Una confezione alquanto spartana e una copertina a dir la verita' non proprio favolosa costituiscono il biglietto di presentazione per gli statunitensi Jacobs Dream, ennesima band dedita alla rivisitazione del classico metal anni '80. Se e' vero che per la maggior parte dei nuovi gruppi (mi riferisco soprattutto alle cosiddette "power-bands") gli anni ottanta significano soprattutto Helloween e Accept, le cui melodie sono state sfruttate e copiate all'inverosimile, i Jacobs Dream hanno il pregio di tentare di fare qualcosa di diverso, mirando al suono di gruppi piu' "colti" (e cult) come Crimson Glory, primi Fates Warning e primi Queensryche (al tutto aggiungiamoci qualche riff di chiara origine maideniana). Niente di particolarmente innovativo o geniale, dunque, ma un lavoro decisamente accattivante, che sa crescere piano piano nelle orecchie dell'ascoltatore, abbastanza vario e interessante, magari senza la pretesa di voler essere quello che obbiettivamente non puo' essere. Tra le dodici canzoni che compongono il disco (che dovrebbe essere quello di debutto) forse solo un paio sono quelle sottotono, mentre la media qualitativa delle altre e' davvero ottima, cito per esempio l'epica opener "Kinescope" e la dolcissima semi-ballad "Tale of fears" (che ricorda certi sognanti passaggi acustico/tastieristici di "Rage for order" dei Queensryche), con un ritornello e un assolo centrale veramente bellissimi e toccanti. Su tutto spicca la voce dello straordinario singer David Taylor, autentico portento dotato di un'ugola d'oro e di un'estensione vocale immensa, che purtroppo a volte indugia un po' troppo sui registri alti (per non dire che i suoi acuti alla lunga risultano anche leggermente fastidiosi). Veramente un peccato, perche' nei momenti piu' rilassati, quando e' "costretto" dalla struttura della canzone ad adeguarsi a toni medio-bassi, dimostra di essere davvero un signor cantante, che si ispira chiaramente a Midnight dei primi Crimson Glory (sentitelo per esempio nella recitata "Mad House of Cain", una canzone che e' chiaramente un richiamo a quel capolavoro di emozione chiamato "Lost reflection"), a Bruce Dickinson e al Geoff Tate di "The warning". A completare un gruppo tutt'altro che tecnicamente scarso ci pensano due chitarristi che sanno essere sia aggressivi che melodici (certi assoli sono veramente dei piccoli masterpiece) e una sezione ritmica preparata e precisa, anche se, in qualche occasione, un po' monotona. Ad aggiungere un qualcosa in piu' alla miscela sonora della band ci pensano le tastiere e i sintetizzatori, usati sempre in modo parsimonioso ma convincente, che arricchiscono e rendono piu' varie le composizioni, come hanno insegnato i Queensryche di Rage for Order.
"Jacobs Dream" si rivela essere, in ultima analisi, un ottimo album di metal egregiamente suonato, che potrebbe attrarre soprattutto tutti coloro che sono rimasti delusi dagli ultimi album degli Iron Maiden o che non hanno capito le trasformazioni anni '90 di gruppi come Fates Warning o Queensryche. Comunque, mi ripeto: non fermatevi al primo ascolto, questo non e' il solito disco clone di una band senza futuro, ma un album che rappresenta il punto di partenza per delle probabili evoluzioni future. Restate sintonizzati, quindi, e se ne avete l'opportunita', ascoltate la loro cover di "Queen of the reich" (presente su un tributo ai 'Ryche che dovrebbe uscire prossimamente). C'e' da rimanerne stupiti....