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14 Agosto 2006
ESTATE 2006 - GIORNO 3
Mi sono svegliato alle cinque e mezza del mattino, con le ossa doloranti. Esattamente, perché ieri sera dopo aver ammirato il tramonto sul mare, ho deciso che mi sarei rimesso in viaggio finchè non sarei stato stanco, e poi avrei dormito dove capita. Vale a dire, nel sacco a pelo dentro la macchina. Mi sono quindi lasciato tra le braccia di Morfeo in un punto imprecisato sopra Maastricht, ma dopo Eindhoven, dove sono quasi riuscito a perdermi per essere uscito erroneamente dall’autostrada.
Mi sono svegliato alle cinque e mezza, dicevo, e dopo essermi rimesso un po’ a posto sono partito alla volta della Francia. La mia intenzione era di non stancarmi troppo, e di appisolarmi in un prato durante il pomeriggio. Ahimè, i fatti mi daranno torto, ma i buoni propositi c’erano tutti.
Del Belgio posso dire ben poco. L’ho attraversato ad un’ora presta ed era tutto coperto dalla nebbia. Più di 200 chilometri, dico. Tutta nebbia. Se me lo avessero detto, non ci avrei creduto. Il Lussemburgo subito sotto, invece, poco meglio. È quindi con grande gioia che ho varcato la frontiera e sono finito in Francia.
Sono uscito a Metz per prelevare dal Bancomat, quanto basta per vedere il bel centro storico e sgommare subito via alla volta di Strasbourg, utilizzando la strada statale. Splendida, devo dire. La statale. Ma anche Strasbourg. La cattedrale è veramente imponente, e vi sono arrivato a mezzogiorno preciso per cui c’erano anche le campane che suonavano. Il centro storico è proprio bellino, con una ottima statua di Nostradamus in una piazza, ma alla fine vi sono rimasto poco perché la meta del giorno era un’altra. Quanto basta per prendere qualche souvenir, e guardare la ricostruzione di un organo che fu suonato da Mozart in quella stessa cattedrale ed un gigantesco orologio astronomico.
La meta, dicevo era differente. Ebbene si. Oggi ho deciso che sarebbe stata la giornata della Foresta Nera. Da Strasbourg ho quindi sconfinato per l’ennesima volta in Germania, e ho puntato a Offenburg. Da lì ho disdegnato ogni autostrada degna di questo nome, e mi sono addentrato nella Foresta con le stradine più piccole che mi venivano in mente. Ho attraversato Gengenbach con la statale 33, poi mi sono spostato verso Hausach sulla 294, e ancora verso Schramberg, Dunningen e Rottweil con la 462. Da lì mi sono spostato sulla 14 scendendo verso Tuttlingen e Stockach. Ho poi seguito la 31 fino a Lindau, dove mi sono immesso sulla 12 attraversando Isny e finendo a Kempten, dove ho iniziato al discesa verso Fussen. Lungo la strada, mi sono finalmente fermato in un hotel dove sto scrivendo queste poche righe prima di andare a crollare dal sonno.
Sono stato didascalico in questa scrittura perché ci tenevo a tenere traccia degli spostamenti che ho fatto nell’arco della giornata, anche per memoria futura. In effetti, è facile sbagliare strada tra tutte quelle che ci sono dalle parti della Foresta Nera, e se mai dovessi tornarci almeno potrei sapere che una certa strada l’ho già fatta. Ho fatto delle splendide foto in mezzo agli alberi, che non vedo l’ora di rivedere con calma.
In albergo, invece, dopo aver cenato ed essermi sanamente sfamato con un piatto tipico del luogo, o almeno così mi hanno fatto credere, era bovinamente buono, ho intravisto un pianoforte. Neanche a dirlo, ho schiacciato i tasti per una buona mezz’ora con solo una vecchina tedesca ad ascoltarmi, che quando ho smesso mi ha sorriso. Non ho capito se per piacere o per dovere. Ma fa lo stesso.
Adesso smetto veramente di scrivere perché sto crollando dal sonno, e non vedo l’ora di chiudere occhio. Sicuramente non farò fatica ad addormentarmi.
Ah, una cosa da ricordare per i prossimi viaggi: portarsi un adattatore per la presa del portatile. Molte prese sono senza la terra centrale, oppure schuko. Questo nuovo HP che ha una presa standard italiana sta andando avanti a batteria da tre giorni, e forse è anche per questo che alcune frasi potrebbero sembrare scritte in fretta. Lo sono.
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