Immaginate...un gothic metal potente, tanto da sfiorare in alcuni punti il death metal, degli inserti melodici vagamente jazzati, una chitarra acustica altamente evocativa, il growl piu' devastante ed una voce pulita capace di rendere perfettamente l'atmosfera...immaginate tutto cio' che piano piano va ad unirsi, fino ad arrivare ad una amalgama assolutamente omogenea.
In questo modo forse vi siete potuti avvicinare a quella che e' la musica, l'essenza degli Opeth di questo "Still life".
La band scandinava, una delle realta' di "culto" piu' interessanti sul mercato, cosi' compie una scelta simile a quella compiuta da altre band di quelle zone, contrapponendo la durezza delle chitarre e del growl, alla dolcezza della melodia e del cantato pulito, in questo caso davvero uno dei punti forti del gruppo.
L'arma vincente degli Opeth e' proprio quella del songwriting, curato in maniera perfetta nei riff e nelle chitarre, nelle melodie, nel ripartire giustamente gli attimi potenti e quelli piu' sofisticati e di atmosfera, senza che nessuno dei due prevalga sull'altro; adoro soprattutto come riescano a creare la atmosfera perfetta per quello che stanno cantando senza ricorrere alle tastiere, decisamente abusate in un certo tipo di metal attualmente.
"Still life" e' un'opera complessa, lunga (7 canzoni per 62 minuti di musica, circa 9 minuti di media per ogni canzone!!!), forse anche un pochino pretenziosa, ma che non per questo perde di fascino ed intensita'.
Basta prendere la prima, stupenda, canzone "The Moor" (la migliore secondo me, insieme a "Moonlapse Vertigo"), un'opener perfetta, per rendersi conto dell'eccellente lavoro svolto dal gruppo su questo disco: negli 11 e passa minuti si passa tranquillamente da una intro arpeggiata con la chitarra acustica a dei riff taglienti e potenti, accompagnati da un distruttivo growl, per giungere infine ad un finale assolutamente da infarto con la sola chitarra acustica che accompagna le sognanti vocals pulite, perfette nel saper interpretare il momento e l'atmosfera.
E la qualita' si mantiene sempre alta e costante per tutto il disco, senza cadute di tono o altro; d'altro canto c'e' da dire che il growl pur essendo ben inserito nella struttura sonora del gruppo in certi punti rischia di essere abbastanza fastidioso, soprattutto se non si e' abituati a certe sonorita' e c'e' soprattutto da dire che "Still life" pur riuscendo a catturare subito l'ascoltatore, e' un album di difficile ascolto, sia per la lunghezza di ogni singola canzone, sia per la quantita' di elementi presenti, alcuni dei quali emergono solo alla lunga alle orecchie degli ascoltatori.
Comunque sia "Still life" si candida sicuramente come uno dei dischi piu' interessanti di questo 1999 ed e' un disco consigliato non solo a chi gia' conosceva ed apprezzava il gruppo (oddio, questo era abbastanza scontato...) ed a chi ama le atmosfere sognanti del gothic metal, ma anche a chi vuol trovare un disco affascinante, complesso, ben suonato e sempre sorprendente dopo ogni ascolto.