ZANISTER - symphonica millennia
Febbraio 2000
Una delle menti dei Zanister e' David T. Chastain che i piu' "maturi" di noi ricordano acclamato guitar-hero di fine anni ottanta. La sua presenza porta inevitabilmente questa opera a soffrire in alcuni punti di spantegonismo, ossia di esibizione gratuita di tecnica del tutto fuori luogo nel contesto, ma si tratta per fortuna di momenti sporadici che non intaccano la qualita' globale del lavoro. Intendiamoci: stiamo parlando di un album che di originale ha molto poco, che trae ispirazione da quanto di buono la scena heavy anni ottanta ha saputo produrre, ma che risulta piacevole da ascoltarsi e soprattutto ha il pregio di essere grezzo al punto giusto. Una delle cose che piu' mi hanno annoiato della scena power degli ultimi anni e' infatti questa asetticita' in fase di produzione, tanto da rendere fredda l'interpretazione piu' ispirata. Siamo dunque nel campo degli "intrattenitori", dischi che non dicono nulla di nuovo e vanno presi per quello che sono, ascoltati senza troppe pretese e soprattutto mai usati come metro di giudizio. Contestualizzato cosi' questo "Symphonica millennia" si puo' considerare un ottimo disco, adatto a chiunque sia cresciuto a pane e heavy metal e a chi ultimamente segue la scena power con interesse. La band inoltre e' ottima a partire ovviamente dalle chitarre, con Chastain affiancato da Michael Harris, altro virtuoso dello strumento sul quale purtroppo devo ammettere tutta la mia ignoranza. La voce di Brian Sarvela poi e' un'altra gradita sorpresa, sporca e graffiante com'e', tanto che ad un primo ascolto potrebbe addirittura dare fastidio a qualcuno. Ma non fidatevi della prima impressione, quest'uomo ha feeling da vendere!
L'album si apre con "Fighters from the sky", mid-tempo molto ben congegnato dal ritornello accattivante, dove le due chitarre danno subito prova di affiatamento intrecciando melodie interessanti. Si intravede il germe dello spantegonismo nella serie di assoli, ma qui non stona. Ottime anche "Downfall" e "Searching for freedom": la prima e' quella dove maggiormente si apprezzano le doti vocali di Sarvela e inoltre gode di una parte centrale eseguita dalle due chitarre in sovrapposizione decisamente azzeccata; la seconda e' il classico pezzo che scuote l'anima, pieno di energia e feeling, e che importa se sa tanto di gia' sentito. Una traccia dannosa per le mie orecchie e' invece "Save me now", decisamente la peggiore del disco, dove la prova vocale non riesce ad essere convincente perche' soffocata dal resto e anche dove riesce e' rovinata da richiami ai Queensryche troppo evidenti. Le due chitarre tendono a fare danni soprattutto in quei pezzi piu' evocativi, dove l'atmosfera si fa eroica e la musica tende a disegnare scenari epici, brani dove troppa liquidita' e' non solo fuori luogo ma appunto dannosa, come "Children of the Gods".
Un ultimo commento doveroso sulla scelta del solito fade-in per l'album (che qui e' usato anche come fade-out): mi chedo se sia proprio necessario usare un intro sinfonico per un album che praticamente non contiene nemmeno una tastiera, e che anzi ha tra i suoi punti di forza proprio la corporalita' che l'assenza della componente sinfonica porta con se'. Sono i guai dell'omologazione probabilmente...

VOTO: 1/1
Marco LG
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INFO:
Anno: 2000
Durata: 58.36 minuti
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