|
Fa quasi tenerezza dover tornare a parlare di PAntera Sound. Fino a qualche
anno fa tutti i gruppi che in qualche modo volevano emergere senza troppo
sforzxo dovevano limitarsi a scopiazzare la ricetta dei 4 texani. Devo
ammettere che oggi che la moda imperante e' il korniosmo, con tutte le sue
angoscie e contaminazioni con l'hip-hop, la "panterizzazione iniziava a
mancarmi. "Reinventing the steel" il nuovo album in studio dei Pantera dopo
4 anni, segna un ritorno di quel sound caratteristico, fatto da chi l'ha
inventato e lo sa eseguire meglio. Quasi nulla e' cambiato: riffoni grassi e
carichi di groove, tempi di batteria cadenzati che farebbero fare mosh pure
a un morto (ma Vinnie Paul usa ancora la doppia cassa come tappabuchi) e la
voce da gorilla incazzato di Phil Anselmo. Le canzoni sono tutte molto
trascinanti e potenti a partire dalla pompatissima opener "Helbound" dalle
strofe quasi epiche, fino alla conclusiva "I'll cast a shadow" dove la voce
di Anselmo si riduce a un rantolo feroce da far invidia a Seth Putnam degli
Anal Cunt! In mezzo abbiamo episodi piu' (Relativamente visto lo stato di
devastazione totale in cui versa l'ugola di Anselmo) melodici come
"Revolution is my name" o la doomeggiante "It makes them disappear", forse
la piu' noiosa del disco. In ogni caso un disco piacevolissimo, che non
stanca e fa venir voglia di spaccarsi il collo a furia di headbangin'. Una
manna dal cielo in questi tempi di vocette da castrati e rappettari depressi
con le chitarre. Chi ha orecchie per intendere...
VOTO: 1/1 AnalCunt
|
|