Quando si parla di glam si pensa subito ad un tipo di rock tutto lustrini e paiettes, si pensa a uomini col rossetto, e a donne procacissime, si pensa all'America e soprattutto a Los Angeles, e si pensa ai Motley Crue, la band che piu' di tutte ha incarnato lo spirito festaiolo del genere.
L'album che vi presento e' forse il migliore del quartetto, anche se non possiamo ignorare che il successivo "Girls girls girls" sia piu'' noto, anche per il fatto che vendette di piu''. Tuttavia pezzi come "Smokin' in the boys room" sono stati per chi scrive e per molti di coloro che leggeranno veri e propri inni generazionali, e la maggiore freschezza di questo "Theatre of pain" lo pone indiscutibilmente ai vertici della produzione dei Crue.
Dicevamo che si tratta di un quartetto, per la precisione abbiamo a che fare con Vince Neil (voce) e Nikki Sixx (basso) spesso citati come i piu'' bei maschietti del music biz, Mick Mars (chitarra) un uomo tanto sottovalutato da essere invisibile per anni, Tommy Lee (batteria) piu'' noto al giorno d'oggi per essere stato il marito di Pamela Anderson che per i suoi trascorsi musicali.
La musica e' metal, di questo non bisogna avere dubbi, certo pero' non e' power e nemmeno thrash, ma e' semplicemente fatta di tanto divertimento; molto ritmo quindi condito con una voce soprattutto melodica e una chitarra a dare il sale al tutto; batteria doppiata da campanacci, assoli forse non ipertecnici ma sempre puntuali e godibili, urletti e falsetti del frontman, cori inverosimili, e altre trovate spettacolari.
Si parte con "City boy blues" e l'atmosfera si fa subito allegra, con Neil ad accompagnarci sempre piu'' dentro questo party sonoro. Naturalmente non mancano pezzi piu'' "duri", piu'' vicini al precedente album "Shout at the devil"; ad esempio "Louder than hell" e' un bel mattoncello, che pero' sempre non sfigurerebbe in uno di quei party losangeleni da telefilm. Il primo lato si chiude con una bella ballad, specialita' dei gruppi glam da sempre, "Home sweet home" e' comunque dolce e sognante, lontano dai cliche' piu'' triti e quindi tutto fuorche' scontata.
Ma non finisce qui, e la side 2 del vinile ci regala perle come la iperveloce "Use it or lose it", la ritmata "Save our souls", e la conclusiva "Fight for your rights". Tutti pezzi che invitano il piedino a muoversi, e la testa a non pensare. Le liriche spesso sono maschiliste ma anche questo fa parte del gioco; anzi se vogliamo quello del sesso e' un tema venuto a mancare nel metal ultimamente, mentre qui come in tutta la produzione glam se ne parla in termini sempre molto "goderecci", quindi piacevoli da un punto di vista sia maschile che femminile.
Un disco che ha quattordici anni ma che ancora oggi si fa ascoltare con piacere. Forse i party pieni di belle donne e musica rock in sottofondo non andranno piu'' di moda, ma il fascino di albums come questo rimane immutato. D'altra parte come lo stesso Neil disse una volta: "It's only rock 'n' roll".