TOM WAITS - mule variations
Agosto 1999
Epitaph

Caro vecchio Tom...
Devo ammettere la mia poca "obbiettivita'" quando parlo di Tom Waits, non tanto perche' mi consideri un suo die-hard fan, quanto per il rispetto ed il senso di dignita' che lui e la sua musica mi ispirano. Sembra ieri, ma gia' sette anni sono trascorsi dalla pubblicazione di quel capolavoro di sperimentazione che era stato "Bone Machine". Sette anni... in un mondo discografico per il quale cio' che conta sono solo le vendite e la continua sovraesposizione di prodotti mediocri, Waits tira dritto per la sua strada e parla solo quando ritiene di avere cose importanti da comunicare, emozioni da condividere...
Sotto questo punto di vista il suo passaggio dalla major Island alla indie Epitaph(un'etichetta punk!) dice molte cose su come girano il mondo ed il business.
Questo "Mule variations" rappresenta un deciso ritorno verso le melodie roche e tristi che avevano caratterizzato la produzione waitsiana fino a Rain Dogs (ricordate l'intensa e memorizzabile melodia di "Downtown train"?). Ballate notturne e malinconiche occupano meta' dei 70 minuti che compongono il cd, ma in nessuna occasione il geniale cantautore da' l'impressione di abbandonarsi a manierismi di sorta: l'accento e' piu' spostato verso slanci intimistici rispetto alla vena apocalittica che innervava "Bone Machine", ma l'intensita' e' immutata.
Detto questo, va chiarito che l'animo inquieto del ricercatore di nuove sonorita' (con le quali imbastardire la propria musica) non si e' certo placato: l'opener "Big in Japan" ne e' chiara dimostrazione, dato che realizza una perfetta fusione fra la tradizione del blues e sonorita' industriali per un risultato durissimo, ma inconfondibilmente marchiato Waits.
Altro esempio di "innovazione controllata" e' rappresentato da "Filipino Box Spring Hog" nella quale appare persino un Dj (peraltro presente in altre tre canzoni)! La musica del diavolo viene suonata e cantata nello spirito hip hop, ma paradossalmente e' quest'ultimo a perdere l'anima, battuto dal carisma dell'autore...
Le liriche sono come sempre bellissime e raccontano storie di diseredati, sbandati("looser" e' forse il termine piu' adatto) e reietti con uno stile che sarebbe piaciuto a Kerouac e Bukowski... Storie e sentimenti che, anche senza il supporto delle note, possiedono un grande valore poetico e letterario: quanti artisti possono vantare una simile abilita'?
Dimostrazione dell'importanza dei testi e' data dall'ottava traccia ("What's He Building"), in pratica un episodio parlato e sonorizzato con rumori e percussioni in sottofondo (il teatro d'avanguardia e' a un passo): ma il testo e la voce recitante di Waits riescono a creare un'atmosfera inquietante e intensa. Classe allo stato puro.
In definitiva un disco importante che riesce a miscelare il blues con il jazz di New Orleans, rudi sperimentazioni sonore e delicate melodie notturne senza mai risultare banale.L'abilita' con la quale schemi classici vengono rielaborati e resi personali, magari sotto il profilo percussivo oppure tramite l'utilizzo poco convenzionale di strumenti "poveri", e' sconcertante. L'eclettismo vocale di Waits, capace di passare da toni bassi e sussurrati a falsetti disperati, fa il resto... tutto l'alcol bevuto e le sigarette fumate durante le notti insonni (spese nei club a suonare per un bicchiere di whisky) hanno modellato un timbro assolutamente unico e toccante.
Immagino che molti di voi si chiederanno quale interesse potrebbe suscitare un disco del genere presso un pubblico "metallaro": forse nessuno... ma se e' vero che tra le caratteristiche principali del metal figurano intensita' ed onesta', in "Mule Variations" tali aspetti sono presenti in quantita' industriali. Se comprate solo un paio di dischi extra-metal all'anno, questo cd dovrebbe rientrare nella lista. Se vi ritenete amanti della grande musica in generale, fate vostro questo disco e dedicategli l'attenzione che merita, opere simili sono sempre piu' rare.
P.S.
Nel caso in cui non vi fidiate di me, pensate che Larry Lalonde e Les Claypool dei Primus sono letteralmente corsi in studio per partecipare alle registrazioni di "Big in Japan" non appena Waits li ha chiamati...
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VOTO: 1/1
Tiziano
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