LIVING COLOUR - stain (1993)
Aprile 2000
"Funk Metal". Con questa riduttiva definizione (o l'ancor piu' generico termine "crossover"), nel periodo a cavallo fra anni '80 e '90 veniva indicato un eterogeneo schieramento di band difficilmente accomunabili in altro modo: sto parlando di artisti come Extreme, Primus, Mind Funk, Faith No More e Living Colour. Desiderio di rompere gli schemi, pur non volendo abbandonare del tutto la forma-canzone, influenze eterodosse E nessun timore nell'affrontare il passaggio da nomi di culto a vendutissimi artisti overground in rotazione su MTV… Un periodo creativo interrottosi prematuramente (complice anche il repentino cambio di rotta delle major statunitensi, colte da raptus livellatore ed infatuate dalla piu' rassicurante omogeneita' grunge…"Teenage Angst Has Paid Off Well", avrebbe poi detto qualcuno), durante il quale pochissimi gruppi sono riusciti ad evolvere il proprio stile senza smarrirsi lungo il cammino. I Living Colour rientrano sicuramente in questa ristretta cerchia. "Scoperto" da Mick Jagger ed arrivato subito al successo con Vivid, debutto datato '88, il quartetto capitanato dal geniale chitarrista Vernon Reid non ha mai smesso di correre sul filo del rischio e della sperimentazione, indurendo progressivamente il proprio stile. Nel giro di cinque anni, il gruppo coloratissimo ed in grado di affiancare solari hits quali "Glamour Boys" (sempre da Vivid) e "Solace Of You" (dal secondo "Time's Up") a composizioni dalla carica heavy non indifferente come "Cult Of Personality" e "Time's Up" e' giunto alla spigolosa intransigenza di "Stain". Gia', perche' il terzo album dei Living Colour, pur non rinunciando alle potenzialita' soul-melodiche della splendida voce di Corey Glover, si presenta enigmatico ed introverso all'appuntamento con l'ascoltatore: pur contenendo moltissimi spunti ed idee, il risultato complessivo appare monolitico ad un primo approccio, richiedendo ripetuti ascolti per essere penetrato e compreso. La produzione e' volutamente diretta e tagliente, con arrangiamenti intelligenti ma privi di abbellimenti eccessivi (spesso durante gli assoli non e' sovraincisa nessuna chitarra ritmica, rendendo l'impatto decisamente "live") ed inserti elettronici ed industriali perfettamente inseriti all'interno di diversi brani (su tutti la grande "Auslander", durissimo incrocio fra funk, metal e grintosa melodia nera). Difficile scartare anche una singola composizione: esibizioni di rabbia iconoclasta ai limiti dell'hardcore incastonate fra riff intricati ("This Little Pig", le accelerazioni di "Mind Your Own Business"), melodie sull'orlo dell'orecchiabilita', tuttavia disinteressate a prostituirsi "vestendosi a festa" per assecondare le radio ("Ignorance Is Bliss", "Leave It Alone" e "Bi"), brani soul dell'anno 3000 (gli archi alieni di "Nothingness", un brano vibrante al punto da rapire l'anima) ed inquietanti mutazioni di temi zeppeliani rivisitati in chiave personalissima (il guitarwork di "Postman"). Dal punto di vista strumentale spiccano le continue invenzioni di Vernon Reid (intento a scavare nel clangore metallico di feedback e distorsione per estrarne riff personalissimi ed assoli di matrice free-jazz che piegano la dissonanza al volere della creativita') e la versatilita' della sezione ritmica, costituita dal drummer Will Calhoun e dal nuovo entrato Dough Wimbish al basso, in grado di imprimere un formidabile groove anche ai passaggi piu' heavy. Un simile assalto sonoro non riesce comunque ad intimorire l'ugola di Glover, artefice di interpretazioni memorabili in quanto ad intensita' e feeling, del tutto all'altezza della fondamentale tradizione musicale afroamericana.
Stain rappresenta l'epitaffio di un gruppo che ha saputo affrontare la materia rock con la giusta attitudine di ricerca (testimoniata anche in sede di concerto da esibizioni all'insegna della sperimentazione e di alchimie inedite rispetto alle studio-version dei pezzi) ed un'integrita' sempre piu' rara da riscontrare nelle nuove leve.
Per ogni amante del rock duro, conoscere un simile album e' una questione di cultura, oltre che di piacere auditivo.

VOTO: 1/1
Tiziano
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INFO:
Anno: 1993
Etichetta: Epic
Durata: 53.35 minuti
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