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28 Luglio 2008
SESSO
Il vestito cade finalmente per terra. Ora il corpo è perfettamente nudo.
I due amanti si studiano per un istante, e l'istante successivo sono già sul letto come se stessero aspettando quell'attimo da mille anni, e come se fossero nati per essere lì, in quel giorno, in quel preciso momento. Nati per amarsi. Venuti al mondo per unirsi. Due anime che si muovono a ritmi divini, guidate dalla musica della natura che ha condotto queste danze fin dal primo giorno in cui la terra stessa vide la luce. Due corpi che si stringono e sudano, stridenti e ansimanti, godendo appieno delle potenzialità di ogni loro gesto e con la passione incarnata in carezze di lussuria e innocente piacere. Il respiro si fa poco per volta più roco, i visi sussurrano segreti che non possono uscire dal buio di quella sera, sopra quel letto che altro non è che il palco di una vita intera. Il respiro si fa poco per volta più pieno, sempre più profondo, al punto che sembra voler penetrare gli abissi stessi della notte. I corpi gridano tutto il loro piacere, agitandosi e contorcendosi sempre di più, al ritmo di un battito interno che diventa sempre più pressante, sempre più veloce, fino all'apice di quell'orgasmo che squarcia il silenzio e grida tutta la sua voglia di essere presente. Di essere vivo. Di essere la vita medesima, reincarnatasi in quel giorno, in quel preciso momento, su quel palco bianco ma colmo di infiniti colori che al centro ha un insieme di corpi che suonano al ritmo fisico dell'esistenza.
Esistono momenti che restano inevitabilemte legati alla nostra memoria, per sempre. Ci sono istanti della nostra vita che non dimenticheremo mai, e mai vorremo farlo. La prima volta che siamo caduti dalla bicicletta, in quel luminoso pomeriggio d'aprile. Il giorno in cui scoprimmo il piacere di adagiare il palato su una coppa di gelato al gusto di pistacchio. Il primo bacio concesso quasi con paura, che ci ha aperto le porte ad un sotterraneo di assoluti e inconfessati piaceri carnali. E talvolta, esistono esperienze che riescono ad essere ricondotte in maniera quasi magica ad uno di questi momenti, a qualcuna di queste sensazioni, a tutte le nostre esperienze. Talvolta, capita di assistere ad un concerto che ci ricorda tutta la fisicità di una notte d'amore con la persona amata.
Un rapporto istintivo, sanguigno, che talvolta espone delle piccole punte di inesperienze e di imbarazzo verso il proprio corpo, come nel caso dei Passover. Un rapporto carnale, intenso, colmo di aspettative soddisfatte e sogni perversi finalmente esauditi, come quando tocca ai Gandhi's Gunn. Un rapporto esperto, a volte con punte di nostalgica amarezza ma sempre pronto alla gioia del momento, come dimostrano i Dome la Muerte & the Diggers.
Tre gruppi, un'unica passione. La musica. Una musica fisica, una musica sudata, una musica che è un continuo godere del rapporto tra musicista e strumento, un piacere impiacentito che trascende la melodia stessa, e si lega in modo indissolubile ad un parco che ha fatto da teatro a questa gioia per gli occhi, a questa estasi per le orecchie. Il corpo trasale, e rimane scosso da brividi di ricordi sopiti ma mai addormentati. Il corpo freme, sotto queste note. E la memoria torna a quel palco dalle lenzuola bianche, quando i corpi si accordarono e diedero il via a quella eterna sinfonia di passione. Dopo di loro, solo il silenzio.
Il vestito cade nuovamente per terra. Il corpo è ancora, lì, perfettamente nudo.
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