DEMONS & WIZARDS
Dicembre 1999
La prima sensazione che ho provato al momento di ascoltare per la prima volta questo disco e' stata, incredibilmente, di fastidio. Perche'? Perche', e scusate il paradosso, sono stato letteralmente SPIAZZATO dalla PREVEDIBILITA' di questo album. Ma non fraintendetemi: non voglio dire che questo disco sia scontato o banale... tutt'altro! I pezzi sono bellini, suonano freschi e sicuramente sono in grado di avvincere chi ascolta per l'elegante uso delle (belle) melodie, per i riff grintosi che li compongono, e per il gran feeling e la classe con cui sono suonati. La prevedibilita' sta tutta nel fatto che questo e' un disco degli Iced Earth con i cori dei Blind Guardian! "Bella scoperta!", direte voi... D'altronde si tratta pur sempre del side project del chitarrista (e compositore) dei primi e del cantante dei secondi! D'accordo... Ma il fatto e' che l'unione dei due stili suona, se non forzata, quantomeno non perfettamente omogenea... In pratica si ha quasi l'impressione di sentire due band diverse suonare, con una sensibilita' diversa (e questo e' il punto!), le stesse canzoni. Non dico che sia come ascoltare The Dark Saga e N.I.M.E. contemporaneamente (anche se penso che la frase renda vagamente l'idea), ma e' chiaro che quando ascolto i riffoni di Schaffer sento chiaramente la mancanza della voce sofferta di Barlow (che e' perfetta per gli Iced Earth) e, allo stesso modo, continuo a ritenere che la base piu' adeguata per sostenere il cantato (a scanso di equivoci, qui indubbiamente stupendo) di Kursch siano e restino le costruzione sonore dei Blind Guardian. Insomma... Si puo' proprio dire che l'unione di due grandi musicisti (quali sono Jon e Hansi) non raggiunge i livelli qualitativi delle due band madri: ne' quelli eccelsi dei Guardian, ne' quelli (sempre molto buoni) degli Earth. Un brutto disco, allora? No, proprio per niente! Come dicevo all'inizio si tratta di un lavoro comunque godibile e piacevole, davvero una bella ventata di aria fresca in un panorama asfittico come quello del power metal attuale. E a forza di riascoltarlo, si riesce anche a superare un po' l'empasse dovuta all'imperfetto amalgama sonoro.
Ma andiamo un po' piu' nel dettaglio, a partire dall'ottima produzione di Jim "Control Denied" Morris, decisamente piu' scarna e meno pompata di quella dei Blind Guardian. Questa forse e' l'unica vera novita' per quanto riguarda Kursch: essendo che i cori sono meno imperiosi, la sua voce e' qui molto piu' in risalto che sugli ultimi dischi dei Guardian... E che voce! Calda, intensa, incredibilmente raffinata... si puo' proprio dire che Hansi non abbia mai cantato cosi' bene! Che poi si aiuti parecchio per superare i suoi limiti con la tecnologia di studio e' evidente (dal vivo non sara' MAI in grado di ripetere certe soluzioni), ma il feeling che emerge dalle sue corde vocali e' indubbiamente notevole. Il risultato, quindi, e' qualcosa di meno esplosivo dei cori dei Guardian, ma che e' comunque affascinante, nel suo alternarsi di momenti piu' dark ed inquietanti (i piu' presenti) ed altri piu' eterei.
Il songwriting riesce, alla fin fine, ad essere spontaneo e fresco, nonostante qualche "citazione" di troppo qua e la': nel corso dell'album emergono riferimenti a lavori (lascio a voi scoprire quali e dove) di Uriah Heep, Black Sabbath, Bruce Dickinson, Queensryche, persino Blackmore's Night e, naturalmente, Iced Earth e Blind Guardian... ma per una volta bisogna dire che queste suonano tutto sommato trascurabili, e sicuramente si puo' parlare piu' di ispirazione che non di scopiazzatura (e fidatevi che di solito sono uno che su queste cose non transige!)
Per il resto, c'e' da dire che Schaffer fa effettivamente un grande lavoro sulle ritmiche di basso e di chitarra, e perfetti sono i comprimari Mark Prator (gia' batterista degli IE) e, di nuovo, Jim Morris (che, oltre a produrre, suona anche degli ottimi - non invadenti - assoli di chitarra).
Se vogliamo parlare dei pezzi, ad emergere chiaramente sono l'opener Heaven Denies (forse il pezzo piu' "Guardianiano" in assoluto del disco), la darkeggiante Poor Man's Crusade, la "speedy ma melodica" Blood on My Hands (con un bridge e un chorus veramente suggestivi... unico difetto l'evidente derivazione "Mirrormirroriana" di certi passaggi vocali), l'affascinante Path Of Glory (e va beh... qui non posso proprio fare a meno di dirlo che l'arpeggio viene da The Wizard degli Heep e il riff da Sabbath Bloody Sabbath... perdonatemi!) e il miniconcept composto dalla trilogia finale. Ma su tutte, il pezzo che si distingue in assoluto di piu' e' la stupenda Fiddler On The Green, nuovo grande capolavoro semi acustico che ci offre piu' di un brivido per l'intensissima prestazione di Hansi e per il notevole lavoro folkeggiante delle chitarre.
Per concludere, non posso che ribadire la bonta' di questo disco, che e' tutto fuorche' un capolavoro, ma che e' comunque un lavoro non banale che si ascolta con piacere... Per il futuro c'e' solo da augurarsi che sul prossimo album (gia' promesso ai fan... d'altronde che questo vendera' uno sfacelo si sa gia' in partenza), la coppia riesca a conoscersi meglio e ad amalgamare meglio le loro sensibilita' musicali, andando cosi' a superare quello che e' il difetto piu' evidente di questo lavoro.

VOTO: 1/1
Purple74
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Anno: 2000
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