Mettiamo subito in chiaro una cosa: in questo album potete trovare
-nell'ordine- batteria elettronica, campionatori, tastiere e voci filtrate.
Qualcuno potra' alzare lo spadone e gridare "Morte agli infedeli, questo non
e' metal!", ma sfido chiunque a fare un'affermazione del genere dopo aver
ascoltato il disco in questione. Questo e' metal, altroche', e della miglior
specie anche! Se gia' Passage lasciava intuire quale strada avrebbero
intrapreso i Samael in futuro, Eternal e' la conferma di tutto quello che la
band aveva promesso. E visto che ultimamente molti si divertono a fare i
reazionari in modo incredibilmente forzato (ma c'era veramente bisogno dei
Metalium e dei Freedom Call, per esempio?), non e' facile trovare un gruppo
che abbia il coraggio di andare controcorrente e di seguire la propria
naturale evoluzione, lontano da canoni predefiniti.
Metal, dicevamo: non
spaventatevi se ascoltando Infra Galaxia vi sembrera' di essere su di
un'astronave lanciati verso lo spazio profondo, perche' potrebbe anche
essere vero. E vi capitera' spesso di avere sensazioni del genere durante
l'ascolto di Eternal, perche' quest'album e' maggiormente incentrato sulle
sensazioni, sulle atmosfere, tanto che l'aggressivita' cieca di Passage (che
era frutto anche della superba produzione di Sorychta) compare solamente a
tratti, dosata col contagocce.
Eppure questo lavoro da un certo punto di
vista risulta anche piu' estremo del suo predecessore, ma si tratta di una
violenza sottile e psicologica, non sguaiata ed esteriore. Un album da
Capitani Spaziali, insomma! Sentitevi Year Zero o Nautilus and Zeppelin o
Ailleurs (un titolo che piu' azzeccato non si puo') ad esempio, poi mi
saprete dire. Benvenuti a bordo dell'astronave Samael. Si prega di
allacciare le cinture di sicurezza. Buon viaggio.