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20 Luglio 2009
FESTIVAL DELLE PERIFERIE
Quando a Genova torna a picchiare il caldo, la citta' sembra svegliarsi dal torpore che la caratterizza d'inverno, e assiste allo sbocciare un po' ovunque di piccole manifestazioni musicali: sono i festival estivi. Festival che donano respiro ad un capoluogo sempre piu' silenzioso, ad una citta' sempre piu' dimenticata dai pentagrammi musicali. Festival che possono essere piccoli e sparire nel giro di una marea, oppure diventare una sicurezza nel panorama ligure, esattamente come accade per il Festival delle Periferie, che anche quest'estate torna nello splendido parco di Villa Rossi a Sestri Ponente.
Le recensioni delle serate avverranno in diretta da sotto il palco, minuto dopo minuto, canzone dopo canzone. Pertanto: restate sintonizzati! E se per qualche motivo non sarete riusciti ad essere qui con noi, sara' nostro compito e nostro piacere il rendervi partecipi ugualmente.
VENERDI' 17 LUGLIO
Ore 20:51. Grigio il cielo, con gli uccelli che volano basso e il vento che spira verso i monti. Grigio il cielo, ma nonostante il tempo minaccioso, i concerti stanno per prendere il via.
Ore 21:15. I Palconudo salgono sul palco e riescono a malapena a iniziare la prima canzone che la pioggia riprende a farsi viva, interrompendo l'esibizione. E' un peccato, perche' la comparsa di una seconda voce maschile era arrivata ad impreziosire il sound sognante del gruppo.
Ore 21:37. Smessa le gocce, il concerto e' ricominciato e per fortuna i Palconudo sono riusciti a esprimere tutta la loro arte, anche se i brani sono stati fin troppo pochi. Belle le sonorita' nufolk, impreziosite da un flauto e da una fisarmonica che vanno a riempire gli spazi lasciati vuoti [vuoti?] dai classici strumenti rock. Il contributo della seconda voce, maschile, ha donato uno spessore gradevole che ha fatto danzare il pubblico presente, ancora troppo poco per il timore di bagnarsi.
Ore 21:48. Di passaggio, per il plauso perche': L8 e' ancora: il corpo nudo della Musica!
Ore 21:55. I Kl.Audio prendono possesso del palco e iniziano la loro proposta di rock altenativo, con un cantante fuori dalle righe al punto giusto [con un paio di scarpe verdi inguardabili] per catturare gli sguardi di tutti i presenti. le canzoni si susseguono piacevolmente, cadenzate e incalzanti, trascinando l'atmosfera che si sta scurendo.Il pubblico comincia ad affluire, e si ferma ad ascoltare curioso.
Ore 22:34. I The Gosh sono sotto le luci, e dominano il palco con il loro indie rock ballabile e variegato di mille suoni e colori, in pieno regime di quello che e' la serata. Li ricordavamo molto piu' oscuri, ma l'evoluzione che il gruppo ha subito e' qualcosa di affascinante e ipnotizzante. Degne di nota le parti di basso, che accompagnano le note che si susseguono, e dipingono la tela di variegate pulsioni musicali che si incastrano nel vento che ogni tanto soffia sui presenti.
Le sonorita' in pieni anni '80 hanno colmato ogni respiro, e cedono infine il posto a...
Ore 22:54. ...gli Esmen. Gruppo nato da un progetto solista [voce + chitarra] si e' evoluto nel tempo fino a giungere all'attuale sound rock intimo e dalle influenze pop che sfiora il velluto opaco delle emozioni sussurate ma mai espresse che trasudano sfumate da tutte le anime raccolte sotto il palco.La voce prosegue con il suo lamento armonico, accompagnato da musicisti preparati e senza traccia di incertezze. Atmosfere sognanti e che trasudano tristezza, come se una pioggia [ma non va detto a voce alta, stasera] cadesse dal cielo e coprisse tutti i presenti.
Ore 23:47. Gli En Roco prendono possesso del palco delle periferie e il loro pop/rock spicca il volo per adagiarsi nella poesia delle certezze di coloro che restano, di coloro che resistono, di coloro che respirano. Ballate acustiche sotto gli applausi conditi da arpeggi di chitarra che continuano a far sognare nonostante arrangiamenti quadrati che concedono poco spazio all'immaginazione estemporanea.Servirebbe un cavatappi per condire degnamente un applauso che prosegue nel tempo sotto il respiro affannoso di una zanzara che scivola via nel tempo che non tornera', per chi si e' perso la serata. Vergogna, in ogni caso. Ma domani potrete rifarvi. Sappiatelo. Forse non ci saranno ancora gli En Roco, ma il vostro ventre sapra' colmarsi ancora di note che non dimenticherete facilmente.
Villa Rossi vi aspetta...
SABATO 18 LUGLIO
Azzurro, il cielo ci guarda benevolo stasera. Nonostante nella notte sia caduta una bufera che ha spazzato via tutti i tendoni del festival, rischiando di far saltare tutto, la quiete e la pace che regna adesso e' sovrana. Azzurro, come cantava Paolo Conte. Azzurro, come il monopattino di una bambina che si e' fermata ad ammirare la tigre che e' sdraiata sul nostro banchetto.
Ore 21:07. Inizia il concerto, come apertura si esibiscono gli Slivers, che propongono un indie rock, mescolato a del cantautorato, molto ritmato e di immediato ascolto. Un'po' poco incisiva la chitarra, che si perde dietro ad un basso molto corposo. Azzeccata la voce per il genere che propongono, e di grande rilevanza scenica, avvolto nel cellophane regala anche degli allegri assoli di kazoo.
Ore 21:35. The Big White Rabbit: un inizio melodico, con una canzone che sembra uscita da una colonna sonora di un film on the road, con una vena di malinconica tristezza, come se volesse accompagnare un viaggio di non ritorno verso un paese dimenticato e da tutti evitato. Sonorita' rock con qualche punta di malsano post-qualcosa [non semplice punk, non banale indie, non...], ed una scaletta che varia umori come se i musicisti soffrissero di attacchi di personalita' multipla, conditi da un gusto alcolico e una cadenza tremula in ballate che si alternano a inni decisamente piu' movimentati.Il pubblico sottostante acclama a gran voce il prosieguo del concerto, e noi ci spostiamo sotto il palco.
Ore 22.15. "Signore e Signori ecco a voi la grande reunion del 2009..." con questa apertura vengono presentati gli Age, gruppo storico ligure, riformatosi dopo anni di scomparsa dalle scene.Sul palco il gruppo offre del buon rock-pop, anche se con l'eta' la loro vena piu' grunge del passato sembra essersi assopita. Brani molto tranquilli e orecchiabili si susseguono a sperimentazioni piu' noise e distorte. Sul palco i nostri sono a loro agio e il tempo trascorso lontano dai palchi non sembra aver fatto effetto sulla loro performance.
Ore 22:45. Un minuto di silenzio in memoria di Max Parodi.
Dopo un commovente monologo da parte di Roberto e Stefano di Metrodora, l'organizzazione invita a firmare per intitolare la piazza in memoria del compianto artista.
Ore 22:50. Dopo un momento di tristezza, ecco che l'allegria riprende subito a pulsare forte nel nostro cuore al ritmo del raggae dei savonesi Eazy Skankers. La loro proposta e' sempre di grandissima qualita' e il pubblico sembra apprezzare, scatenandosi sotto il palco, e innalzando la loro psiche verso Jah.Brani impegnati alternati a canzoni piu' spensierate si susseguono, e Villa Rossi sembra trasformarsi in una dancehall jamaicana. Sestri e' Kingstown e nessuno vorrebbe fermare la musica, la gente e' sempre piu' scatenata e anche chi vi scrive vuole andare a ballare.Anzi vi saluto e corro sotto al palco con la mia ragazza! Bomboklaat!
Ore 23:28. I Klasse Kriminale sono saliti sul palco, e l'esperienza si sente immediatamente. Un gruppo che ha solcato gli irrequieti miasmi del punk da decenni, senza mai prendere una posizione definita all'interno del panorama politico. Anatemi musicali che volano su melodie semplici ma che riescono a coinvolgere il pubblico presente, che intona all'unisono ritornelli dal vago gusto di anni che non ritorneranno.Gradevole la chitarra che svariona gioiosa su battiti incalzanti, con la gente sottostante che e' talmente educata che si mette a pogare a comando... non ci sono piu' i sovversivi di una volta. Che sia un bene o un male, lascio alle persone che si agitano sotto il palco la sentenza finale.
DOMENICA 19 LUGLIO
Ore 21:03. Pugni ritmati nello stomaco scandiscono l'ingresso dei FottuteLacrime, combo hip-hop che scaglia i propri anatemi contro la societa', coadiuvati da basi melodiche che a tratti sembrano uscite da film di Dario Argento [e le divagazioni elettroniche di Simonetti saprebbero incastrarsi in questi suoni]. Il pubblico e' ancora fermo, e non sembra troppo convinto dalla proposta musicale.
Ore 21:45. Un preludio di chitarra e voce che recita una poesia contro la guerra aprono ai Jamadda Experience un trio di voce, chitarra e dj, la cui proposta di sonorita' elettroniche andrebbero benissimo al Naturalbeat o a qualche altro rave sui forti, ma che poco si sposano con il festival delle periferie.La risposta del pubblico e' abbastanza fredda, l'orario e la collocazione del festival fanno si che la maggior parte delle persone accorse sia famiglie con bambini piccoli, e i jamadda a lungo andare arisultano freddi, e il partere si spopola.
Ore 22:23. Dopo la parentesi psichedelica dei Jamadda Experience, e' finalmente il turno degli Altera, gruppo genovese con piu' di 10 anni di esperienza, e che propone un sound piu' rock dei due nomi che li hanno preceduti. Pregevoli i testi in italiano, profondi e con uno spessore catartico che e' coadiuvato da una sezione ritmica precisa e trascinante. La chitarra si inerpica fuori a fatica tra i suoni visionari e melodici, messa in disparte da un basso profondo e corale.
Echi di Timoria, Nomadi, Ligabue si intrecciano tra un brano e l'altro, lasciando immediatamente impresse nella memoria i ritornelli, immediati e di facile fruizione [a dispetto del contenuto].
Ore 23.00. Salgono sul palco i Christeirubin che propongono un rock dalle influenze pop. Brani in italiano coadiuvati da una sezione ritmica dolce accompagnati da un continuo sottofondo di tastiere risultano poco incisivi e alla lunga anche noiosi.Poco adatta la voce, che troppo spesso si addentra in tonalita' non alla sua portata rischiando addirittura la stonatura. Le pause tra una canzone e l'altra spezzano ancora di piu' il lento andamento del concerto.
Ore 23:56. Problemi di basi fanno partire in ritardo i Kramers, che alla fine riescono a prendere possesso del palco del Festival, per quella che sara' l'ultima esibizione di questo 2009. Il loro indie pop richiama immediatamente sotto il palco i presenti, anche se oramai provati dalla serata. Melodie orecchiabili e predisposte a far danzare, riescono a mescolare con coscienza ["la la la la"] immediatezza e giochi di composizione non banali nella loro semplicita' esecutiva.Un'ottima conclusione, scanzonata e divertita, per questa edizione delle Periferie dedicata a Max Parodi. La piazza continua a muovere le teste ondeggiando per i suoni dei Kramers, con il poco vento che dona attimi di fresco in queste serata estive nel parco di una villa splendida, immersa nel centro pulsante di Sestri Ponente.
Ore 00:34. Il silenzio e' calato su questa piazza, dopo quattro giorni di musica, tra bufere e serate illuminate dalle stelle che, immobili, ci osservano e ci guardano benevole dall'alto del firmamento. Lasciamo che il loro monito di permanente eternita' sia un benevolo presagio per queste manifestazioni che riescono ancora a smuovere i passi di tutti coloro che sono venuti fino a qui, in questo momento preciso, nella speranza che il loro numero aumenti ancora, e ancora, e ancora, nei tempi a venire. Le luci si spengono, e i piedi ci riconducono lungo la via di casa. Un grazie ancora a Metrodora per tutta la passione che riesce a trasmettere, e un ultimo grazie a chi c'era. Noi eravamo li' con voi, noi saremo li' per voi anche negli anni futuri. Alla prossima.
Scritto in collaborazione con Marco Ardovino...
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