DEATH ANGEL - act III (1990)
Febbraio 2000
Parlando di thrash vengono in mente molti gruppi, alcuni ancora oggi in attivita' altri purtroppo scomparsi da tempo, fra questi ultimi rientrano i Death Angel una delle migliori promesse per il genere a inizio anni novanta. Quando infatti per altri si cominciava a parlare di stanchezza, di riciclaggio di se', questi cinque ragazzi pubblicarono un album di carattere come questo "Act III", dimostrazione di come non sempre anche evere qualcosa di originale da dire serva ad emergere. E l'originalita' qui davvero non manca, d'altra parte stiamo parlando di una band che al suo esordio pubblico' un violentissimo strumentale di quasi dieci minuti ("The Ultraviolence"), sempre fuori dagli schemi quindi pronta a guadagnare sul campo quello status di "grande fra i grandi" che mai le riusci' di ottenere, nonostante un contratto major (Geffen) e tre album uno migliore dell'altro. Come il titolo suggerisce questo e' l'ultimo capitolo della discografia del gruppo, che in seguito venne abbandonato dalla casa discografica per seguire il trend grunge, e contiene alcuni pezzi davvero patricolari a partire dallo splendido spaccato acustico di "Veil of deception": un brano che comincia con solo la chitarra ad accompagnare una voce melodica ed armoniosa eppure che inquieta e riesce alla fine a scuotere l'anima dell'ascoltatore, e non sara' possibile restare fermi. La presenza di una ballad poi contribuisce a quel senso di straniamento che provoca tutto l'album. "A room with a view" pero' non e' la solita canzone d'amore, anzi l'amore (almeno quello fra uomo e donna) non c'entra proprio; il protagonista e' un uomo anziano, forse addirittura un caro estinto, e il risultato meravgliosamente commuove. Stiamo parlando comunque di thrash, e di una proposta che nasce in quel contesto, non mancano quindi veri e propri assalti frontali, brani violenti e ben strutturati come "Disturbing the peace", dove le parti vocali vengono sputate sull'ascoltatore mimando tutto il disprezzo per il mondo che le liriche vogliono trasmettere. Non possiamo dimenticare infatti che questa musica nasce fondamentalmente per esprimere rabbia, quella covata nei bassifondi di metropoli sempre piu' caotiche, sempre piu' noncuranti. Il disco si apre con "Seemingly endless time", una cinica constatazione della vacuita' del tempo; difficile essere d'accordo, eppure l'incedere estremamente controllato del pezzo non lascia spazio nemmeno per un ultimo, inutile e avventato, moto di ribellione. Ma "Act III" vive di emozioni forti e "The organization", un invito a delinquere talmente trascinante da dare una carica davvero pericolosa, e' forse il pezzo migliore di tutto il platter. Dall'incedere quasi marziale e' dotato di un ritornello talmente ruffiano da restarvi in testa per giorni a suggerirvi le peggiori cose, siano esse incubi suburbani o rituali misteriosi. Provate, c'e' tutto un mondo da conquistare!

VOTO: 1/1
Marco LG
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INFO:
Anno: 1990
Durata: 44.50 minuti
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