimo viaggio. Chissà.

Negrita - Rotolando verso sud
Green Day - Holiday
My Chemical Romance - Famous last words
Ayreon - Day seven: hope
Alice Cooper - My god
Riccardo Zara - Devilman
30 Seconds To Mars - The kill
The Wishing Tree - Night of the hunter
Supermen Lovers - Starlight
The Corrs - Make you mine
The Gathering - Adrenaline
The Fire - Best of the world
Asia - Don't cry
Blink 182 - Girl at the rock show
Blind Guardian - Skalds and shadows
Bon Jovi - Runaway
Fabrizio De Andrè - Khorakhanè
Casket - An illusion
Ludovico Einaudi - Le onde
T.A.T.U. - Gomenasai

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28 agosto 2007
LA FINE

Oggi mi è toccato un risveglio più tranquillo dei precedenti, e ben più riposato. Vado a fare colazione e trovo un'altra ragazza alla reception, questa fermamente convinta che io sia già stato ospite dell'albergo. Fatico a convincerla che è la prima volta che passo da quelle parti. Curioso, tutto ciò. E un po' surreale, anche. Mi metto in viaggio in direzione di Como e successivamente verso Varese, nei cui dintorni riesco a perdermi per le scarse e confuse indicazioni sui cartelli stradali. Seguo per Sesto Calende, dove mi perdo nuovamente, e poi per Borgomanero dove imbocco senza più indugi la statale fino a Biella. Vado a nord per sbucare in Val D'Aosta, l'ultima regione non insulare che mi mancasse di visitare, e visito rapidamente il paesino di Bard con annessa roccaforte tutta arroccata sulla collina: una vera e propria gioia per gli occhi.
E' oramai ora di pranzo quando inizio la discesa verso sud, e una volta imboccata l'autostrada ricompaiono finalmente dei cartelli stradali con la scritta "Genova": devo confessare di essermi commosso un poco. Ok, parecchio. Esco all'altezza di Ovada per raggiungere il paesino di Visone, dove vado a salutare l'amica Raffaella. Visitiamo l'antica torre medievale del luogo e poi ci spostiamo verso Acqui Terme dove riesco ad ammirare, nonostante il caldo, il centro storico perfettamente in ordine e gli archi del vecchio acquedotto romano. O quel che ne resta, ovviamente. Mi rimetto quindi in viaggio ed esco a Genova Ovest: è con profonda emozione che inforco la sopraelevata, e mi ritrovo così davanti agli occhi quella Genova che mi ritrovo ad amare e di cui sento ogni giorno di più la mancanza, quando sono lontano. Ho un appuntamento in piazza Rossetti con Fulvio per un aperitivo abbastanza veloce, durante il quale ci scambiamo i pettegolezzi degli ultimi giorni: è bello finire la vacanza in una città in cui sono col cuore tutti i giorni, ma che non mi soffermo mai abbastanza ad ammirare. E scorrono così via le ultime ore di luce.
Arrivano le nove, e capisco che è giunta l'ora di porre fine al viaggio e tornare a casa. Così faccio, dopo i 450 km odierni. E così terminano questi 11 giorni di viaggio in giro per l'Italia, che mi hanno visto fare una sorta di giro panoramico per il contorno della penisola. Affascinante, ve lo consiglio vivamente. Ma adesso è ora di coricarmi, poichè il sonno e la stanchezza mi stanno chiamando all'unisono. Buonanotte, e tante di quelle cose non di circostanza che si dicono in questi casi.

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27 agosto 2007
L'AUSTRIACO E IL CAMMELLO

Mi sveglio rintronato e con un leggero mal di testa: sono i sintomi di una leggera indisposizione che mi trascinerò dietro per tutto il giorno. Mi accorgo con profondo disappunto che le pareti dell'albergo sono veramente fatte di carta velina, dal momento che riesco a sentire perfettamente tutto quello che succede al di là del muro, ed in corridoio. Scendo a far colazione, dopodichè mi dirigo alla reception ove vedo una ragazza che ieri sera non c'era. E anche piuttosto piacente.
Bitte?
Salve, vorrei pagare il conto...
Oh, scusi, l'avevo scambiata per un austriaco...

Sorrido di convenienza e saluto la proprietaria con cui avevo già scambiato due parole ieri. Parto per il passo di Mauria e proseguo fino a Cortina d'Ampezzo sulla statale 51, abbandonando quindi la Carnia. Procedendo lungo la strada vedo uno strano cartello con la coda dell'occchio. "Tornate dal saggio cammello". Devo avere le allucinazioni. Eppure non mi sento così male. Era un cartello normale, quadrato, con sfondo bianco. Scritta nera, credo. Mi rendo conto di averlo letto in fretta, ma... ok, facciamo che aspetto di vederne un altro prima di trarre conclusioni affrettate. Non sono pazzo. Passano dieci minuti di panico. "Tornate al dosaggio normale". E il cammello dov'è finito? Misteri. Non ne capisco ugualmente il significato, ma almeno so cosa vi era scritto. Peccato, la prima versione era più divertente. Libero dalle paranoie, devio quindi per Dobbiaco, poi mi dirigo verso Brunico in val Pusteria, Bressanone e infine Bolzano. Qui mi fermo a pranzare in un locale lungo la via. Caruccia la cameriera.
Bitte?
Salve, vorrei un panino..
Mi perdoni, mi era sembrato un austriaco...

Le concedo la mia presenza fino al caffè, che purtroppo non si rivela negli standard della sufficienza. peccato. Riparto e mi sposto quindi in direzione di Merano, e poi dritto in val Venosta verso il passo dello Stelvio. Mi inerpico lungo la strada, tornante dopo tornante (una quarantina, per dio), fino a giungere a 2760 metri sul livello del mare. Faceva più freddo che nelle Grotte di Frasassi: sulla vetta vi erano solo 11 gradi. Peccato che il tempo fosse nuvoloso, perchè non mi ha permesso di godere appieno del panorama. Ridiscendo in Valtellina (un'altra trentina piena di tornanti) e mi dirigo verso Sondrio, e poi abbraccio il lago di Como, sul lato sinistro. Lo costeggio praticamente tutto, con calma, ammirandone il paesaggio e soffermandomi di tanto in tanto. Sono nel frattempo giunte le 19 di sera, ed inizio quindi a cercare un posto dove passare la notte. Scarto l'ostello perchè nonostante volessero solo 15 euro a notte, avrei dovuto dormire in una camerata gigantesca e non ne avevo affatto voglia: piuttosto la tenda. Vedo quindi lungo la via un albergo con la scritta Giardino. Mi fermo. Il contachilometri parziale segna 500.
Bitte?
Ehm, salve, vorrei sapere se avete una camera singola per stanotte...
Oh accidenti, mi scusi, ma dall'aspetto l'ho confusa con un austriaco...

Mi rinfresco, mangio una pizza veloce e torno in camera. Inizio sinceramente ad odiare l'Austria... e le ragazze alle reception. Soprattutto quando sono carine.

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26 agosto 2007
LE ALPI

La sveglia suona inesorabile ancora una volta alle nove in punto, ma questa volta alzarsi è veramente dura. Oggi sarà una giornata di viaggio, e quindi mi immetto immediatamente sull'autostrada in direzione nord. Fino a Bologna incontro traffico variabile con improvvise code a tratti, e assisto in diretta ad un tamponamento a catena: per fortuna non era nella mia corsia, ma in quella a fianco. Ne esco quindi incolume, ma inquietato. Oltepassata Bologna il traffico svanisce, e supero quindi successivamente Venezia con facilità, raggiungendo Udine alle tre circa del pomeriggio. Qui incontro Silvia, un'amica che mi porta a fare il giro del centro storico e con la quale trascorro piacevolmente il pomeriggio. Parliamo e camminiamo a ruota libera, finchè la stanchezza non ci costringe a sederci in un bar per concederci qualcosa da bere. Di Udine devo dire che è splendida la visuale che si poteva godere dal castello, e le viette tutte lastricate di un centro storico forse non grandissimo ma decisamente ben tenuto. Diciamo quindi che per essere una città che fa anche provincia, la si potebbe definire benissimo un paese molto grosso. E con questo, devo ammettere con riluttanza ma il sorriso agli angoli della bocca che Silvia mi ha fatto il lavaggio del cervello. Ma non diteglielo, mi raccomando.
Poco dopo le sei ci salutiamo e mi rimetto in viaggio ancora verso nord, per uscire dall'autostrada poco dopo ed infilarmi sulla statale 52, in direzione Bolzano. Nel frattempo, le tenebre iniziano a calare ed è poco dopo aver superato Ampezzo che trovo l'albergo Posta dove passare la notte, proprio sotto le Dolomiti. Con 520 km sulle spalle. Una rapida cena e poi dritto in camera, poichè la stanchezza incombe ed il sonno si fa sentire con prepotenza. E' bello però essere tornato in piena montagna, e non una montagna di fattura appenninica. Questi sono i monti a cui sono più abituato, dalle guglie aguzze, la vegetazione lussureggiantemente verde alla base e spoglia in cima. Questi sono i monti a cui sono affezionato, anche se del lato destro dell'Italia. Queste sono le Alpi.

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25 agosto 2007
LUNA

Ultima giornata a Pesaro, che trascorre in modo rilassato come le precedenti. Sveglia oramai collaudata alle 9, e poi camminata fino al mare dove però stamattina riesco a dedicarmi al disegno di una decina di strisce umoristiche. Il tempo è finalmente tornato al bello, e l'ombra degli alberi mi impedisce di sciogliermi al sole in questa mattinata di relax che riesco a ritagliarmi tra madri che portano i propri figli a passeggio in passeggino e anziani che camminano scalzi sul prato lì a fianco. Mi infilo quindi in una trattoria/osteria tipica per pranzo, e poi ancora un rapido giro della città prima di tornare a riposarmi in albergo.
Alle 16.30 esco e mi dirigo verso il classico luogo dove si tiene il PesarHorrorFest, notando molta più gente per le strade. Un po' perchè è sabato. Un po' perchè in questi giorni c'è la Festa dell'Unità. Un po' perchè stanotte c'è la notte dell'arcobaleno, in pratica una notte bianca in cui ci sono spettacoli e musica fino all'alba. E' ancora presto, ma l'atmosfera si respira già tutta.
Incontro per caso Luna Lanzoni in un bar vicino al Cinema Sperimentale, e rimango immediatamente affascinato dal suo carattere da una parte aperto e gioviale, e dall'altra schivo e obliquo come la visuale di certi vicoli di Praga in orario notturno. Ci troviamo a parlare di questo e quello, insieme anche ad altri suoi amici dai medesimi gusti letterali, cinematografici e musicali, direi. Sembra quasi come ci conoscessimo da molto più tempo di quello che in realtà è. Ho scoperto in lei una persona semplice e disincantata allo stesso tempo. E poi quegli occhi. Quegli occhi. Ma nel frattempo è giunta l'ora della presentazione del libro "La vie en rose" di Alda Teodorani, seguita dai ragazzi che organizzano "Tentacoli", un festival di cinema indipendente, e da Chiara Palazzolo per il suo "Incubi". La cena si consuma a livello aperitivo in un locale lì vicino, in cui sono presenti anche Alda Teodorani e due figure femminili che penso siano parte della sua casa editrice. Ci raggiunge Manolo (spero di ricordare correttamente il nome, sono un disastro), uno degli organizzatori del festival, che ha accompagnato Jorg Buttgereit all'aereoporto. Scambio ancora parecchie parole con Luna, la cui voce oramai assocerò per uno scherzo del destino alla nenia di "chi l'ha vista morire?". Devo quindi confessare che sono rimasto affascinanto da quell'accento bolognese che fuoriusciva da ogni sua frase, come se fosse un incantesimo volto a stregare l'interesse dell'ignaro ascoltatore. Che poi, nel caso specifico, ero io.
Ci salutiamo in modo confuso con la speranza ed intenzione di rivederci più tardi, cosa che purtroppo non succede, ed io mi infilo al cinema per assistere ai due cortometraggi della serata. "L'occhio" di Angelo e Giuseppe Capasso, ispirato chiaramente a "Il cuore rivelatore" di Edgar Allan Poe, e "Un certain regard" di Mario Tani, forse più un corto noir che un horror vero e proprio. Subito dopo parte la proiezione di "Nympha" di Ivan Zuccon, inquietante vicenda ambientata tra le mura di un malsano convento, e poi "Beauty Full Beast" di Federico Sciascia, divertente commedia degli equivoci horror di cui non racconto niente ma vi dico: procuratevela e guardatela. Curioso il fatto che il regista fosse un ragazzo conosciuto il giorno precedente, prima dell'inizio delle proiezioni pomeridiane, e con il quale ci eravamo fatti fare un piccolo tour guidato all'interno del Cinema Sperimentale. E' già passata la mezzanotte quando ci spostiamo in palazzo Mazzolari-Mosca per la proiezione di "Maial zombie", che finirà praticamente alle due.
Sono letteralmente fuso. Riesco a salutare Manolo, a fargli ancora i complimenti per lo splendido festival che hanno messo in piedi, e mi dirigo verso l'albergo. Domani mi rimetterò in viaggio, alla volta di Udine. Buonanotte.

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24 agosto 2007
RIPOSO

Mi alzo effettivamente tardi, come mi ero promesso. Dopo una lauta colazione, mi dirigo verso il mare attraversando nuovamente il centro di Pesaro. Qui, all'ombra di un albero da cui continuavano a cadere insettini misconosciuti, mi accingo a leggere il libro "Rosso cupo" acquistato ieri. Lascio quindi che la narrazione entri in me, e mi isoli da tutto quello che mi circonda: mi trovo quindi direttamente proiettato nel 1500 tra streghe, borghi medievali, conventi e capitani della guardia. Le 100 e poco più pagine scivolano via leggere, quasi inconsapevoli, ed io lascio che la mia mente si riposi dopo le fatiche dei viaggi dei giorni precedenti. Effettivamente, oggi non ho intenzione di muovermi nemmeno di un metro, in macchina. Finisco la lettura che è da poco passato mezzogiorno, e vado quindi a cibarmi in una piadineria sotto l'abergo. Subito dopo, rientro in camera per riposarmi un poco in previsione delle successive ore di horror praticamente ininterrotto.
Nel pomeriggio assisto quindi a tre cortometraggi di Jorg Buttgereit, di quelli fatti in età giovanile tanto per capirsi. Segue un dibattito con l'autore in persona, presente in questi giorni di festival. E' il tipico tedesco alto, biondo e magro, dalla faccia buone e perfettamente sorridente, che parla velocemente e viene simultaneamente tradotto da un ragazzo al suo fianco. Cena veloce lì vicino, e poi ricominciano le visioni. Dapprima un cortometraggio abbastanza dubbio, "Elektra zen suite" di Alessandro Brucini, nel senso che la fotografia era splendida ma nell'insieme non mi ha affatto convinto, ma subito dopo è toccato a "La notte eterna del coniglio", di Valerio Boserman, angosciante storia in un futuro post-atomico molto ben congegnata e psicologicamente interessante. Piccola pausa di 5 minuti per rinfrescarsi, e poi ricominciano i corti di Jorg Buttgereit per finire con quello che viene considerato il suo capolavoro, nonchè primo lungometraggio di cui quest'anno cade anche il ventennale: "Nekromantik".
E' circa l'una quando tutto finisce, e lascio quindi il Cinema Sperimentale di Pesaro per fare ritorno in albergo, quest'oggi forse un po' meno stanco di ieri. Domani sarà il mio ultimo giorno al PesarHorrorFest, perchè da domenica ci si rimette in viaggio. Destinazione nord, presumo.

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23 agosto 2007
ORRORE

La differenza principale tra una vacanza all'estero ed una in Italia? Anzitutto la colazione. Restando sul suolo dell'amata patria non posso infatti farmi mancare un buon caffè o un cappuccino appena sveglio, lusso che ahimè non posso concedermi quando oltrepasso le Alpi. Ma torniamo al presente.
Mi alzo e saluto Recanati che ancora sta dormendo. Prendo le statali marchigiane e mi dirigo verso il mare, e poi a nord in direzione di Pesaro. Il traffico sempre maggiore mi costringe a prendere l'autostrada per timore di non arrivare mai più, ma anche pagando la situazione non migliora eccessivamente: è soltanto a mezzogiorno inoltrato che arrivo a Pesaro, dopo nemmeno 150 km di viaggio.
Sapevo che in questa settimana si tiene il PesarHorrorFest, festival di cinema e letteratura horror, e avevo già deciso di fermarmi a dare un'occhiata. Una volta letto il programma, capisco che devo fermarmi fino a sabato. Raggiungo non senza qualche difficoltà di orientamento la stazione centrale della città, e chiedo informazioni ad una barista che sembra uscita da un ufficio turistico da quanto è carina e informata: riesce infatti a snocciolarmi tutto il programma ed i luoghi del festival, nonchè le location anche in caso di pioggia. Evidentemente, le interessa. Trovo sistemazione per la notte in un alberghetto in centro, e poi inizio a farmi un giro per la città: il festival infatti inizia alle 17 e quindi ho qualche ora da far passare. Vago per il centro storico ancora mezzo chiuso, in cui si sta allestendo una festa di un qualche partito politico. Vi sono ovunque lavori per l'allestimento di stand e prove microfono che coprono l'intera area. Peccato soltanto per la pioggia, che cade senza soluzioni di continuità per tutto il tempo.
Alle cinque inizia finalmente il festival, ed assisto così alla presentazione di alcuni (6) cortometraggi horror, tra cui non posso non ricordare il carino "Duna Verde" di Andrea Zuliani e "La donna della toilette" di Alberto Viavattene, quest'ultimo veramente ironico e ben fatto. Promemoria mentale: chiedere agli organizzatori se è possibile averne una copia. Subito dopo è il turno di Anna Matteucci che presenta il suo libro "Rosso Cupo", di cui prendo addirittura due copie. D'accordo, una la intendo regalare al Rosso per il suo imminente compleanno, con tanto di dedica autografa dell'autrice. Poi ceno.
Di sera assisto ad altri 2 cortometraggi, di cui il secondo "Moebius" di Donatello della Pepa veramente bello. Una sorta di film nel film a visione ciclica. Tocca poi a "Il metodo Orfeo", film genovese di Filippo Sozzi, in cui trovo a farmi coinvolgere dalla vicenda in un modo che non mi capitava da parecchio tempo: il che, penso, vuol dire che il film è riuscito, almeno per me. E pensare che mi ero perso l'anteprima che avevano proiettato a Genova solo qualche settimana prima. Peccato. Infine è il turno di un cortometraggio giovanile di Jorg Buttgereit, antipasto per il suo successivo "Schramm": horror dalle tinte molto realistiche che sonda la psiche di un killer visto in prima persona, e non come capita nella maggior parte dei film hollywoodiani dal punto di vista dell'FBI o delle forze dell'ordine. Qualche scena era sufficientemente disgustosa, ma penso che l'aver mangiato poco mi abbia aiutato non poco nella visione.
E' da poco passata l'una quando finisce tutto, e con gli occhi che si stanno oramai chiudendo da soli e faticano quasi a mettere a fuoco, torno al mio albergo S. Marco. La sveglia, domani, non mi aspetta prima delle nove.

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22 agosto 2007
TURISMO DI MASSA

Mi sveglio alle due di notte senza più sonno. Accendo il computer e scopro che l'albergo è dotato di connessione wi-fi: ne approfitto quindi per leggere la posta e mettere online i resoconti dei primi quattro giorni di viaggio. Mi alzo poi in mattinata relativamente presto e mi dirigo verso Teramo, poi rasento Ascoli Piceno e volgo verso i Monti Sibillini. Mi inerpico lungo strade splendide e deserte fino a raggiungere la quota di oltre 1500 metri. Rimango affascinato dalla presenza di Piano Grande, un'enorme pianura che pare abbandonata e distesa tra i monti, perfettamente livellata, e quindi probabilmente il lascito a noi posteri di un ghiacciaio di qualche tempo fa. Giusto "qualche".
Abbandono i monti e passo vicino al paese di Norcia, saluto Camerino e sfioro Fabriano. Entro quindi in Genga, alla volta delle grotte di Frasassi. Splendide, niente da dire a riguardo. I paesaggi scavati nella roccia hanno qualcosa di extraterrestre, quasi. E l'illuminazione rende uniche quelle costruzioni che madre natura ci ha lasciato. La nota negativa? La gente. Dopo giorni passati a visitare luoghi abbastanza deserti o comunque non centri di migrazioni collettive, mi sono trovato catapultato in un enorme girone infernale popolato da famiglie urlanti e turisti giapponesi muniti ovviamente di macchine fotografiche. Odio questo genere di sensazioni. Si faceva quasi fatica a respirare, da quanta bolgia era presente.
E' per questo che a giro ultimato, sul tardo pomeriggio, decido che è giunta l'ora di purificarmi e decido di volgere verso Recanati, patria poetica di Giacomo Leopardi. Non che mi aspettassi di trovare il deserto di gente, ma sentivo la necessità di andare in una specie di oasi purificatrice. E Recanati, che ho sempre sentito nominare associata a colui che considero il miglior poeta italiano, è proprio ciò di cui ho bisogno. Giungo quindi in loco e trovo alloggio per la notte nel fulcro esatto del centro storico, presso l'hotel La Ginestra. Munitomi di mappa turistica della città, inizio quindi a vagare per quei posti che sono stati resi celebri dalle parole del poeta: vedo quindi la torre del "passero solitario" e la piazza del "sabato del villaggio", fino a finire su quel colle la cui siepe impediva lo sguardo al Leopardi. E' nel frattempo giunta l'ora di cena, e mi infilo all'Old Way, l'unico minuscolo e rustico ma accogliente pub presente nel centro storico di Recanati, che a dire il vero è anche abbastanza piccolo: stretto e lungo, lo si percorre in dieci minuti a piedi. Qui, tra una birra scura ed un hamburger ben cotto, scopro essere il punto di ritrovo dei giovani autoctoni, visto che il posto sembra essere disprezzato dai turisti di passaggio che preferiscono bar ben più allettanti in piazzette eccessivamente illuminate o altisonanti ristoranti dai prezzi esorbitanti. Ascolto accidentalmente i discorsi e mi sembra che siano un po' insofferenti alla massa che arriva ogni giorno, attirata da quel mito ancestrale che è Giacomo Leopardi. Mi sento un po' in colpa per questo, ma cerco di celare la mia identità. L'occasione vuole che la serata sia un'occasione per festeggiare il futuro matrimonio tra due di loro, e quindi il tono dei discorsi varia quasi immediatamente: capisco di essere di troppo ed esco per farmi l'ultimo giro per la città, illuminata per il mio sguardo solo da una pallida e smunta luna. Incantata luna.
Torno quindi in albergo, e lascio che i miei pensieri si rilassino su tutto quanto ho visto nella giornata di oggi: dalle bellezze che la natura ci ha lasciato, all'inutile migrare delle masse vacanzifere in posti sicuramente interessanti ma rovinati dal pressapochismo e dal fiume di presenze in piena. Soffermo la memoria sulla pace provata a Recanati, e socchiudo gli occhi. Oggi ho percorso soltanto 280 km, ma l'animo è stremato e soddisfatto. Chiudo gli occhi definitivamente.

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21 agosto 2007
IL SINDACO BURLONE

Esistono incontri che ti ribaltano il significato di un'intera giornata. Ad esempio. Sto vagando sul Gran Sasso, è già pomeriggio inoltrato, stanno anzi già calando le prime ombre della sera, quando a lato della strada vedo una ventina di posteggi a lisca di pesce. Non c'era niente, attorno, proprio niente. Il nulla. A parte un vecchietto, seduto su di un muretto a lato della strada. La tentazione è troppo forte, e devo fermarmi a chiedere. Accosto la macchina e scendo.
Scusi, ma a cosa servono questi parcheggi? Non ho visto cartelli con indicazioni turistiche, e non mi sembra che ci sia niente, così a occhio...
Ha ragione, sa. Questa è una storia che merita di essere raccontata.
Mi siedo sul muretto anche io.
Parecchi anni fa, in un paese qui vicino, gli abitanti si lamentavano che non vi fossero abbastanza posti per lasciare macchine e trattori vicino alle proprie dimore. Dopo l'ennesima riunione di paese, un comitato decise di andare dal sindaco e far sentire la loro voce. Il sindaco accettò le rimostranze e promise che avrebbe risolto il problema in men che non si dica. Nottetempo, fece predisporre i parcheggi esattamente sul confine dove finiva l'area comunale di sua competenza, esattamente dove noi siamo adesso. Una volta ultimati i lavori, la leggenda vuole che tornò alla taverna del paese e si ubriacò ridendo per tutta la notte. Quando i suoi concittadini lo raggiunsero, al sorgere del sole, stava ancora ridendo.
E poi cosa successe? Cosa ne è stato di lui?
Venne rieletto ancora per i due mandati successivi, finchè non venne investito da un camion una domenica mentre usciva da chiesa. Ma da allora, nessuno ha più chiesto un parcheggio oltre a questi che vedi. Che comunque nessuno usa.
Rimango senza parole.
E pensare che la mattinata era cominciata in maniera completamente diversa. Mi alzo prestissimo, sono ancora a Bari. Scambio due convenevoli con la ragazza alla reception, durante i quali scopro che si sta interessando al fatto che sto girando da solo poichè sono single. Affascinante. Il suo interesse, e in fondo anche lei. La saluto e mi dirigo verso Foggia, dove esco dall'autostrada e vado verso Manfredonia. Raggiungo il paese di Monte Sant'Angelo, arroccato sul mare con una sequenza di abitazioni tutte bianche che hanno la forma esatta delle casette del monopoli, e quindi mi catapulto all'interno per oltrepassare il Parco Nazionale del Gargano. Mentre la Puglia sopra Bari mi è sembrata abbastanza spoglia, questo promontorio è decisamente lussureggiante e verde. Molto verde. Bello. Faccio foto stupide nel bosco. Esco nei pressi di Rodi e costeggio la costa vicino ai laghi di Varano e Lesina. Riprendo quindi l'autostrada e mi dirigo verso Pescara, per poi uscire a Popoli e mettermi sulla statale in direzione di L'Aquila. La strada interrotta mi costringe ad una deviazione, e scopro così l'antico castello medievale di Capestrano. Faccio altre foto stupide. Riprendo quindi il cammino e arrivo a L'Aquila: faccio un breve giro in centro giusto per rendermi conto di come la città sia un insieme disomogeneo di salite e discese, anche pedonali, e lascio che i piedi mi conducano un po' dove vogliono loro per un'oretta. La città non mi comunica niente di particolare, e quindi risalgo in macchina.
Decido quindi che è giunta l'ora di puntare al Gran Sasso. Mi inerpico sulle pendici della montagna, lungo strade veramente splendide se confrontate a quelle dell'Aspromonte, ma forse un po' meno intriganti a livello di feeling che sento sulla pelle. Però sono tutte da guidare. Assolutamente. Arrivo all'osservatorio astronomico a quota 2130 metri e iniziano a cadere alcune sparute gocce di pioggia, che per fortuna restano isolate. Inizio la discesa e mi dirigo a nord, attraversando paesini minori tipo Ortolano, Cervaro, Cortino, Elce, e Fiume. All'altezza di Torricella Sicura, dopo aver percorso 680 km, trovo un ostello che mi ospita per la notte. Simpatico il gestore. Scopro che i proprietari organizzano anche escursioni a cavallo per il Gran Sasso, e ne prendo nota mentale per riferirlo all'Eleonora: il posto si chiama Monte Fanum.
Ripenso quindi al sindaco e alla storia che mi è stata raccontata. Che cosa potrei aggiungere? Niente. Proprio niente.

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20 agosto 2007
LA STRADA

Ci sono giorni in cui la meta scompare. Ci sono giorni in cui sai di essere in vacanza ma non importa dove vuoi andare. Quello che conta è come ci vuoi arrivare. Ci sono giorni in cui il solo viaggiare è il punto importante, è lo scopo da raggiungere. Asfalto che scorre via, ora lento, ora veloce, e si fonde con il cofano della macchina in maniera impercettibile, come se non esistesse una linea di demarcazione tra l'uno e l'altro. Giorni in cui i chilometri pesano meno. Ebbene, oggi è stato uno di quei giorni.
Mi sono alzato alle 9 e Mariapaola mi ha portato ad assaggiare un'ottima granita con panna nel miglior bar di Locri. E' inutile, prima o poi vi dovrò tornare, e penso sia meglio prima che poi. Comunque. Dopo aver salutato tutti sono salito in macchina che erano circa le 10.30, e ho imboccato la statale 106 verso nord. Dopo pochi chilometri mi sono lasciato rapire dai paesaggi, incantevoli con il mare a destra e le colline spoglie e brulle a sinistra. Ogni tanto compariva il fumo di un qualche piccolo incendio. Ogni tanto. Ho oltrepassato Soverato, Copanello, Catanzaro Marina, Le Castella e Crotone. Ho quindi proseguito verso Taranto, attraversando il breve lembo di Basilicata. Da Taranto mi sono quindi tenuto sempre sulla statale, e invece di puntare direttamente a Bari ho deviato per Martina Franca, poi Locorotondo (città del vino bianco a leggere i cartelli turistici), Fasano e Monopoli (che cittadina triste!). Infine Bari.
La Puglia mi ha subito regalato paesaggi pieni di trulli, questa costruzioni caratteristiche in pietra, dalla base cilindrica con la base inferiore più grande, e che finiscono a cono nella parte superiore. Ne ho visti a centinaia, ovunque. Abbandonati. In gruppi di quattro o più. Di dimensioni variabili. Colorati. Inglobati in abitazioni. Diventati negozi. Cementati. Lussureggianti. E seminascosti. Da qualunque parte io volgessi lo sguardo, ne spuntava fuori almeno uno. Affascinante.
Trulli a parte, il viaggio mi ha impegnato praticamente tutto il giorno, con un totale di circa 500 km e statali sempre diverse davanti ai miei occhi. Oggi mi sento stabco e non credo che uscirò stasera. Oggi, riposo. A domani, veglia. Chissà dove mi porterà la strada...

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19 agosto 2007
L'ASPROMONTE

Se dovessi scegliere due aggettivi per descrivere l'Aspromonte, penso che userei vario e affascinante. Vario perchè ho visto ogni tipo di vegetazione nei più di 200 km che vi ho percorso in mezza giornata, ed affascinante per il senso di stupore che mi ha lasciato addosso, come certe emozioni che fatichi a scrollarti di dosso o non vorresti mai farlo. La vegetazione è diversissima: vi sono ulivi, e poi contemporaneamente castani e abeti. Macchia mediterranea in basso e sottobosco inesistente man mano che si sale. I colori a volte sono quasi autunnali nonostante sia pieno agosto, e la luce che filtra tra gli alberi acceca durante il viaggio e assicura un tocco di magia al percorso che si sta intraprendendo. Ho attraversato svariate sagre di paese, osservato barbecue accesi in mezzo al bosco in zone autorizzate e non, e raggiunto il santuario di Polsi nel bel mezzo del niente. Ho toccato la punta più alta dell'Aspromonte a Montalto, che vanta 1955 metri sul livello del mare, e visto il monete Micheletta in onore di un vecchio compagno di scuola media e università. Ho offerto un passaggio ad alcuni viandandi affaticati, ricevendo una benedizione divina in cambio. Sono anche riuscito a perdere la strada più volte, e ho rischiato di fare una brutta fine se prendessi ad esempio i modelli di certi film dell'orrore. Immaginate la scena.
Arrivo in questo santuario, e scopro che la strada che mi ero prefisso di percorrere è sterrata, e quindi praticamente impraticabile. Chiedi indicazioni ad un villico dalla faccia strana (non era nè buona nè cattiva, ma leggermente deformata, con zigomi accentuati e un sorriso particolare... strana, insomma) il quale guarda la mia macchina e mi suggerisce di non andare oltre per la strada non asfaltata. Invece, mi suggerisce di prendere una scorciatoia che conosce solo lui e che non è segnata sulla cartine perchè è ad uso interno dei villici, e che mi avrebbe portato direttamente a destinazione. Memore di più di un film horror in cui scene del genere hanno portato i protagonisti a finire in balia di famiglie di psicopatici assetati di carne e sangue, ringrazio infinitamente il villico dalla faccia strana (che dopo il suo consiglio mi appariva ancora più strana) e decido di tornare sui miei passi, riuscendo a perdermi ancora di più sull'Aspromonte. Ma, alla fine del pomeriggio, sono finalmente riuscito a venirne fuori. Splendidi e degni di nota i cartelli stradali lungo la via che indicavano i lavori in corso: sarà che sono abituato a scritte del tipo "rallentare - lavori in corso", ma vedere "rallentare - lavoriamo" mi ha fatto sorridere per una mezz'ora buona. Questo prima e dopo aver incrociato mucche, buoi, capre, pecore, cavalli e maiali sparsi per le vie, queste tutte in stati disastrosi e pericolosissime ad guidare ad una velocità anche leggermente più veloce del limite consigliato.
E pensare che la mattinata era iniziata tranquilla, con l'ultimo saluto al Vesuvio da Pompei, e l'imbocco a Salerno della famigerata autostrada Salerno-Reggiocalabria di cui avevo sentito peste e corna. Invece, e credo che sarò l'unico italiano a pensarla così, io l'ho trovata gradevolissima. Splendido il paesaggio, a partire dai monti della bassa Campania, passando per il paesaggio della Basilicata fino al ritorno della visione del mare in Calabria. D'accordo, è piena di lavori in corso al punto che è pieno di gabinetti ecologici della Sebach, ma il fatto di non aver incontrato traffico me l'ha fatta godere proprio in pieno. Sono quindi uscito a Bagnara, nella bassa Calabria, e mi sono diretto verso l'Aspromonte. Nella cittadina di S.Eufemia mi sono fermato a fare un po' di spesa in un supermercato e comprare delle paste in un negozietto dove ho lasciato il cuore per la bellezza della commessa. Sono entrato che c'era un ragazzone, ma appena gli ho chiesto un vassoio di paste è sparito nel retrobottega e ha fatto uscire quella che io presumo fosse la sorella o la moglie. Spero la sorella, in effetti. Sorella, si. Una visione paradisiaca, che mi ha quindi preparato un vassoio del quale non ricordo praticamente niente, salvo due occhi fatati ed un sorriso ammaliante da sirena.
Mi sono quindi perso sull'Aspromonte, dal quale sono riuscito ad uscirne passando per Platì e finendo quindi a Locri, dove sono andato a salutare Mariapaola. Siamo passati da casa sua dove ho lasciato le valigie, visto che mi ha ospitato per la notte, e ho quindi salutato velocemente i genitori. Sono stato condotto a visitare la città storica di Gerace, dieci minuti nell'entroterra, veramente incantevole e arroccata su questa roccia da cui si vedeva tutta la costa. La particolarità di Gerace è la molteplice quantità di chiese in un paesino che conta solo poche centinaia di anime, e ne ho approfittato per prendere qualche liquore tipico del posto da portare poi ad amici e parenti. Tornati a Locri, siamo quindi andati a mangiarci un pizza in un lido sulla spiaggia, insieme ad amici di Mariapaola del luogo. La serata è infine terminata sulla passeggiata di Locri, parlottando e passeggiando, durante la quale sono stato presentato ad una quantità sempre crescente di ragazze (situazione invero affascinante) di cui ricordo pochissimi nomi (Lara, Erika, Mariangela, e poi viene il vuoto), ho imparato uno scioglilingua in dialetto (non so ancora pronunciare bene "cuttuni" ma giuro che ormai sputo mentre lo dico!) e assimilato parecchie informazioni sulla realta delle associazioni culturali locali, insieme a svariati aneddoti. Ho scoperto che la Salerno-Reggiocalabria è continuamente in stato di manutenzione per permettere ai viaggiatori di ammirare il panorama, ma la teoria non è stata molto convincente.
Alle due, stremato, mi sono infine coricato dopo una giornata carica di emozioni e circa 666 km sulle spalle.

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18 agosto 2007
IL NAPOLETANO

"Allora, dove pensi di andare quest'anno?"
"Verso sud".
E' con queste parole che è iniziato il mio giro estivo 2007. Sono partito in tarda mattinata da Rapallo, giusto il tempo di ultimare gli ultimi preparativi che non ho avuto modo di fare prima. In effetti, ho una vaga idea in testa di dove andare e cosa vedere, ma preferisco che sia il caso a farmi capire giorno per giorno che cosa valga o meno la pena di vedere, in dettaglio. Quindi, per ora, posso dire di stare semplicemente rotolando verso sud, come cantano i Negrita.
Ho incontrato un po' di rallentamenti fino a Lucca, dopodichè l'autostrada si è svuotata ed è diventata scorrevolissima. Poco dopo Firenze mi sono fermato a pranzare in un autogrill, e poi dritto fino a Roma. Il grande raccordo anulare non mi ha giocato brutti scherzi, memore forse delle brutte esperienze passate che risalgono all'estate del 1999. A Roma ho comunque abbandonato l'autostrada per continuare un po' in statale; fino a Latina devo dire che è stato come non uscirne affatto, visto che la superstrada a due corsie è una vera e propria pacchia. Ho quindi puntato a Terracina, e poi dritto verso il golfo di Gaeta. Splendido il mare, un vero e proprio specchio blu che invitata ammaliatore a immergervisi dentro, e lasciarsi trasportare via dalle sue onde. Un po' meno belle le strade, tutte disconnesse e con quintali e quintali di immondizia ai lati della carreggiata. I campi e le colline erano bruciacchiate qua e là, parzialmente vittime di incendi estivi presumo. Non faccio in tempo a formulare l'ipotesi che dallo specchietto retrovisore vedo un incendio proprio nella collina alle mie spalle.
Proseguo lentamente verso Napoli, e attraverso la città di Mondragona in quella che è stata una lunga e snervante agonia. Traffico congestionato, anarchia assoluta nelle strade da parte di pedoni, automobilisti e motociclisti.
E' oramai pomeriggio inoltrato quando arrivo finalmente a Napoli, e mi perdo tra le sue vie. Finisco in periferia, in sobborghi mezzi abbandonati e fatiscenti, ma non pericolosi, almeno a quanto mi sembra. Recupero la strada corretta senza chiedere indicazioni ma semplicemente utilizzando il Vesuvio come punto di riferimento, e quindi giro un po' per la città. Mi rendo conto quanto non sia vero che il napoletano è cattivo. Anzi. Il napoletano è socievolissimo. Ho visto venditori ambulanti alla fermata dell'autobus lanciare direttamente i propri fazzoletti sul cruscotto all'interno delle macchine, sopra il volante, e gli automobilisti che non li volevano non facevano altro che consegnarli al venditore quando scattava il verde: magari rallentavano un poco la circolazione, d'accordo, ma in fondo non era niente di grave. Ho visto una venditrice di cocco regalarne dei pezzi ad una macchina di turisti di Cuneo, penso dopo aver visto le loro facce distrutte e disadattate. Ho visto stormi di motorini con due passeggeri a bordo, e nessuno dei due era provvisto del casco. Ho visto passanti urlare qualcosa di inenarrabile agli automobilisti, come per condividere dei pensieri che altrimenti sarebbero rimasti inespressi, e ricevere risposte sempre più o meno garbate. Ho visto la splendida ed infinita passeggiata di Napoli, tutta lastricata anche per le macchine, con Castel dell'Ovo che spunta dal mare e Castel Capuano poco lontano. Ho visto le cittadine di Ercolano, Torre del Greco e Torre Annunziata che non si sa bene dove finisca una e dove inizi l'altra, un po' come quando a Genova si percorre Corso Europa e si cerca di capire dove finisca Quarto e dove inizi Quinto. Ho visto il Vesuvio, e del fumo attorno. Ho visto il mare.
Ed infine, dopo circa 750 chilometri e poco dopo le 20, ho trovato un alberghetto a Pompei dove mi sono fermato per la notte. A domani.

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