BLACK WIDOW - sacrifice
Settembre 1999
CBS / Castle Communications & Repertoire Records / Abraxas
Ovvero: sembra assurdo, ma le tematiche di un certo metal di certo non sono iniziate nel metal, sono venute "da fuori".

Jim Gannon.
Il concetto, il gruppo, il disco, tutto parte da questa mente.
Per la prima volta l'occultismo entra a far parte dei testi di un album rock, ai confini del prog ed agli albori dell'heavy metal.
Uno dei primi album veramente maledetti, che usci' a pochi mesi di distanza dal debutto dei Black Sabbath (anche se "Sacrifice" venne concepito nel 1969, quindi godrebbe di diritto della palma di iniziatore del genere), una ventata di novita' nel campo delle tematiche liriche del rock.
Di sicuro una delle piu' promettenti opere prime di un gruppo, dove si raccontano storie di antichi riti diabolici, di lotte fra luce e tenebre, di Salomone e Astaroth, quelle stesse tematiche poi riprese da King Diamond in maniera meno biblica e poetica e da moltissimi altri gruppi a venire.
La band (inizialmente un sestetto), confeziona queste canzoni utilizzando particolari soluzioni strumentistiche: organo e piano (Zoot Taylor), sax, flauto e clarinetto (Clive Jones), batteria (Bob Bond), chitarra acustica ed elettrica (Jim Gannon) e voce (Kip Trever).
Le danze vengono aperte da un Hammond e dalla sua introduzione a "in ancient days", una chiamata del male invocata da un essere giunto alla tredicesima vita. Un riff che si sviluppa su coordinate rhythm and blues fine anni sessanta, arricchito ed innovato da fiati e tastiere. Insomma, un'apertura "dark" la definiremmo oggi, non heavy.
"Way to power" invece cambia di colpo le carte in tavola. Fra una citazione di Astaroth e dell'Apocalisse, lo sfondo disegnato dai fiati, dai cambi di tempo, e dai cori, diventa spazio atemporale, o se vogliamo, una rappresentazione dell'eternita'.
Il colore del flauto e' quello che predomina nell'introduzione di "Come to the Sabbath", canzone oggi simbolo del gruppo grazie alle numerose cover portate sui palchi e sui dischi da diverse bands.
"Conjuration", invece, si colora con le percussioni che ci invitano ad una sorta di danza macabra nevrotica e ci porta alla conclusione della prima parte del lavoro.
"Seduction" e' una ballata con alcuni stacchi che potrebbero anche riportare a dei jazz ensemble, con quella bossa nova che fa tanto Santana e che sembra fuorviare dal tessuto maligno dell'intero disco.
"Attack of the demon" invece e' piu' compatta, con l'armonizzazione affidata all'organo (non c'e' praticamente chitarra ritmica!), e sulla lunga distanza pare la canzone piu' fuori dagli schemi di tutte le altre.
"Sacrifice", invece, si avvale di un riff semplice e martellante, che segue il ritmo impostato dal flauto. In fondo si tratta di un boogie, nel quale prende vita la lunga improvvisazione strumentale. Anche in questo caso, non c'e' traccia di assolo di chitarra e l'intervento di Gannon e' per l'esplosione finale prima del rientro a chiudere il cerchio come nell'introduzione del brano.
Un disco di culto per molti, visto che le mosse successive della band furono decisamente sotto tono rispetto al loro esordio. Un'opera prima che fece gridare ben piu' che allo scandalo per via di leggende e chiacchiere (chiacchiere?) sulle pratiche occulte seguite dai componenti del gruppo che venivano raffigurate anche nei loro live acts, purtroppo mai ripetuta per intensita' e cattiveria.
Cattiveria, questa volta, peggiore della violenza fisica dell'heavy metal estremo, quella cattiveria psicologica, quel terrore che ti chiude lo stomaco, quella sana e perversa paura che non ti abbandona se ti lasci trasportare da quest'album dei Black Widow.
Se vogliamo, il dark e' iniziato qui. Un debutto, l'inizio di un genere, un capolavoro, un disco che e' un distillato di malvagita'.
Inutile tentare paragoni con il "male" rappresentato oggi da artisti rock e metal, dovremmo dimenticare lo splatter, la truculenza e la violenza verbale, oltre a 29 anni di cultura in progresso per cercare solo di capire la forza dirompente che ebbe questo platter.
E poi, da oggi, il primo che mi viene a dire che un disco non e' cattivo se: non ha i growl, non ha assoli fulminanti, non ti mangia vivo con l'impatto, si ascolti Sacrifice per una settimana. Se non lo ricoverano, sicuramente capisce cosa significa cattiveria in un disco. Da 29 anni a questa parte!
Per dovere di cronaca, infine, e' stata recentemente stampata la prima versione di "Sacrifice" che contiene anche le parti vocali femminili (poi ricantate da Kip Trevor in toto) di Kay Garret ("Return to the Sabbath", Black Widow records) ripescata da un acetato prodotto da una session unica di registrazione di tutto l'album, forse ancora piu' inquietante della versione poi ufficialmente rilasciata dalla Cbs. Ci pensate ad una Lady Astaroth?

Per la versione in vinile, potete mandare una e mail alla Abraxas di Firenze; per la versione in cd, correte nella sezione links, ciccate su "Black Widow" e... Come to the sabbath!
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