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10 Aprile 2000
LACUNA COIL - HALFLIFE
Il Gatto Fenriz attendeva con ansia il ritorno sulle scene dei Lacuna Coil, una delle poche band italiane che ancora riusciva a destare il suo interesse. Che fosse per il doppio cantato maschile e femminile, per le atmosfere che in passato richiamavano i sublimi The Gathering, o solo per spirito patriottico, fatto stava che era incuriosito da questo mini che anticipava l'album vero e proprio previsto per l'estate.
Le danze si aprivano con "halflife", una canzone dal vago sapore orientale e condita col cantato melodicissimo di Cristina ed Andrea. Un brano che iniziava a distaccarsi dai classici canoni che avevano segnato il gruppo in passato e quindi donava allo stesso quel pizzico di originalità in più che ancora mancava. L'impressione che il Gatto Fenriz provava era quella di aggirarsi tra claustrofobici labirinti di pietra in una città egiziana abbandonata. Le emozioni proseguivano quindi con "trance awake", che comunque era più un intro alla successiva traccia che un pezzo vero e proprio: e su quella ("senza fine"), brano finalmente cantato in italiano, usciva fuori il vero spirito dei Lacuna Coil. Tralasciando le strofe che, onestamente, richiamavano nel cantato alcune sonorità di Carmen Consoli, il brano era veramente il momento migliore del disco. La melodia cresceva dentro il Gatto Fenriz e veniva ora interrotta da un brano recitato, per poi ricominciare tristemente e allo stesso tempo vivacemente, incalzante, senza lasciargli il tempo di rendersi conto che oramai lo aveva stregato. Quelle pause ritmate, la voce di Andrea che, angosciosamente, continuava a gridare sotto il crescendo di Cristina, il tutto condito con una melodia accattivante che non lasciava scampo.
Subito dopo veniva "hyperfast", il brano più veloce di quel (corto) disco, e metteva in evidenza quello che era forse il punto debole del gruppo: il cantato growl che ogni tanto saltava ancora fuori, come una belva che, dopo essere stata chiusa in una gabbia per giorni senza mangiare, finalmente riusciva a ingannare il domatore e a guadagnare la libertà. Peccato perché la voce di Cristina cresceva e con lei anche la musica sotto, ripescando le sonorità classiche che avevano contraddistinto l'album "In a Reverie". Non era un difetto vero e proprio, però... Le danze si concludevano infine con la cover dei Dubstar, "stars", adattata al classico sound Lacuna Coil.
Qual'era in fondo la morale di quell'album? Prodotto dal sempre geniale Waldemar Sorychta, registrato a Ventimiglia nei Damage Inc. Studios di Dario Mollo (dove erano già passati gli Anathema per "Judgement"), il disco non presentava pecche, ma neanche grossi passi avanti. Era solo un antipasto... e ora il Gatto Fenriz non aspettava altro che peccare di Gola.
[Commento lasciato da Aninimo/a il 15 Aprile 2004] |
doppio hahahhaaha! Lutz! prima di commentare pensa all'utilità del TUO sito.... (e dei tgLutz!)....
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