Ho comprato questo disco quasi per caso. Mi ero recato dal mio rivenditore di dischi preferito con l'intenzione di prendere tutt'altra roba, devo essere sincero, inutile negarlo. Non so spiegarmi come sia andata, ma e' un dato di fatto che, sopresa delle sorprese, da quel negozio ne sono uscito stringendo in mano "4", l'ultimo cd dei tedeschi Fair Warning. Misteri inspiegabili. Copertine che incitano all'acquisto scriteriato. Nomi di band citate un po' ovunque che risuonano nelle pareti della mente, come sussurrati messaggi subliminali ai quali e' difficile dir di no. Non c'e' una logica ben precisa in tutto questo, se non, forse, la logica della pura curiosita'. La cara, vecchia, sana curiosita'.
Dunque, eccomi qui, da perfetto ignorante in materia e da semplice neofita dell'AOR e del class metal, alle prese con il disco di una delle band di punta del genere, uno di quei gruppi i cui album sono attesi da centinaia di migliaia di melodic-rocker sparsi in tutto il mondo. Una bella responsabilita', insomma.
Per fortuna questo e' tutt'altro che un album di difficile interpretazione, e risulta lontano dall'essere uno di quei lavori da ascoltare decine e decine di volte prima di venirne a capo. "4" e' infatti "solo" un piu' che discreto album di rock melodico fatto ad arte, superbamente arrangiato, senza complicazioni inutili o esperimenti rischiosi, dal quale traspare l'amore del gruppo per le scintillanti melodie del class metal di matrice americana. Poche pretese, poca filosofia, ma tanti ritornelli stellari e una miriade di pezzi che si stampano nella testa fin dal primo ascolto. Divertire, allietare. E' questo l'obbiettivo primario della musica dei Fair Warning, i quali non si vergognano di essere troppo accessibili e ruffiani, non ci tengono ad essere ostici o sofisticati, se ne fregano di apparire retro'.
Ascoltatevi "Heart on the run", singolo di una dinamicita' sbalorditiva: classico esempio di come aprire un sipario nel modo piu' accattivante possibile. O "Forever" (anche con i titoli i nostri non sono il massimo dell'originalita'), introdotta da un riff nel piu' classico stile hard rock e suadente nel suo dispiegarsi. La sinfonia di "I fight" non deve essere sottovalutata, mentre si distacca in parte dalle coordinate AOR la conclusiva "For the young", regale e maestosa nel suo pomposo incedere. Ovviamente non mancano all'appello le ballads: la piu' convincente (e la meno zuccherosa) e', a mio avviso, la sentita "Break free" (che non ha niente da invidiare agli hit-single di un Bon Jovi o di un Bryan Adams qualsiasi), sicuramente uno dei momenti di maggior intensita' del disco. Le altre troppo spesso oltrepassano quei confini con il pop piu' cialtrone e risultano, talvolta, addirittura imbarazzanti (chissa' quanto venderebbe una canzone come "Night falls" se fosse cantata dai Backstreet Boys!). Ma sono peccati veniali, piccoli difetti in un disco vivace e fresco, che non puo' non convincere gli amanti della melodia e dei ritornelli in puro Dokken-style. E che potrebbe avvicinare anche qualche "defender" in cerca di morbide emozioni, sempre che si decida a riporre per un attimo lo spadone e i discorsi folcloristici su "true-metal", "fede", "coerenza" e baggianate varie.
Un album, "4", non fondamentale, non straordinario, tutt'altro che originale, ma piacevole e colorato, solare e (fondamentalmente) divertente. Dategli un ascolto.