Uno dei capisaldi del black metal e' sicuramente quest'album degli Emperor,
un vero capolavoro del genere. Quando usci', il black metal era ancora
nella sua forma piu' primordiale, non c'erano tutte le contaminazioni di
oggi, e soprattutto non c'erano ancora i Dimmu Borgir e i Cradle of Filth,
era ancora un genere per pochi.
Gli Emperor nonostante la giovanissima eta' (ai tempi erano appena ventenni)
sfornano un primo album che fa impallidire per quanto e' bello! Violento,
malvagio, epico, anzi no, piu' che epico direi proprio maestoso. La voce
stridula di Ihsan narra delle fredde terre della Norvegia, di spiriti
maligni, di stregoni, di viaggi astrali, le chitarre velocissime intessono
riff dalle trame oscure, ma nonostante la pensantezza del suono creano delle
melodie incredibilmente evocative alle quali si accompagnano le tastiere che
aggiungono un effetto corale di un impatto allucinante. Una delle cose che
poi mi impressionarono di piu' quando senti' per la prima volta quest'album fu
la batteria, veloe, potente, il tempo tenuto sul ride a una velocita'
pazzesca, rullate e doppia cassa creano un effetto tipo tempesta, sembra che
tutti gli elementi si stiano scontrando tra di loro.
La song iniziale, "Into the infinity of toughts", e' secondo me il capolavoro
assoluto, nei suoi nove minuti lascia l'ascoltatore esterrefatto per la sua
bellezza. Una canzone che riesce a trasportarti la' dove la mente non osa
avventurarsi, e' quasi un'esperienza mistica.
Qualcuno si potrebbe aspettare i soliti testi satanici e banali, invece gli
Emperor stupiscono anche in questo. A parte la conclusiva "Inno a Satana",
che e' una canzone bellissima, se poi uno non e' d'accordo con l'argomente
trattato e' un altro paio di maniche, i testi delle canzoni non sono per
nulla banali. A parte l'uso di arcaismi che risultano molto efficaci, i
testi parlano delle terre del nord, di spiriti, di magia, cmq sempre con un
liguaggio altamente metaforico che lascia la ricerca del vero significato
all'interpretazione personale dell'ascoltatore. Cosi' ci si trova di fronte a
canzoni del calibro di "Cosmic keys to my creation and times" o "I am the
black wizards" (seconte in quanto a epicita' solo alla gia' citata "into the
infinity..."), i cui testi sono davvero complicati, anche perche' foruno
scritti dal defezionario Mortiis, oppure la grandiosa "The majesty of the
night sky", vi assicuro che il titolo e' azzeccatissimo per questa canzone,
oppure si possono ascoltare "Beyond the great vast forest", che ha delle
melodie davvero oscure, "Towards the pantheon" o "The burning shadows of
silence".
Insomma un album che sa prenderti e trasportarti con la sua maestosita'
evocativa.
Gli Emperor hanno esordito dimostrando subito di quale pasta erano fatti
(anche se i componenti erano attivi gia' da anni nell'underground nordico e
facevano parte del famigerato Inner Circle), dimostrando che il loro nome
non era solo dovuto alla presunzione di un gruppo di ragazzini ma che
calzava a pennello alle reali qualita' tecnico-compositive della band (in
particolare ai due mostri Ihsan e Samoth, vere menti e motori degli Emperor)
e negli anni sono sempre stati capaci di sfornare album all'altezza del loro
nome, cambiando, ma restando pur sempre fedeli al loro stile, anche se un
capolavoro come questo e' irripetibile.
Dunque, se vi piace il black metal, quello vero, se siete incuriositi da
questa band anche se non avete mai sentito nulla, andate a cercare questo
album, anche perche' oggi e' stato ristampato e se non erro e' stato
impreziosito da una bonus track del calibro di "Fine day to die" di Bathory
coverizzata dal combo norvegese, e vi assicuro che e' davvero una cover da
paura.
Bene, that's all folks!!