Ormai pare che sia piu' interessante chiedere ai vigili urbani in quale direzione si stia muovendo il metal, piuttosto che andare alla ricerca di qualcosa che affondi le sue radici nelle origini vere di questa musica, un certo genitore scomodo che si chiama blues.
A ricordarcelo, e' Paul Rodgers (storica voce di Bad Company, Firm, The Law, ecc. ecc...), con un disco che resta fedele alla sua saggia proposta.
Dieci perle che costituiscono un diadema elegante, raffinato, sanguigno, emozionale, che tiene il tempo e viene destinato ad una sorta di immortalita' al di fuori degli schemi. Come se tutto quello che oggi viene classificato metal o hard rock non esistesse, attitudine blues elettrica, punto. "Deep Blue" e "Walking tall" paiono scritte sul delta del Mississippi dopo un'infuriata tempesta di Marshall accesi, la dolcezza di "Find a way" esce allo scoperto e strabilia con il suo porsi nuda e cruda fra le cose migliori del Rodgers solista. Echi d'Oriente in China Blue, una canzone che David Coverdale avrebbe sicuramente voluto scrivere con i veri Whitesnake. "Love rains" riporta l'equilibrio nel viaggio elettrico del buon Paul andando a rendere attuali certe sonorita' dei Bad Company. Dopo aver omaggiato con Neil Schon Hendrix, qui Rodgers porge omaggio ai piu' visionari Zeppelin con "Over you" togliendo visionarieta' ed orpelli al duo Page/Plant di "No quarter" (l'album!) e personalizzando il tutto attraverso la propria sensibilita'. "Drifters" arriva, incalzante, una canzone che vorrebbe fuggire sulle autostrade americane in cerca del proprio fulminante sogno, mentre "Freedom" e' una ballad strappalacrime a cui sono stati collegati gli elettrodi di una sedia elettrica. Si torna acustici con "Jasmine Flower" prima della conclusiva monster track, quella "Conquistadora" che chiude il lavoro, intensa, feroce, ispanica, al di la' dei confini temporali, semplicemente splendida.
Insomma, un disco che va diritto nelle autoradio, che va vissuto sulla strada o che vi porta la strada ovunque abbiate occasione di sentirlo, un disco che puzza di asfalto e di Mississippi, di grande classe e di eccellente proposta di scrittura di canzoni, semplici, finalmente.
Purtroppo non vi sara' indicata da nessun vigile, questa direzione. Forse perche' il metal ha rinnegato i propri genitori, forse perche' la domanda che avevate formulato non era corretta, forse perche' Paul Rodgers non porta i capelli lunghi, non indossa certe scarpette, ma fa il suo lavoro benissimo, senza clamori e senza alcun carrozzone sul quale saltare.