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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
3 Settembre 2009
FORSE

Forse non esiste.
Una porta si chiude, e tutto quello che puoi solamente immaginare è proprio dietro di essa. Le tue illusioni, le tue speranze, le tue più intime e false aspettative che tragicamente cadranno. Cadranno non appena avrai il coraggio di allungare quella mano, che ancora trema lungo i tuoi fianchi, e raggiungere quella maniglia lontana. Cadranno non appena il tuo cervello ordinerà finalmente al tuo corpo di muoversi, e di continuare a farlo [senza smettere], muscolo dopo muscolo, tendendo ogni nervo al solo scopo di ottenere quello che più desidera. Cadranno non appena varcherai quella soglia, e ti troverai come d'incanto di fronte a...
Forse non esiste.
Un altro bicchiere, ancora uno. Ancora un ultimo, spontaneo, fottuto sorso di autostima. Una goccia per domare ogni singolo singulto che farebbe tremare interi vulcani ancora addormentati, una goccia per sopire l'oblio e dimenticare tutte le parole che non hai mai colorato. Una goccia per asciugare tutte quelle perle di sudore che ti colano ghiacciate lungo il petto, percorrendo ogni minuscolo poro, valicando quella breve serie di colline costali fino a perdersi nella valle dell'addome. Ancora un bicchiere, e tutte le immagini che si sono impresse nella tua mente nel corso di una giornata povera di suoni assumeranno finalmente il sapore di un ricordo immediato, di un calore irradiato. Un bicchiere, e quel vetro che ti avvolge e ti schiaccia privandoti del respiro finalmente scivolerà via, sciogliendosi fino a diventare trasparente, bruciando fino ad essere asfissiante.
Respira, piccola creatura disillusa, respira. Inspira dentro di te tutto quel fumo che vorrebbero ancora gettarti negli occhi, fino a renderti cieco. Inspira e tossisci via tutto il rancore per quello che non sei riuscito a vedere, ma che ti è stato raccontato nei più piccoli dettagli. Volevi veramente sapere? Avresti davvero voluto essere presente? Respira, piccola creatura affranta, continua a respirare. Respira e prendi fiato, perchè non è nelle illusioni altrui che devi cercare la strada, non è con luci artificiali che potrai finalmente trovare il tuo cammino da percorrere. Passo dopo passo, cadrai e ti rialzerai. Un piede dopo l'altro, riuscirai a barcollare come se non avessi mai avuto un equilibrio tuo, fino a riuscire a disegnare una linea retta col tuo incerto procedere. Ti guarderai attorno, e vedrai alberi vicini e tronchi lontani, dispersi in una distesa infinita che va oltre il tuo sguardo. Ti guarderai attorno, e ti renderai conto di quanto sei piccolo nel tuo percorso, e saprai che quella porta non è mai stata troppo lontana: sei tu che non riuscivi a misurare correttamente lo spazio che ti separava da essa, e scoprirai con stupore che tre colli di bottiglia sarebbero sufficienti a colmare la distanza che ti divide da lei.
Che forse non esiste.
Continua a ripetere i tuoi dubbi, continua ad urlarteli nella testa, senza sosta. Immobile, non muovere un muscolo. Oramai ti sei talmente convinto di quello che non sei che potresti disegnarlo e risultare perfino credibile. Ti rendi conto? Tu sei quello che io ho graffiato nero su bianco, su questa tavola che è la tua esistenza. Tu sei quello che io ho deciso che tu fossi, quando ho preso in mano la penna e ho iniziato quella danza scrivente che lenta procede da sinistra a destra, riga su riga, fino a colmare quella pista da ballo rettangolare che i poveri di spirito si ostinano a chiamare foglio. Figlio, tu sei tutte le mie illusioni, le mie speranze, le mie più intime e vere aspettative. E' veramente questo, quello che vuoi? E' veramente questo, quello che sei? No, tu sei molto di più. Lo sai. Lo so. Hai oltrepassato i confini che ti separano dal reale, e mi hai abbandonato in quella distesa di alberi che non conosce orizzonte. Oramai cammini libero e sicuro, e hai chiuso talmente tante porte dietro di te che lo sforzo per raggiungerti andrebbe oltre ogni mia più sfrenata illusione. Hai vinto, figlio mio.
Forse sono io, che non esisto.

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