KENZINER - the prophecies
Febbraio 2000
Metal classico, un pizzico di prog e tanti richiami alla musica classica. La ricetta e' sempre la stessa da qualche anno, tanto che comincio a chiedermi se davvero non ci sia nessuno che non ne possa piu'. Questo "The prophecies", secondo lavoro dei Kenziner, ha tutte le carte per piacere ai fan di Rhapsody, Edguy, Stratovarius, e chi piu' ne ha piu' ne metta, e' prodotto bene ed e' anche sufficentemente accattivante; ma e' totalmente inutile! Non aggiunge una virgola al discorso power che da un paio di anni viene portato avanti dai soliti grandi nomi, e se gia' questi sono spesso accusati di essere sterili riciclatori di idee altrui, potete immaginare cosa ne esce per questo cd! Il produttore e' David T. Chastain, attualmente una delle menti dei Zanister, ed infatti il suono e' caldo e leggermente ruvido come quello del debut di questi ultimi, e solo la mano infausta di un guitar-hero di fine anni ottanta poteva permettere a certe voglie di protagonismo strumentistico di prevalere. Non sono rare infatti le occasioni in cui Jarno Keskinen si lascia trasportare e si adopera in una esibizione totalmente sterile della sua tecnica chitarristica, accompagnato dal giovane Mikko Harkin con le tastiere stile clavicembalo. Sono bravi, non c'e' dubbio, ma in questo modo i brani perdono senso. Unica nota positiva fra tante critiche il cantante: Stephen Fredrick ha una voce calda ed espressiva, e per una volta non e' il solito clone di Tate/Kiske.
Il vero problema nel recensire questo disco e' che oggettivamente non si puo' definire brutto, ci sono certo anche dei pezzi scadenti, ma nel complesso si lascia ascoltare volentieri, e' che dopo una settimana di ascolto finira' inevitabilmente a prendere polvere su uno scaffale. E' infatti caratteristica peculiare di queste produzioni in serie alla lunga stancare, e non venitemi a parlare di fedelta' al genere e coerenza perche' di dischi che portano contributi originali in giro ce ne sono, anche in questo ambito, basta pensare all'ultimo Kamelot per esempio.
Fra le dieci tracce che compongono "The prophecies" quelle che rimangono in testa sono paradossalmente quelle brutte, e cioe' essenzialmente un paio: "Trail of tears", che vorrebbe essere epica ma riesce invece a fare sbadigliare piu' di una volta e la ballad/polpettone "Like a paradise", un pezzo dove il pathos i nostri decidono di metterselo in tasca e di non tirarlo fuori nemmeno nel finale esageratamente retorico. Quelle migliori invece risultano essere le tracce piu' veloci, gli assalti speed per usare un termine moderno, fra le quali troviamo "Eternity", con le sue duemila scale al minuto eseguite alternativamente da chitarra e tastiera. Oppure qualche mid-tempo alla Malmsteen, con l'assolone centrale prolisso ma tutto sommato non odioso come "Through the fire". L'album si chiude con dieci minuti di title-track, un tempo infinito occupato quasi totalmente da parti strumentali fuori luogo, quasi irritanti. Probabilmente voleva essere una suite, ma il risultato finisce col non assomigliarvi neppure. Finale peggiore penso proprio che i Kenziner non potessero scegliere.

VOTO: 1/1
Marco LG
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INFO:
Anno: 2000
Durata: 61.11 minuti
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