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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
18 Agosto 2007
IL NAPOLETANO

"Allora, dove pensi di andare quest'anno?"
"Verso sud".
E' con queste parole che è iniziato il mio giro estivo 2007. Sono partito in tarda mattinata da Rapallo, giusto il tempo di ultimare gli ultimi preparativi che non ho avuto modo di fare prima. In effetti, ho una vaga idea in testa di dove andare e cosa vedere, ma preferisco che sia il caso a farmi capire giorno per giorno che cosa valga o meno la pena di vedere, in dettaglio. Quindi, per ora, posso dire di stare semplicemente rotolando verso sud, come cantano i Negrita.
Ho incontrato un po' di rallentamenti fino a Lucca, dopodichè l'autostrada si è svuotata ed è diventata scorrevolissima. Poco dopo Firenze mi sono fermato a pranzare in un autogrill, e poi dritto fino a Roma. Il grande raccordo anulare non mi ha giocato brutti scherzi, memore forse delle brutte esperienze passate che risalgono all'estate del 1999. A Roma ho comunque abbandonato l'autostrada per continuare un po' in statale; fino a Latina devo dire che è stato come non uscirne affatto, visto che la superstrada a due corsie è una vera e propria pacchia. Ho quindi puntato a Terracina, e poi dritto verso il golfo di Gaeta. Splendido il mare, un vero e proprio specchio blu che invitata ammaliatore a immergervisi dentro, e lasciarsi trasportare via dalle sue onde. Un po' meno belle le strade, tutte disconnesse e con quintali e quintali di immondizia ai lati della carreggiata. I campi e le colline erano bruciacchiate qua e là, parzialmente vittime di incendi estivi presumo. Non faccio in tempo a formulare l'ipotesi che dallo specchietto retrovisore vedo un incendio proprio nella collina alle mie spalle.
Proseguo lentamente verso Napoli, e attraverso la città di Mondragona in quella che è stata una lunga e snervante agonia. Traffico congestionato, anarchia assoluta nelle strade da parte di pedoni, automobilisti e motociclisti.
E' oramai pomeriggio inoltrato quando arrivo finalmente a Napoli, e mi perdo tra le sue vie. Finisco in periferia, in sobborghi mezzi abbandonati e fatiscenti, ma non pericolosi, almeno a quanto mi sembra. Recupero la strada corretta senza chiedere indicazioni ma semplicemente utilizzando il Vesuvio come punto di riferimento, e quindi giro un po' per la città. Mi rendo conto quanto non sia vero che il napoletano è cattivo. Anzi. Il napoletano è socievolissimo. Ho visto venditori ambulanti alla fermata dell'autobus lanciare direttamente i propri fazzoletti sul cruscotto all'interno delle macchine, sopra il volante, e gli automobilisti che non li volevano non facevano altro che consegnarli al venditore quando scattava il verde: magari rallentavano un poco la circolazione, d'accordo, ma in fondo non era niente di grave. Ho visto una venditrice di cocco regalarne dei pezzi ad una macchina di turisti di Cuneo, penso dopo aver visto le loro facce distrutte e disadattate. Ho visto stormi di motorini con due passeggeri a bordo, e nessuno dei due era provvisto del casco. Ho visto passanti urlare qualcosa di inenarrabile agli automobilisti, come per condividere dei pensieri che altrimenti sarebbero rimasti inespressi, e ricevere risposte sempre più o meno garbate. Ho visto la splendida ed infinita passeggiata di Napoli, tutta lastricata anche per le macchine, con Castel dell'Ovo che spunta dal mare e Castel Capuano poco lontano. Ho visto le cittadine di Ercolano, Torre del Greco e Torre Annunziata che non si sa bene dove finisca una e dove inizi l'altra, un po' come quando a Genova si percorre Corso Europa e si cerca di capire dove finisca Quarto e dove inizi Quinto. Ho visto il Vesuvio, e del fumo attorno. Ho visto il mare.
Ed infine, dopo circa 750 chilometri e poco dopo le 20, ho trovato un alberghetto a Pompei dove mi sono fermato per la notte. A domani.

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