RAGE - ghosts
Ottobre 1999
1999
55.40 minuti
Di una cosa sono certo: questo disco non manchera' di stupire. Ad un primo ascolto si tratta di un album sulla falsariga di "XIII", dove pero' l'orchestra si fonde meglio con i suoni elettrici. Un ascolto piu' attento rivela pero' che "Ghosts" e' piu' maturo del precedente, e sotto molti punti di vista decisamente piu' controverso.
Innanzitutto e' un concept: l'odissea di un fantasma dalla morte all'aldila', una storia molto introspettiva che tocca temi scottanti come la vita oltre la morte o l'amore eterno e infinito.
Inoltre la potenza e' sparita: se la melodia continua a farla da padrona nella proposta dei Rage, la potenza viene messa in secondo piano. Si preferisce insistere sugli arrangiamenti, sulle trame orchestrali, piuttosto che sui muri di chitarra.
Poi arrivano le tastiere: anzi direi veri e propri sintetizzatori a giudicare dal suono (ascoltare "Spiritual awakening" per credere), suonati dal fido Wolff danno certamente "colore" alla musica, ma inevitabilmente allontanano dai sentieri sicuri del power.
Infine la voce di Peavey: credetemi se vi dico che cosi' ispirato non l'avete mai sentito!
Iintendiamoci, il cd non e' composto solo da musiche d'atmosfera, ballads e quant'altro, ma se vi aspettavate un ritorno a sonorita' vicine ad album come "Black in mind" vi deludera' in modo indicibile. Se invece avete apprezzato il precedente, e non mancate di riascoltare con piacere "Lingua mortis" potrebbe dirvi molto, soprattutto perche' certi discorsi orchestrali che su "XIII" erano appena abbozzati (anche per non rubare troppo spazio agli strumenti elettrici) qui trovano la loro naturale evoluzione. Come detto c'e' piu' coesione tra le due componenti, probabilmente perche' l'orchestra e' stata campionata (ma il risultato signori toglie il fiato!), o forse perche' Peavey ha acquisito una maggiore dimestichezza con questa nuova dimensione della sua creatura; anzi una cosa che salta all'orecchio e' la varieta' dei suoni usati. Non piu' solo batteria-chitarra-voce ma un autentica "coralita'" di tutti gli strumenti (o surrogati degli stessi) coinvolti; piu'' di cosi' c'e' solo il superamento della forma canzone per comporre una vera e propria opera, e non ci siamo troppo lontani!
In effetti seguire la musica con le liriche sotto mano e' un' esperienza, a tratti paragonabile alle scene piu' toccanti di film "positivi" come ad esempio "Ghost" (un must per il sottoscritto!), e precedenti musicali rilevanti secondo me vanno ricercati in quella "Everything under the sun" degli Extreme (Sempre per l'atmosfera estremamente positiva che vi si respirava) che in molti hanno dimenticato troppo in fretta.
Credetemi questo e' l'ennesimo passo avanti dei Rage, in una evoluzione infinita che li ha portati a questo punto ad aver toccato quasi tutto lo scibile Metal degli ultimi quindici anni; a quando un album Folk(-metal)?
L'unica nota stonata in tutto questo e' la band. "Ghosts" e' interamente suonato dalla vecchia formazione, vale a dire da Chris e Spiros Efthimiadis e Sven Fischer, oltre che da Peavey ovvio, mentre tutti sappiamo (e comunque e' scritto nel booklet!) che la nuova formazione e' composta da Victor Smolski e Mike Terrana; questi ultimi saranno in grado di tenere questi standard quelitativi dal vivo? E per il futuro quale apporto daranno alla causa Rage?
Queste sono le uniche domande che attendono una risposta, e il due dicembre prossimo forse avremo un primo riscontro.
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VOTO: 1/1
Marco LG
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