Per un album che colpisce la scena musicale come "Into the electric castle"
si aprono orizzonti vastissimi davanti agli occhi (orecchie?) degli
ascoltatori, e rimane svelato materiale piu' vecchio e dello stesso autore
che non si puo' pensare sia qualitativamente inferiore. E non lo e'.
Secondo episodio della saga Ayreon ("Into the electric castle" e' il terzo;
"The final experiment", il primo, prossimamente su questi schermi), Actual
Fantasy lascia di sasso immediatamente: se nell'andare da un punto A
(mettiamo: il rock/metal, soprattutto '70/'80 e la psichedelia) a un punto
C (proprio il sopra-citato e mio punto di riferimento "Into t.e.c.", vi
rimando alla rece) distante abbastanza da A, con tanto di elettronica,
sitar, etc etc si puo' pensare che uno passi per un qualche punto B che sta
li' in mezzo da qualche parte, beh, in questo caso l'evoluzione del pensiero
e dei sentimenti delle persone, in questa analisi cosi' asettica, ci frega
completamente: Actual Fantasy va ben oltre le vie di mezzo, e tutto sommato
anche oltre i paragoni abbozzati da alcuni con Pink Floyd e psichedelia, e
con una specie di timidezza e umilta', con toni pacati e ovattati parla di
realta' e fantasia, di ieri e di domani, di battaglie combattute sui campi e
nella mente delle persone, andando oltre, appunto, ma esprimendo emozioni
sempre in modo diretto; e le modalita' di tutto cio' sono completamente
diverse sia da quel che lo precede (punto A) sia da quello che l'ha seguito
(punto C), per l'ampio uso "riflessivo" di elettronica, filtri per le voci,
cori, che rendono il prodotto finale non arrembante come un disco '80s e
non eclettico come l'album ad esso successivo.
Tenuto insieme da un vago concept comune ("Fantasy") che lega i vari brani,
l'album e' in realta' reso un tutt'uno granitico da
melodia+arrangiamento+atmosfera, mai uguali o scontati ma sempre
riconoscibili come AyreonTM, e in particolar modo Actual FantasyTM.
Con una specie di invito alla vista interiore nella prima traccia, il cd
vero e proprio parte con i toni prima smorzati e poi via via coinvolgenti
di "The Abbey Synn" (che se non ho capito male e' legato al concept de "Il
nome della rosa"), oscura e cadenzata; si prosegue con "The stranger from
within", "Computer eyes", "Beyond the last horizon", "Farside of the
world", tutti pezzi in cui melodia e testi dalle tematiche e situazioni
fresche si alternano a passaggi piu' prettamente progressive e hard
rock/metal, il tutto calato in un tappeto sonoro ipnotico che sembra
scaturire dal profondo della vostra psiche.
Un razzo spaziale in decollo apre "Back on the planet earth", uno dei brani
piu' pesanti dell'album, dalle orchestrazioni sempre molto cadenzate e
coinvolgenti, che affiancano e seguono il protagonista nel suo vaggio verso
il pianeta di origine dei suoi avi, li' dove essi hanno dimenticato bene,
male, gioia e tristezza, attratto istintivamente in questa spedizione nel
passato di qualcun altro. Chiude "Forevermore", inno intimista alla
fantasia che esiste in ognuno, e, nella versione che ho io, le 2 bonus
tracks "The dawn of man" e la versione ridotta come singolo di "The
stranger from within".
Fantastica prova di tutto lo pseudo-gruppo Ayreon, i cantanti, Robert
Soeterboek, Edward Reekers e Okkie Huysdens in particolare, e del grande
Lukassen, sempre piu' propriamente uno dei pochi che riesce a dire qualcosa
di nuovo in quel po' di musica che mi capita di ascoltare.
Buon viaggio verso la vostra mente.