I Fates Warning di "Parallels" l'hanno fatta grossa. Hanno dimostrato che si puo' essere geniali, complessi e ultratecnici senza necessariamente uscire dai confini del concetto di canzone, influenzando cosi' facendo una buona percentuale di band di prog-metal (in particolar modo quelle meno legate a virtuosismi stile "Images and words"). Da un album come "Parallels" hanno attinto a piene mani gli Psyco Drama, interessantissima band americana, nel processo di composizione di "The illusion", datato 1995, piccolo gioiello di metal di pregevole fattura, dalle melodie fresche e coinvolgenti. Ancora oggi, a cinque anni dalla sua uscita, questo album non ha perso un grammo del suo fascino, e si dimostra essere ancora attualissimo e vitale, merito di un songwriting di primo livello e di undici canzoni mai ripetitive o scontate. Il sound e' in generale abbastanza essenziale e chitarristico, e le tastiere, quando sono presenti, operano in sottofondo e si limitano dunque a svolgere un ruolo pressoche' marginale.
L'apertura del disco e' affidata a "The illusion" , inquietante intro strumentale che ci catapulta improvvisamente dentro la prima vera canzone, quella "Dreams to sorrow" cosi' dolcemente aggressiva che mette subito in chiaro le cose: splendida e' la voce di Corey Brown (singer dalla grande personalita', in grado di esprimersi con la stessa intensita' e con la medesima classe sia sui toni medio-bassi che su quelli alti) ed anche il resto della band non e' da meno (con un duo basso/batteria instancabile nel proporre nuove e fantasiose soluzioni ritmiche). "Eyes of a child" si dimostra leggiadra nel suo crescendo vorticoso di emozioni, e si fa amare per la sua melodia sbarazzina e sognante: pause poetiche, accelerazioni repentine, un assolo decisivo e ispirato, il tutto per una canzone che, una volta sentita, sara' difficile togliersi dalla testa. Dopo la strumentale e onirica "Head free" e' il turno di "Long time forgotten", sei minuti di pura e indescrivibile magia, con un Brown semplicemente superbo alla voce. Un pezzo incredibilmente intenso. La successiva e piu' grintosa "Flames" e' dotata di un ritornello che potrebbe fare strage di cuori, mentre con "Castle in the sky" si arriva alla (attesa) ballad del disco. Un arpeggio delicato e celestiale; un piano che, timidamente, fa il suo ingresso. Una melodia azzecatissima e sublime, ma non banale. Aggiungete al tutto la prestazione fenomenale di Brown, e sarete ancora molto lontani anche solo dall'immaginare la straordinaria bellezza di questo pezzo, dedicato dal portentoso singer ad un amico da poco deceduto. Un must, dunque, un capolavoro di canzone. Una volta asciugate le lacrime, l'album riprende la sua aggraziata corsa con le successive, rocciose e dirette (ma sempre particolarmente curate) "World gone mad" e "Jigowatt" (quest'ultima ricca di assoli e cambi di tempo). Se "Castle in the sky" era stato il primo capolavoro del disco, con "From here" arriva il secondo: gli Psyco Drama dimostrano di aver imparato bene la lezione dei Fates Warning e tirano fuori dal cappello una melodia talmente bella e particolare che non avrebbe per niente sfigurato su "Parallels" (e il ritornello riporta curiosamente alla mente quello sincopato di "Eye to eye", proprio da quel disco). Uno di quei pezzi che potrebbe davvero fare storia, senza esagerazioni di sorta. "Shadow of silence" e' la canzone che chiude l'album ed e', almeno questo, abbastanza ordinaria, pur senza essere brutta o noiosa.
Cosa aggiungere che non sia gia' stato detto? Non credo, sinceramente, che, oggi come oggi, "The illusion" sia un album facilmente reperibile. Ma se avete la fortuna di trovarlo (magari tra i dischi usati, non si sa mai!) e vi piace il metal raffinato e melodico, beh, non fatevelo sfuggire, perche' questo disco merita molto piu' di quanto ha effettivamente ricevuto.