MAGNUM - chase the dragon (1982)
Marzo 2000
I Magnum sono stati per due decenni un vero e proprio oggetto misterioso dell'hard rock inglese: amati da molti critici, poco conosciuti dal grande pubblico e perseguitati da problemi di "businness", hanno saputo tuttavia forgiare un suono unico, in bilico tra robustezze hard rock e melodie molto inglesi. Il quintetto britannico, guidato dalla fascinosa chitarra di Tony Clarkin e dalla splendida voce del cantante Bob Catley, ha inanellato nel corso degli anni una serie di dischi memorabili che solo ultimamente sembrano aver ottenuto un certo riconoscimento. Merito anche dell'operato dei Ten, la grande speranza dell'hard rock inglese di fine Anni Novanta, che piu' di una volta hanno tributato il dovuto pegno all'ispirazione tratta dal songwriting di Clarkin. Le recenti collaborazioni tra Gary Hughes (leader dei Ten) e Bob Catley hanno fruttato tra l'altro un paio di ottimi dischi letteralmente figli dei migliori lavori dei Magnum. Per chi si voglia avventurare sulla strada della loro musica, questo "Chase the Dragon" rimane, a mio giudizio, una pietra miliare.
Hard rock, pomp rock, melodic progressive rock...quante definizioni sono state date per il suono di questa band? Eppure tutte le etichette sembrano essere futili e sfuggenti. Sentite come si apre il disco, con le epiche note di "Soldier of the Line": l'inizio d'atmosfera, con la declamatoria voce di Catley in bella evidenza, si sviluppa con un crescendo quasi marziale, punteggiato dalle tastiere. Il battagliero ritornello e' da veri brividi e si stampa a fuoco nella mente. L'eleganza della scrittura di Clarkin e' tutta chiusa in questo brano, che, pur rimanendo di facile presa, non disdegna l'elaborazione formale. Seguite il progressivo dipanarsi delle trame musicali e ditemi se non ho ragione. Forse qui sta tutto il magico segreto dei Magnum: riuscire a costruire in pochi minuti un piccolo universo musicale, che non stanca mai anche dopo ripetuti ascolti. Sulla stessa linea si muove anche la successiva "On the Edge of the World", piu' ritmata e hard, dotata di graziosi inserti tastieristici, mai invadenti e ben coordinati con la chitarra. "The Spirit" e' una specie di ballad dal forte sapore medievaleggiante: Clarkin pizzica un arcano arpeggio, che esplode in un memorabile refrain, prima di essere ripreso e doppiato da suoni di clavicembalo e concludersi in una elettrica invocazione. Notevole anche il testo, perfettamente in linea con la qualita' del brano. Il capolavoro del disco e' pero' la seguente "Sacred Hour" (una canzone simbolo della band); non ci sono davvero parole per descrivere la magica atmosfera evocata da questo brano: una magniloquente introduzione tastieristica ci trasporta lontano tra le nuvole in mezzo al consesso di chissa' quali divinita'...il dolce canto di Catley introduce un testo di rara fascinazione ("All of my dreams that fell through and had tasted so sour, take second place in my mind for this one sacred hour..."), che si innalza in un intenso ed epico refrain; il brano si trasforma poi in una formidabile cavalcata, sempre punteggiata dalle classicheggianti tastiere di Mark Stanway. Una canzone stupenda che meriterebbe di essere davvero riscoperta.
Totale mutamento di atmosfera per la seguente "Walk in the Straight Line", riffeggiante canzone dal sentore americano, con una chitarra pulsante e facili combinazioni strofa-ritornello, anche se la classe inglese dei Magnum risolve questo brano senza cadere nelle solite banalita' hard rock. "We All Play the Game", piena di umori folk (sentite il solo di tastiere medievaleggianti e il ritmo agreste) e' una pausa quieta e affascinante prima del brano piu' hard del disco, "The Teacher" che, nel bel mezzo del ritmo incalzante, piazza uno stacco nuovamente di stampo classico-barocco, senza che suoni in alcun modo posticcio o fuori luogo. Il disco si chiude poi con "The Lights Burned Out", classica ballata inizialmente per solo piano e voce, interpretata col solito trasporto dall'ugola dorata di Catley. Una bella canzone che, personalmente, ricorda proprio certi lentoni dei Ten.

La recente edizione rimasterizzata di questo grande disco (stampata dalla Castle Records, con esaurienti note biografiche) comprende anche alcune chicche: ci sono quattro brani dal vivo, presi da un EP dell'epoca, tra cui spiccano le stupende versioni di "Sacred Hour" e "Back to Earth", trascinante brano quasi NWOBHM; inoltre c' e' una vecchia B-side, l'affascinante mid-tempo di "Long Days Black Nights".

Fasciato dalla bella copertina di Rodney Matthews, che incarna perfettamente lo spirito fantasy dei brani, "Chase the Dragon" e' un disco che resiste perfettamente all'usura del tempo, nonostante siano passati quasi vent'anni dalla sua pubblicazione. In poco piu' di mezz'ora si nasconde un mondo sonoro raramente percorso da altri musicisti. Partite anche voi alla caccia del drago, non rimarrete delusi!

VOTO: 1/1
Lorenzo
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INFO:
Anno: 1982
Etichetta: Jet Records
Durata: 35.27 minuti
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