TIAMAT - skeleton skeletron
Settembre 1999
Century Media
45.34 minuti

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Il Gatto Fenriz spense lo stereo e comincio' a pensare. Sapeva che i Tiamat avevano quasi sfiorato il capolavoro con "wildhoney", un disco fatto di incenso e metal, e sapeva anche che il successivo "a deeper kind of slumber" era stato un disco oniricamente gradevole.
Ma come doveva comportarsi di fronte al nuovo "skeleton skeletron"? Il suono aveva riacquistato un po' di quella durezza che sembrava essersi persa nel disco precedente, e allo stesso tempo anche la voce, in certi momenti, ritrovava un po' di quella cattiveria e grinta che l'aveva contraddistinta negli anni passati. Meno campionamenti e passaggi elettronici, molta piu' melodia e linearita'.
Era questo che caratterizzava il nuovo Tiamat di Johan Edlund... la linearita'! Canzoni con un inizio e una fine, ma senza veri colpi di genio nello svolgersi e dipanarsi della musica.
E cosi' uscivano pezzi come "church of tiamat", "brighter than the sun" (il primo singolo estratto dall'album), e anche la cover dei Rolling Stones "sympathy for the devil". Non c'era un pezzo che volesse dire "ehi, guardate che io sono qui!", che volesse farsi ricordare. Tutto l'album scivolava via tranquillamente, anche sulle note della ballata pianistica "best friend money can buy".
Era come se l'album intero fosse un'unica, lunga canzone, da ascoltare e riascoltare. Non monotona nella sua completezza, ma incompleta se ascoltata in una qualsiasi delle sue parti separatamente dalle altre.
E fu allora che il Gatto Fenriz comprese.
I Tiamat erano sempre stati un gruppo dalle sonorita' oniriche e sognanti. Semplicemente, ora si stavano svegliando. Rischiando cosi' di cadere nella normalita'.
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VOTO: 1/1
Pazuzu
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