Caro vecchio Tom...
Devo ammettere la mia poca "obbiettivita'" quando parlo di Tom Waits, non
tanto perche' mi consideri un suo die-hard fan, quanto per il rispetto ed
il senso di dignita' che lui e la sua musica mi ispirano. Sembra ieri, ma
gia' sette anni sono trascorsi dalla pubblicazione di quel capolavoro di
sperimentazione che era stato "Bone Machine". Sette anni... in un mondo
discografico per il quale cio' che conta sono solo le vendite e la
continua sovraesposizione di prodotti mediocri, Waits tira dritto per la
sua strada e parla solo quando ritiene di avere cose importanti da
comunicare, emozioni da condividere...
Sotto questo punto di vista il suo passaggio dalla major Island
alla indie Epitaph(un'etichetta punk!) dice molte cose su come girano il
mondo ed il business.
Questo "Mule variations" rappresenta un deciso ritorno verso le melodie
roche e tristi che avevano caratterizzato la produzione waitsiana fino a
Rain Dogs (ricordate l'intensa e memorizzabile melodia di "Downtown
train"?). Ballate notturne e malinconiche occupano meta' dei 70 minuti che
compongono il cd, ma in nessuna occasione il geniale cantautore da'
l'impressione di abbandonarsi a manierismi di sorta: l'accento e' piu'
spostato verso slanci intimistici rispetto alla vena apocalittica che
innervava "Bone Machine", ma l'intensita' e' immutata.
Detto questo, va chiarito che l'animo inquieto del ricercatore di nuove
sonorita' (con le quali imbastardire la propria musica) non si e' certo
placato: l'opener "Big in Japan" ne e' chiara dimostrazione, dato che
realizza una perfetta fusione fra la tradizione del blues e sonorita'
industriali per un risultato durissimo, ma inconfondibilmente marchiato
Waits.
Altro esempio di "innovazione controllata" e' rappresentato da "Filipino
Box Spring Hog" nella quale appare persino un Dj (peraltro presente in
altre tre canzoni)! La musica del diavolo viene suonata e cantata nello
spirito hip hop, ma paradossalmente e' quest'ultimo a perdere l'anima,
battuto dal carisma dell'autore...
Le liriche sono come sempre bellissime e raccontano storie di
diseredati, sbandati("looser" e' forse il termine piu' adatto) e reietti
con uno stile che sarebbe piaciuto a Kerouac e Bukowski... Storie e
sentimenti che, anche senza il supporto delle note, possiedono un grande
valore poetico e letterario: quanti artisti possono vantare una simile
abilita'?
Dimostrazione dell'importanza dei testi e' data dall'ottava
traccia ("What's He Building"), in pratica un episodio parlato e
sonorizzato con rumori e percussioni in sottofondo (il teatro
d'avanguardia e' a un passo): ma il testo e la voce recitante di Waits
riescono a creare un'atmosfera inquietante e intensa. Classe allo stato
puro.
In definitiva un disco importante che riesce a miscelare il blues con il
jazz di New Orleans, rudi sperimentazioni sonore e delicate melodie
notturne senza mai risultare banale.L'abilita' con la quale schemi
classici vengono rielaborati e resi personali, magari sotto il profilo
percussivo oppure tramite l'utilizzo poco convenzionale di strumenti
"poveri", e' sconcertante. L'eclettismo vocale di Waits, capace di
passare da toni bassi e sussurrati a falsetti disperati, fa il
resto... tutto l'alcol bevuto e le sigarette fumate durante le notti
insonni (spese nei club a suonare per un bicchiere di whisky) hanno
modellato un timbro assolutamente unico e toccante.
Immagino che molti di voi si chiederanno quale interesse potrebbe
suscitare un disco del genere presso un pubblico "metallaro": forse
nessuno... ma se e' vero che tra le caratteristiche principali del metal
figurano intensita' ed onesta', in "Mule Variations" tali aspetti sono
presenti in quantita' industriali. Se comprate solo un paio di dischi
extra-metal all'anno, questo cd dovrebbe rientrare nella lista. Se vi
ritenete amanti della grande musica in generale, fate vostro questo
disco e dedicategli l'attenzione che merita, opere simili sono sempre
piu' rare.
P.S.
Nel caso in cui non vi fidiate di me, pensate che Larry Lalonde e Les
Claypool dei Primus sono letteralmente corsi in studio per partecipare
alle registrazioni di "Big in Japan" non appena Waits li ha chiamati...