INKUBUS SUKKUBUS - wild
Novembre 1999
Paganesimo medievale da supermercato.
Gli Inkubus Sukkubus avevano fatto uscire il loro ennesimo album, e anche stavolta non si vedevano grosse novita'. Il Gatto Fenriz lascio' che la memoria corresse liberamente agli esordi del gruppo inglese per aiutarsi a capire.
Si ricordava degli Incubus Succubus (prima che cambiassero consonanti nel loro nome) perche' il loro primo album "Belladonna & Aconite" (datato 1993) conteneva 14 canzoni della quali 12 presentavano lo stesso assolo di chitarra. Non proprio identico, intendiamoci, ma comunque erano leggere variazioni del medesimo assolo, come se fosse un piccolo marchio di fabbrica. Il secondo album "Wytches" proponeva il marchio solo su 7 canzoni su 15, ed era sicuramente l'album migliore della loro carriera.
I dischi successivi avevano portato poi leggere evoluzioni sonore, cosicche' la medievalita' delle composizioni aveva gradualmente ceduto il posto a soluzioni piu' darkeggianti. Non erano album eccelsi, ma sempre e comunque abbastanza melodici e lineari.
Cosi', al ritmo di un album all'anno, ecco che adesso era arrivato "Wild". Un leggero passo indietro, un piccolo ritorno alle origini pagane. Ascoltando ad esempio la canzone "aradia" pareva proprio di trovarsi in pieno medioevo ai tempi dell'inquisizione. Era una vera e propria cantilena che ora saliva e ora scendeva al ritmo della bella voce di Candia.
Le caratteristiche fondamentali del gruppo erano in fondo sempre le stesse. Tutta la melodia e il fascino delle canzoni erano generati dalla vocalist, che se anche non aveva una voce particolare dava comunque alle composizioni il suo timbro pulito, deciso ed accattivante. Il ruolo di chitarraio era coperto da Tony McKormack che sulle canzoni "lord of the flame" e "storm" rispolverava addirittura il suo vecchio e glorioso cavallo di battaglia, il famoso assolo-marchio seppellito anni fa come un'ascia di guerra in tempi di pace. La batteria era campionata e, come spesso succede, alla lunga poteva risultare monotona e pure snervante. Era programmata da Tony.
I brani poi spesso iniziavano con una melodia realizzata con vari effetti di synth che all'inizio potevano anche piacere, ma alla decima canzone (su 15) cominciavano a risultare ostici. E chi li poteva aver curati, se non il Tony?
In altre parole, questo gaio figuro risultava essere la vera palla al piede del gruppo (formato inoltre da un bassista e un bodhranista che probabilmente apparivano solo in concerti live). Un guaio grosso quindi, se in piu' si considerava che Candia pareva aver perso un po' della propria freschezza vocale cercando di cambiare il proprio timbro ed ottenendo invece come solo risultato il mettere in bella mostra i suoi veri limiti.
Che fine avevano fatto certi gioiellini del passato? Era infatti impossibile dimenticare songs quali "the rape of maude bowen" presa da "Wytches"...
Non che "Wild" fosse un pessimo disco, perche' vi erano belle canzoni anche se non troppo originali (come la ballad "bright star"), solo che era un vero e proprio spreco. Di energie, di idee e di soldi. Gli Inkubus Sukkubus risultavano essere i fratellini oscuri dei Blackmore's Night, ma erano lontani anni luce dalle composizioni del menestrello Ritchie. Il Gatto Fenriz mugolo' di dispiacere, perche' sapeva che con poche idee era inutile prolungare la durata di un disco oltre l'ora. E si rammaricava anche che un gruppo abbastanza promettente si stesse rovinando con le proprie mani.
Ma se intendevano continuare a fare uscire un disco all'anno...

VOTO: 1/1
Pazuzu
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INFO:
Etichetta: Resurrection Records
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Durata: 64.03
Anno: 1999
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