SPIRITUAL BEGGARS - ad astra
Aprile 2000
Michael Amott e' l'unico vero grande talento musicale venuto alla luce negli ultimi dieci anni. Un musicista completo, che al grande talento tecnico affianca la preziosa capacita' di metabolizzare le piu' disparate influenze del mondo hard&heavy e di restituirle alla luce dotate di nuova linfa. Il tutto senza cadere nella sterile imitazione. Mi sembra doveroso fare questo tributo al chitarrista svedese, alla luce di quanto hanno partorito i suoi Spiritual Beggars, che giungono con questo "Ad Astra" al quarto album dopo una pausa di oltre due anni. Non ho dubbi: questo platter e' un serio candidato a disco dell'anno. Frantumata ogni classificazione di convenienza (la banale etichetta "stoner rock" perde ogni significato di fronte al suono rigoglioso dei Mendicanti), persa la connotazione piu' psichedelica, il quartetto firma un lavoro impressionante che - come ha affermato lo stesso Amott - si propone di riportare il suono degli anni Settanta nell'ottica degli anni Novanta. Fantasia antica, potenza moderna e gusto compositivo efficace e sfaccettato. Il risultato e' un lotto di brani impressionanti, eseguiti magistralmente, da cui e' davvero difficile estrarre un'ipotetica miglior canzone, visto che la qualita' e' dispensata a piene mani come raramente succede al giorno d'oggi. Decisivo per il suono della band e' l'ingresso in pianta stabile del tastierista Per Wiberg (gia' con i geniali deathOrgan), il cui infaticabile lavoro dona corposita' e spessore a tutte le canzoni, nella migliore tradizione di Jon Lord e Ken Hensley. Ma e' tutta la band ad aver moltiplicato la vigoria gia' presente sul precedente "Mantra 3", sommergendo il povero ascoltatore con il suo poderoso assalto hard rock. L'opener "Left Brain Ambassadors" mette subito in chiaro le cose, scatenando un groove potentissimo che, senza dilungarsi oltre misura, in tre minuti offre uno spaccato di tutto il disco, tra assoli di hammond, chitarre distorte e ritmo incalzante. La coesione della band e' impressionante: occorre sottolineare la prestazione del drummer Ludwig Witt, cresciuto in maniera esponenziale rispetto agli esordi e in possesso di una sensibilita' ritmica straordinaria. Ascoltatelo nei passaggi della bellissima "Wonderful World", omaggio piuttosto sentito (a partire dal titolo) al suono degli Uriah Heep, debitamente rinforzato da una scarica elettrica di una decina di gigawatt. E se tutto questo non vi bastasse, a chiudere il trittico iniziale ci pensa "Sedated", un brano da vero stordimento, con un riff vorticoso (sostenuto di nuovo da un grande lavoro di batteria) che si apre in alcuni crescendo inarrestabili. Impossibile restare fermi. E Michael Amott? La cosa piu' bella del disco e' il modo in cui la sua chitarra si fonde con gli altri strumenti: precisa ed efficace nelle ritmiche, con alcune scelte di suoni davvero belle, non soffoca mai il feeling generale delle canzoni in un mare di distorsioni e si permette delle finezze notevoli, come i passaggi riff-arpeggio della mega-groovy "Angel of Betrayal". Quando poi partono gli assoli...beh, lascia spesso e volentieri esterefatti: mai una sbavatura, mai un'esagerazione (i pezzi non sono mai troppo lunghi), ma colate e colate di feeling e una capacita' naturale di far progredire le canzoni attraverso l'assolo stesso, senza spezzare il fluire del brano con inutili esibizioni. In questo il taciturno svedese si mostra perfetto discepolo dei suoi grandi maestri, da Uli Roth a Frank Marino a Michael Schenker, senza per altro esserne mera copia.
Potrei andare avanti per ore a parlare della bellezza di ogni singola canzone, brani che letteralmente scoppiano di salute e energia, ma non voglio esagerare: porgete l'orecchio, troverete l'andamento cadenzato e orecchiabile di "Until the Morning Comes", il ritmo saltellante di "Per Aspera ad Astra", il riffone sabbathiano di "Escaping the Fools" (con crescendo finale da brivido), la brillante slide di "On Dark Rivers", la potenza esplosiva della finale "Mantra" e tanto altro ancora. Questo e' solo un assaggio di quanto troverete in questo fantastico album. Se davvero pensate di amare la musica in ogni sua forma, non potete fare a meno degli Spiritual Beggars. Fate vostro "Ad Astra" senza esitazioni: non lo toglierete dallo stereo fino alla fine dell'anno.

NOTA: l'edizione giapponese del disco contiene due bonus tracks di ottimo livello e percio' ne consiglio caldamente l'acquisto.

VOTO: 1/1
Lorenzo
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INFO:
Anno: 2000
Etichetta: Victor
Durata: 64.48 minuti
Homepage: http://hem2.passagen.se/beggars/home.html
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