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Aprile 2000
29 aprile 2000
PENSIERO
Che tristezza, arrivare in laboratorio il venerdì pomeriggio alle 12.39.
Non c'è nessuno, ma proprio nessuno, a parte il vostro affezionatissimo. La rete non funziona, si riescono solo a spedire mail inutili, e il tebio fa presto a salire.
Cosa ci sto a fare, allora? Semplice, prendo un poco di ossigeno, dopo qualche ora di studio più o meno affaticante condita ordinariamente da una pausetta. Uno viene quaggiù, sperando di sollevarsi un poco il morale, e invece gli scende ancora di più sotto terra.
Adesso è arrivato un tipo strano, mai visto qua, che sia Teo Gessetto?
Non lo so. Si logga, biascica qualche parola confusa che non riesco a capire, e bestemmia rivolto ai tecnici quando scopre che non funziona la rete.
"La posta però si", gli urlo, e lui annuisce senza proferire parola. Mi sembra quasi un comportamento da gigloueil, come quello d'altra parte della maggioranza dei disiaci. È come se poco per volta ci estraniassimo sempre di più dalla realtà e ci fregasse sempre meno dei rapporti con persone umane, tanto siamo intenti e scrivere mail a qualche strano indirizzo.
Come d'altra parte sto facendo io in questo preciso istante.
Ossigeno, ma allora che cosa è? Piuttosto potrebbe essere una camera a gas, è come se ci stessimo infilando più o meno inconsciamente in un tunnel di isolamento dal quale è difficile uscire. Dal quale è difficile anche solo pensare di uscire, perchè non ci rendiamo nemmeno più conto di esserci entrati, ci siamo talmente abituati che lo reputiamo normale.
Oramai conosco la maggior parte delle persone che normalmente ci sono in laboratorio, eppure ne saluto pochissime, e ancora meno mi salutano. Lo stesso vedo che avviene con la maggior parte delle anime qui presenti. Che cosa significa? Perchè se conosco un persona non la devo salutare quando la incontro, o magari anche solo quando passo per i corridoi?
Forse perchè se lo facessi non finirei più di salutare qualcuno? Non mi sembra un bel motivo.
Mi sembra piuttosto una bella scusa, una di quelle che non fanno che confermare tutte le parole che ho scritto finora. Siamo soli. E ci stiamo isolando ancora di più. La classica figura dell'informatico isolato dal mondo che parla teneramente solo con il suo fido portatile.
Non è che ci stiamo dirigendo tutti verso quel lido? Non è che anche io che adesso scrivo e scrivo non faccia niente per cambiare? Ma cambiare che cosa, in fondo? Il mio modo di essere? E perchè allora dovrei cambiare?
E perchè continuo a scrivere questo messaggio invece di andare su al quinto piano a parlare con qualcuno? Non lo so. Forse perchè mi è salita una tristezza interiore che ora non ho voglia di cacciare via. A volte è bello farsi confortare da quella sensazione di triste felicità che ci pervade in momenti come questi. Basta che non siano troppi...
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16 aprile 2000
PENSIERO
Dieci giorni tra monti e tramonti gli avevano fatto proprio bene. Il Gatto Fenriz aveva potuto staccare temporaneamente la spina da tutti i suoi problemi e concedersi qualche istante di puro riposo. Aveva rivisto vecchi compagni di rocambolesche imprese giovanili, riassaporando con loro ricordi mai svaniti dalla sua mente, ed un pizzico di nostalgia lo aveva assalito. Nostalgia di tempi in cui bastava una bella canzone per passare indimenticabili serate a guardare stelle cadenti distesi su di un prato, assaporando anche l’aria fredda che immancabilmente colpiva le membra insinuandosi fino alle ossa.
La musica aveva sempre condito la sua vita, era sempre stata un cardine attorno al quale avevano ruotato innumerevoli emozioni, ma tutto era partito proprio da quelle sere. Ora gli anni e la maturità avevano spazzato via la maggior parte di quel candore iniziatico che lo aveva avvicinato al metal, ed il Gatto Fenriz ne era rattristato.
Lo incuriosiva però l’aver notato come due dei suoi vecchi amici, partendo dalle medesime serate musicali, erano approdati a generi differenti. Il Gatto Loki ora viveva di Bad Religion, Millencolin, Pennywise e Deftones, mentre il Gatto Heimdall stravedeva per Lynyrd Skynyrd, Molly Hatchet, Asia e Boston...
Non erano però bastate queste leggere divergenze sonore per separare i tre amici e alla fine avevano brindato tutti insieme, tra nostalgie e sorrisi, a tutto quello che li aveva uniti, alla grande musica del loro passato comune.
Alla prossima birra insieme, vecchi Margaros!
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10 aprile 2000
LACUNA COIL - HALFLIFE
Il Gatto Fenriz attendeva con ansia il ritorno sulle scene dei Lacuna Coil, una delle poche band italiane che ancora riusciva a destare il suo interesse. Che fosse per il doppio cantato maschile e femminile, per le atmosfere che in passato richiamavano i sublimi The Gathering, o solo per spirito patriottico, fatto stava che era incuriosito da questo mini che anticipava l'album vero e proprio previsto per l'estate.
Le danze si aprivano con "halflife", una canzone dal vago sapore orientale e condita col cantato melodicissimo di Cristina ed Andrea. Un brano che iniziava a distaccarsi dai classici canoni che avevano segnato il gruppo in passato e quindi donava allo stesso quel pizzico di originalità in più che ancora mancava. L'impressione che il Gatto Fenriz provava era quella di aggirarsi tra claustrofobici labirinti di pietra in una città egiziana abbandonata. Le emozioni proseguivano quindi con "trance awake", che comunque era più un intro alla successiva traccia che un pezzo vero e proprio: e su quella ("senza fine"), brano finalmente cantato in italiano, usciva fuori il vero spirito dei Lacuna Coil. Tralasciando le strofe che, onestamente, richiamavano nel cantato alcune sonorità di Carmen Consoli, il brano era veramente il momento migliore del disco. La melodia cresceva dentro il Gatto Fenriz e veniva ora interrotta da un brano recitato, per poi ricominciare tristemente e allo stesso tempo vivacemente, incalzante, senza lasciargli il tempo di rendersi conto che oramai lo aveva stregato. Quelle pause ritmate, la voce di Andrea che, angosciosamente, continuava a gridare sotto il crescendo di Cristina, il tutto condito con una melodia accattivante che non lasciava scampo.
Subito dopo veniva "hyperfast", il brano più veloce di quel (corto) disco, e metteva in evidenza quello che era forse il punto debole del gruppo: il cantato growl che ogni tanto saltava ancora fuori, come una belva che, dopo essere stata chiusa in una gabbia per giorni senza mangiare, finalmente riusciva a ingannare il domatore e a guadagnare la libertà. Peccato perché la voce di Cristina cresceva e con lei anche la musica sotto, ripescando le sonorità classiche che avevano contraddistinto l'album "In a Reverie". Non era un difetto vero e proprio, però... Le danze si concludevano infine con la cover dei Dubstar, "stars", adattata al classico sound Lacuna Coil.
Qual'era in fondo la morale di quell'album? Prodotto dal sempre geniale Waldemar Sorychta, registrato a Ventimiglia nei Damage Inc. Studios di Dario Mollo (dove erano già passati gli Anathema per "Judgement"), il disco non presentava pecche, ma neanche grossi passi avanti. Era solo un antipasto... e ora il Gatto Fenriz non aspettava altro che peccare di Gola.
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1 aprile 2000
PENSIERO
È risaputo che i capitoli inutili facciano incazzare tanta gente. Quali capitoli poi possano essere definiti tali, questo non lo so. Penso che dipenda dai propri metri di giudizio. Questo potrebbe essere uno di quelli.
Tra tanti dischetti persi ed eventuali regali di laurea e diploma, anche questo capitolo trova un suo posto ideale nelle pagine che saranno immediatamente dimenticate. Altro che i messaggi incomprensibili di Margarino (^__^) che può capire solo lui, o le novità riguardanti il teatro che paiono interessare solo ai rappresentanti di istituto...
L'utilità di questo capitolo è la sua stessa inutilità.
42 è la risposta a tutti i vostri dubbi, anche quelli che non vi siete ancora posti perchè non sapete ancora che ve li dovete porre. 42 è il gigloueil che comanda le vostre vite, è il CASE che era noto anche a Celentano nella canzone che faceva "solo case su case, catrame e cemento"...
Non cominciate a urlare "coghioni... cogghiooooonii!" perchè tanto qui di fianco non c'è nessuno di Crotone che vi possa capire... o no? Gli altri comunque SI scusino per l'intervento.
I monitor attorno a me si ricoprono di donnine ignude come a dimostrare che, in fondo, se ci fosse concessa la libertà di gironzolare liberamente per InferNet tutta la cache sarebbe occupata da foto porno.
Ma allora di che cosa ci si lamenta? Un grido al cielo, una protesta velata, e la parola magica che apre qualsiasi porta, non "apriti sedano", non "apriti teramo" e neanche "apriti sesamo", forse "abracadabra", chissà...
Tra un esame e l'altro ci si deve pur svagare in qualche modo, e allora c'è chi sceglie di guardare le coscione di tutte le ragazze che passano, chi si mette in testa ci aver capito come funziona l'assembler e inizia a vagheggiare di z-buffering che ricorsivamente dividono lo schermo in 4 ed effetti acqua, chi più semplicemente stacca la spina e si beve una buona Tennent's alla faccia di tutti... io mi sono messo a parlare con un asino di peluche...
Se siete arrivati a leggere fin qui chiedendovi quale sia il significato di questo capitolo, beh, mi spiace ma non ve lo posso rivelare.
Potrei privarvi di notti insonni? O forse mi sto solo illudendo...
Non sentitevi offesi da una qualsiasi delle affermazioni qui presenti, non ce l'avevo con voi. Piuttosto, se proprio volete, rispondetemi pure e io risponderò a voi, e inizieremo una trafila di inutilità che si concluderà solo con la vostra (o la mia, ben più probabile) fuoriuscita dal DISI.
Amen, e tutta quella sguana.
Buon Primo Aprile a tutti.
Tutto quello che ho scritto, compresa questa frase, è falso.
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