SIGH - hail horror hail (1997)
Marzo 2000
Questo disco dei giapponesi Sigh mi e' capitato tra le mani assolutamente per caso, ma, come spesso succede, sono gli imprevisti della vita quelli che ti procurano le vere ed uniche soddisfazioni personali. Infatti da settimane sono stregato dal sound di questa band, che, senza molta fatica, mi intrappolato in un labirinto di follia musicale da cui non trovo via di uscita. Stranamente, pero', invece di deprimermi, disperarmi e inquietarmi per il mio stato, sono euforico e contento. Perche'? Quale strana droga e' racchiusa nei solchi di questo assurdo "Hail Horror Hail"? Come descivere il lucido delirio sonico messo in piedi dal trio nipponico? E chi sono le diafane fanciulle senza volto che danzano attorno a me in questa eterea prigione?
Le solite banali definizioni che si usano nelle recensioni musicali mostrano la corda di fronte a due brani come "12 Souls" e "The Dead Sing": in un demoniaco connubio si intrecciano (fate un bel respiro) riffs cadenzati, maestosi stacchi sinfonici, assurdita' rumoriste, percussioni elettroniche, cascate di pianoforte, organi lugubri, vocals da paperetta col raffreddore, motivetti da lounge-music, canti mistici e, dulcis in fundo, rincorse di violini e chitarre. Tutto questo piu' o meno senza soluzione di continuita'.
Sento gia' qualcuno che, la' fuori nel mondo reale, grida con le mani nei capelli: "NOOO...per pieta', basta con il metallo finto orchestrale e l'operetta con la voce growl!". Poverino, il suo scetticismo e' comprensibile, ma fuori luogo: i Sigh sono lontanissimi da ogni stereotipo sinfonico. Niente barocchismi in salsa metallica in questo disco, ma piuttosto un sano tentativo di usare le orchestrazioni in senso avanguardistico e, se mi passate il termine, "visivo": le atmosfere sono quelle di una colonna sonora di un qualche horror movie, magari un po' scalcinato, degli anni Settanta. E' come se i Celtic Frost andassero a braccetto con i Goblin a vedere un film di kung-fu in un cinema stregato. Una sensazione assurda, e il bello e' che la mistura e' efficace e inebriante. In effetti un paio di canzoni sentono in pieno dell'influenza del Gelo Celtico: prendete "42 49" con il suo bel riffone di marca svizzera, il cantato declamatorio, gli obliqui inserti orchestral-rumoristi (compreso un pomposo finale) e gli strani rigiri ritmici; l'effetto generale sul mio povero cervello e' stato psichedelico e straniante. Stessa sensazione suscita "Curse of Izanagi", dove, ve lo assicuro, il cantato in lingua madre (che appare anche in altre songs) e' una delle cose piu' divertenti che io abbia mai sentito in ambito estremo. Altrove il sound sfiora un altro grande gruppo di irregolari, i Mr. Bungle: "Invitation to Die" inizia con un organetto molto Sixties e si sviluppa poi su un tappeto di tastiere atmosferiche (alla Jean Michel Jarre), sorreggenti un clamoroso assolo flamencato; nel frattempo il cantante si esibisce in un'ottima imitazione dell'ugola di Mille Petrozza dei Kreator. Il risultato e' decisamente irresistibile e contagioso. E che dire della title track? Pazzesca: chitarre NWOBHM (strappate a forza dal primo disco degli Iron Maiden) che improvvisamente lasciano spazio prima ad un interludio pianistico-sinfonico e poi a uno stacco buono per l'apparizione di Ming il Crudele di fronte a Flash Gordon. Potrebbe essere la perfetta colonna sonora per una puntata di "Jeeg Robot". E non avete ancora sentito la conclusiva, epica "Seed of Eternity" Basta, basta, non posso rovinarvi la sorpresa. Questo e' un disco tutto da scoprire. E poi ci sono quelle fanciulle danzanti...

Folle, folle, folle. E trascinante. Non riesco a trovare altre parole di fronte a questo album. Prodotto invero un po' da cani (il che accentua solo l'atmosfera di delirio psichedelico), suonato con mano un po' grezza, "Hail Horror Hail" e' un trattato di follia compositiva come non ce ne sono nella scena estrema attuale.

Fate vostro questo disco, seguitene la tortuosa strada fino a dove ragione e insanita' si fondono...forse potreste venirmi a trovare...sono qui', nascosto nel pozzo profondo del sottosuolo giapponese a danzare con le giovanette senza volto. Lontano lontano Emma, Giudice degli Inferi veglia su di noi. Ogni tanto ci fermiamo e con la voce di chi ha perso per sempre la via del ritorno intoniamo un solo grido: "Kyofu banzaaaaaiiiiii..."

VOTO: 1/1
Lorenzo
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INFO:
Anno: 1997
Etichetta: Cacophonous
Durata: 51.31 minuti
Homepage: http://www.asahi-net.or.jp/~nd6m-kwsm/
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