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11 Agosto 2006
ESTATE 2006 - GIORNO 0
È iniziata oggi la mia vacanza estiva. E finirà tra quattro giorni.
Dopo l’ennesima settimana lavorativa a Brembate, in provincia di Bergamo, oggi allo scoccare della fatidica campana di fine giornata sono salito in macchina e ho fatto rotta verso nord. Invece di tornare verso Genova, e ritrovarmi come tutti i venerdì sera a pascolare per i vicoli del centro storico, ho deciso di sfruttare questi pochi giorni di mezz’estate per fuggire via dalla vita quotidiana e dedicarmi ad un eremitaggio vagabondo, una specie di ricerca del senso della vita condensata in poche ore e minuscoli attimi di intense esperienze.
In effetti, potrei dire di essere alla ricerca di un albero, che vidi tre anni or sono mentre con Mirko attraversavo la Svizzera alla volta della Germania, per poi approdare in Danimarca e da lì girare mezza Europa. Potrei dire di essere alla ricerca di quella visione che ricordo ancora benissimo oggi come se mi si fosse parata davanti agli occhi solo poche ore fa, ma all’epoca non ebbi la prontezza di riflessi di scattare una fotografia, di dedicarle qualche attenzione di più che non sia stata una misera parola su di un diario sgualcito ed un fotogramma mentale che ho paura che tra poco inizi a sbiadire. Potrei dire che è per questo che mi sono messo in viaggio. Ed in buona parte, direi esattamente la verità.
Ma è anche, e soprattutto, il bisogno di staccare la spina dopo mesi di giornate intense passate al lavoro senza quasi nemmeno una giornata di riposo. E quindi, finalmente, eccomi qui. Ho varcato il confine svizzero sopra Como poco dopo le 19, e ho continuato verso Lugano. Subito dopo la frontiera, varcata senza problemi con la solita guardia che quasi nemmeno mi ha guardato in volto, mi sono fermato a fare il pieno di gasolio e comperarmi un paio di tramezzini per smorzare l’appetito, trangugiati dopo nemmeno un’ora in men che non si dica mentre attraversavo Paradiso, una frazione subito prima di Lugano. Ho visto la punta sud del Lago di Como, e costeggiato per un bel pezzo il Lago di Lugano. La rotta mi sta portando al Passo di San Bernardino, la stessa strada che seguii tre anni fa, e quindi ho raggiunto e superato Bellinzona. Da lì in poi, il paesaggio ha iniziato a farsi montano, e la stanchezza mi ha indotto ad iniziare a cercare un riparo per la notte. Sono munito anche di sacco a pelo in caso di estrema necessità, ma spero di non doverlo usare fino alla fine. Un letto è pur sempre un letto. Alle 20.50, dopo essermi fermato vanamente davanti ad una scritta “zimmer” dalle parti di un paesello che se la memoria non mi inganna era Cama, ho trovato un Motel lungo la strada gestito da una signora simpatica e affabile, che ha cercato di comunicare con me per tutto il tempo in un italiano tanto stentato quanto perfetto. Ho cenato a base di panino al salame e cetrioli accompagnato da una ottima birra locale, e finalmente mi sono diretto verso la camera, dove adesso sto scrivendo queste poche misere frasi che mi accompagneranno e aiuteranno la memoria a ricordare negli anni a venire. È splendido il laghetto in miniatura proprio sotto il motel, ed i monti tutti attorno lasciano indugiare i pensieri a memorie che riportano alla gioventù, quando passavo le estati in montagna con tutta la famiglia ed eravamo soliti vagabondare per i monti alla scoperta di nuovi orizzonti con cui riempirci gli occhi.
Ritorno alla realtà. La colazione domani mattina è dalle 8.30 alle 9.30, e conto di arrivare più che puntuale. Bagni in comune permettendo, ovviamente. In camera infatti c’è solamente un piccolo lavandino, mentre per farmi la doccia o andare ad espletare i bisogni corporali dovrò uscire dalla stanza e affrontare un lungo corridoio. In realtà, poi, la stanza della doccia ed il bagno sono praticamente di fronte alla mia stanza, per cui è quasi come se li avessi sempre a disposizione. Code permettendo, ovviamente.
Okay, adesso lascio le ore che seguiranno al riposo più assoluto, e dopo aver dato una rapida occhiata alla cartina per il primo tragitto di domani, spengo il cervello già abbastanza stanco e oramai esausto di guardare un monitor anche solo per scrivere questi ultimi ricordi e pensieri serali. A domani, compagni di letture.
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