L'amata/odiata Noise Records decide finalmente di fare un grande favore al suo glorio-so catalogo, ristampando, dopo assidue richieste della band stessa, quasi tutto il mate-riale dei Celtic Frost (rimane fuori solo il controverso "Cold Lake"). E' d'obbligo dire "finalmente", visto che le CD-version finora presenti sul mercato non rendevano giusti-zia alla grandezza e visionarieta' della musica, specialmente di questo "Into the Pande-monium". Ora invece ci troviamo di fronte ad un prodotto curato, con tanto di foto ine-dite, note esplicative, remastering molto efficace e soprattutto diverse chicche musicali che propongono, in una scaletta parzialmente rinnovata, praticamente tutto il materiale registrato dai CF per le session del disco e i susseguenti Ep.
Pensate a cosa doveva essere la scena heavy metal nel 1987, con il thrash da una parte, le modaiole (e popolari) band di L.A. dall'altra e una scena europea in fermento ma lontana dall'essere solida come al giorno d'oggi. E in mezzo a tutto questo piomba un disco letteralmente inclassificabile come "Into the Pandemonium", terzo lavoro per la band svizzera. La crescita del trio capitanato da Tom Warrior e' incredibile, se parago-nata ai primi dischi, interessanti ma non cosi' innovativi: anche se oggi i nostri orecchi sono piu' abituati a stranezze e crossover nell'ambito estremo, non si puo' non rimanere esterrefatti di fronte alla portata di questo lavoro, la cui carica avantgarde doveva essere esplosiva allora e rimane intatta adesso.
I Celtic Frost sono fra le poche band dall'approccio davvero "obliquo" alla materia me-tallica; la cosa piu' impressionante e' che, sepolti in questo "pandemonio", ci sono tutti i semi delle evoluzioni extreme metal che abbiamo sentito in questi anni. Volete incal-zanti riff death metal, cambi di tempo e assoli estranianti nella migliore tradizione sve-dese? Ecco "Inner Sanctum". Cercate inquietanti combinazioni di arpeggi e riff, con voci angoscianti e andamento strascicato? Ascoltate "Mesmerized". Siete appassionati della combinazione metallo & strumenti classici, magari con una bella voce femminile, come insegnano i Therion? Troverete quello che cercate nella pomposa "Rex Irae (Re-quiem)", chiosata dalla breve "Oriental Masquerade". O, ancora meglio, ascoltate l'accoppiata "Tristesses de la Lune" - "Sorrows of the Moon", lo stesso brano in due differenti versioni: la prima in chiave orchestrale e inquietante, con sfoggio di violini e cantato operistico in francese, la seconda invece totalmente elettro-metallica; un espe-rimento fantastico in materia di fantasia negli arrangiamenti (non a caso "Sorrows..." e' stata coverizzata proprio dai Therion). E ancora: vi piacciono le commistioni assurde techno-metal, magari un poco goticheggianti? I due remix della bizzarra "One with their Pride" fanno al caso vostro. Poi ci sono "soltanto" belle canzoni: "Babylon Fell" e "Caress into Oblivion" sono vibranti brani thrasheggianti, magari eseguiti rozzamente (il gruppo non e' mai stato un concentrato di tecnica), ma senza dubbio arrangiati con gusto e notevole impatto. Impatto che non manca anche alla cover di "Mexican Radio" dei Wall of Voodoo, sorta di embrione di certo death n'roll moderno. Un brano che vi rimarra' in testa molto facilmente, cosi' come succedera' per "I Won't Dance (The Elder's Orient)", la mia canzone preferita del disco, un assurdo ibrido tra death metal e cori soul-funky, a testimonianza di un'apertura mentale che a mio parere si trova raramente anche in questi tempi di rimescolamento selvaggio. "The Inevitable Factor" e' un'inedito, proposto in due versioni per quanto riguarda i vocals, normali o piu' aggres-sive. Ultimo inedito e' un'altra cover, "In the Chapel, In the Moonlight", brano origina-riamente cantato da Dean Martin, che viene trasformato in uno strambo inno marziale.
Non credo che le parole siano sufficienti per esprimere la forza dirompente dei brani di "Into the Pandemonium". Questo e' un disco importante che ha segnato un vero punto di svolta per un certo modo di intendere il metal. Se gia' conoscete i Celtic Frost, fatevi un favore e prendete questa nuova bellissima versione del loro capolavoro. Se invece non avete mai ascoltato nulla del camaleontico suono degli svizzeri...questa e' l'occasione buona per rifarvi. Consigliatissimo.