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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
2 Aprile 2008
NOTTE

Tutto buio intorno. La strada corre.
Il bianco della striscia sull'asfalto è come un faro per mantenere la rotta, nonostante gli occhi stiano iniziando a chiudersi. Gli alberi sembrano sparuti e spauriti fantasmi, lanciati a manciate da qualche dio lungo quel percorso a guardia di chissà cosa. Gli alberi ondeggiano sotto un vento invisibile che li fa danzare nelle ombre della notte, quelle stesse ombre che rendono oscuro anche il buio più nero. Gli alberi sorridono al passaggio della macchina, e incoraggiano la sua corsa in quella direzione ignota e misteriosa. Attorno, tutto attorno, la campagna si perde a vista d'occhio, per chissà quanti metri. L'oscurità nasconde e rende immateriale anche una piccola distanza che di giorno sembrerebbe irrisoria. L'oscurità rende infinito anche un cammino di poche centinaia di metri, al punto che non esiste più una sola certezza ad assicurarmi che la direzione sia quella corretta.
La strada corre.
Una musica, in sottofondo, risuona e rimbalza per le tenui pareti del veicolo. Note che si accalcano all'interno della mia testa e assumono accordi strani quando entrano in contatto con il volante, con un sedile, con i tappetini. Note e ritmi che mi sembrano conosciuti ma che svaniscono nei pensieri di un "chissà quando le avrò già sentite, chissà quando le potrò riascoltare". Una canzone che rievoca tempi remoti, poi una canzone sconosciuta, poi altri tempi remoti. Canzoni che sembrano un eterno ripasso delle coniugazioni temporali, tanto si spostano avanti ed indietro nella linea temporale, perfette ed imperfette nella loro succesione. Più che perfette a sentirle tutte insieme, ma passate oramai nei recessi della mia mente.
La strada corre.
Abbasso il finestrino, e vengo assalito da un folle soffio di passione atmosferica, che cerca affannosamente di spargere disordinatamente tutti i fogli che ho in macchina. Li fermo con una mano, mentre con l'altra continuo a sorreggere fermamente il volante tremante. Guardo fuori dal finestrino, e sento finalmente in modo distinto tutti i rumori che fino a poco prima erano coperti dalla musica. Dalla mia musica. Sento il rumore chelle vetture che avanzano in direzione ostinata e contraria. Sento il cigolio di una saracinesca che viene abbassata al termine di una faticosa giornata di lavoro. Sento la risata di una ragazza in lontananza, che si allontana sempre di più, come un'oasi di serenità destinata a scomparire in un breve soffio di tempo. Sento il rumore del mio cuore battere sempre più forte. Un po' per il freddo, un po' no.
La strada continua a correre.
L'asfalto è buio, di notte. L'asfalto è scuro e potrebbe benissimo essere un manto di nera pece, che tanto non si noterebbe la differenza. Ogni tanto vi sono dei punti bianchi luminosi che lo differenziano dalla pece, altrimenti non riuscirei proprio a dire di essere su di un lembo di strada. Ed è quella la vera differenza. Il mio pensiero va quindi alle stelle, all'intero firmamento sospeso in cielo. Ho come l'impressione di guidare in una corsia preferenziale dell'universo, con i pianeti che mi sfrecciano accanto e quei piccoli bagliori, quelle piccole stelle, che sorreggono il mio pesante cammino ad ogni metro che percorro. Ho come l'impressione che le comete al mio fianco mi stiano indicando direzione e verso, e io non sia per niente disperso in quel nulla oscuro che in realtà è solo la campagna bergamasca.
La strada corre.
Sorrido sui rumori che mi sta regalando la notte in questa calda e strana giornata primaverile. Sorrido e continuo a guardare quella strada che, davanti a me, sembra avere intenzione di non fermarsi mai. Sembra avere intenzione di portarmi a scoprire meraviglie, per il solo gusto di dipingermi sul volto un'espressione sempre più stupefatta, sempre più serena. Una strada che conduce al più remoto angolo della galassia. Una strada che conduce all'eternità. Una strada che conduce a casa. Dove forse sto andando, dove forse sono già arrivato. Perchè la mia casa forse è proprio qui, su questa strada, in questa notte. La mia casa forse è proprio la strada. Che corre. Che continua a correre. Sempre.
Tutto buio intorno.

[Commento lasciato da fz il 5 Aprile 2008, 08.08]
la claostrofobia va combattuta anche con la strada

[Commento lasciato da fz il 5 Aprile 2008, 08.14]
notte ..... DOORS ....... aria che corre .....

[Commento lasciato da Pazuzu il 5 Aprile 2008, 09.45]
L'unica claustrofobia che penso di patire è quella emotiva.
C'è del vero in quello che dici.
Ma non ho mai digerito i Doors, mi spiace... ^_^

[Commento lasciato da fz il 7 Aprile 2008, 09.19]
anche io digerisco poco i doors ma alcune cose passano dalla trama del mio filtro forse un Waits aiuta maggiormente ad attraversare la notte

[Commento lasciato da Pazuzu il 9 Aprile 2008, 11.48]
La miglior musica per attraversare la notte, forse, è proprio il silenzio. Lasciarsi avvolgere da ogni più piccolo sussurro del cielo, da ogni bisbiglio delle tenebre. Lasciarsi abbracciare dal caldo e dal freddo contemporaneamente, e ballare sulle note che scaturiscono dai brividi di piacere che ci sconvolgono tutti. In silenzio. Ma ascoltando il grido che ci proviene da dentro, quell'urlo dimesso che troppo spesso abbandoniamo in un angolo del nostro cuore.
Questa, secondo me, è la miglior musica per attraversare la notte.

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