VERSIONE UNO
Un disco inclassificabile, come e' nella norma per quelle espressioni artistiche dotate di spessore lontano dagli stereotipi, questo terzo capitolo dei Braindamage.
Una filosofia di vita portata artisticamente in musica, aggressione sonora resa palpabile da composizioni che respirano al posto dell'ascoltatore, annichilendo.
Se forzatamente dovessi trovare degli accostamenti, altro non potrei dire che questo disco suona esattamente Braindamage, nulla di meno.
Un disco da avere, una perla di questo fine millennio che e' gia' proiettata nella coscienza di millenni a venire, che non conosce la dimensione dello spazio e del tempo e si limita a diventare pensiero, paranoia, urto, voce amplificata dell'angoscia, sadico contrappunto alla consapevolezza dell'essere qualcuno in un mondo di nessuno.
Cosa state ancora leggendo? Procuratevelo, sarete grati a voi stessi perche' le frontiere della percezione orami sono solo un lontano ricordo.
Perdersi in Collapse e' un'esperienza da vivere.
Un calcio nel culo ai villaggi organizzati di coloro che si appropriano dell'arte degli altri, ai testi alla Masini travestiti da leggende bretoni, a tutta la fantasy di una frustrata come la Zimmer Bradley.
Un benvenuto nella realta', bastardi, quella che fa male, quella vera.
Viaggio senza ritorno, missione impossibile, totale perdita delle proprie certezze, crisi delle convinzioni, insomma, un benvenuto nel mondo.
VERSIONE DUE
Paesaggio metropolitano.
Notte.
Squarcio di luce abbagliante scuote il sonno del protagonista, portandolo istantaneamente dal sonno rem alla coscienza, sporca, vile e bastarda di una vita spesa al largo dalle proprie convinzioni.
Dettaglio della pupilla, che riflette il fuoco sulla citta'.
Piano lungo sulla camera, le finestre esplodono per lo spostamento d'aria.
Trillo della sveglia.
Era un sogno.
"and smile like the children do when it's their turn to attack life".
Collapse.
Il tragico risveglio, la consapevolezza, il demone del fallimento dietro l'angolo, l'imperitura tensione di un'anima in perenne ricerca di una tranquillita' talmente effimera da sfociare nella resistenza passiva alla colata di suoni e pulsioni che eruttano dagli speakers.
Un altro disco di questo periodo che non urge etichetta, che non si degrada a prodotto da supermarket, che dimostra ancora una volta (perche' purtroppo ancora se ne avverte la necessita'), che la creativita', che l'arte, che l'uomo stesso non hanno bisogno di uniformita', di catalogazioni, ma vivono nella loro essenza liberi e indomiti pur essendo calati in un mondo sostanzialmente di merda.
"Your life runs dry you will die. Forgotten"
Collapse
e' tutto questo, e' anche di piu'. E' un tarlo che resta attaccato alle sinapsi, si impadronisce di pensieri e di sogni e se ne infischia di quello che l'host ha deciso, la volonta' e' del braindamage.
Classico esempio di come possano convivere Voivod, Killing Joke e Blue Oyster Cult se si ha la capacita' di metabolizzare, condire con i Mekong Delta, guardando oltre le mentalita' ottuse di tutti coloro i quali se hanno una sola certezza e' quella di sapere che gli Stratovarious fanno power metal perche' lo leggono sui flyer pubblicitari della casa discografica.
Certo, non e' musica per gli stolti, per i superficiali, qui si entra nell'inferno dalla porta di servizio, ma lo scherzo e' che quella porta la potrete aprire solo dall'esterno.
"Unleashed forever beyond Time and Space I will change Spirit into Matter"
Collapse.
"Sent here by the King, King of Madness"
Quindi, nessun rifugio, oltre all'affronto smaccato della realta' nuda e cruda.
L'unico interrogativo che rimane aperto e': "chi muove i miei fili? Sono forse io il braindamage?". Alla prima domanda non c'e' risposta, alla seconda ciascuno trovi la propria, anche se la mia pallida convinzione e' che il moderno Prometeo si possa insediare nella mente dell'ascoltatore ma non ne diventera' mai parte comune, si stacchera', perche' nemmeno il Braindamage ha chiara la propria missione.
Collapse.
"and miss Theodora says: "Get out of here"
ma non c'e scampo, non c'e' via d'uscita apparente, non c'e' altra speranza se non il prendere posto e combattere, in silenzio, perche' le rivolte che partono dalle menti sono ben piu' pericolose di quelle che nascono urlando per le strade.
"Will you get my feelings when you must hold your breath?"
Collapse.
"The river Is the frontline", e la si deve raggiungere, anche se il fiume fosse ghiacciato, anche se si dovesse aver paura delle correnti, anche a costo di se stessi. Anche questo e'
Collapse.
"Dumb since no one shall hear me crying", ed al primo lamento subito si arriva alla consapevolezza, il tuo incubo preferito e' tornato a divorarti, nelle melodie che ti rivoltano anche lo stomaco, nelle inutili scappatoie di un volume appena intelligibile, questo bastardo poltergeist non ti molla piu', diventando parte di te.
Collapse.
"I will do to you what you've done to me" non e' la legge del taglione, e' la disperata ricerca di una giustizia dove nessuno puo' ambire a speranze ultraterrene, dove nessuno puo' ormai urlare perche' la gola gli e' stata ormai tagliata, perche' ormai e' una voce solitaria nel deserto alla quale e' stato sottratto anche il conforto di un'eco, e' semplicemente
Collapse.
"Secret agent, I am Braindamage"
e qui il segreto diventa verita' palese. La consapevolezza. Il collasso della propria cecita', la terribile verita' buttata in faccia senza tanti complimenti, ecco cosa genera
Collapse.
Caos, ordine, anarchia, disciplina, nero, bianco, grigio, torri, placche, termini che si rincorrono nel terzo lavoro dei Braindamage, il piu' completo, il piu' bastardo, il piu' geneticamente alterato, il piu' serial killer dei tre.
Di sicuro uno dei dischi che devono essere ascoltati, amati, consumati, interiorizzati...
Come? Ora mi portano via per incitamento alla rivolta?
Paesaggio metropolitano.
Notte.
Quattro camici bianchi portano il protagonista per i corridoi sterili di una clinica.
Elettrodi spuntano dalla vestaglia maltrattata.
Dettaglio della pupilla, che riflette solo il terrore della consapevolezza.
Piano lungo sulla camera, le finestre vengono chiuse per evitare una fuga suicida.
Fuori, intanto, si prepara un'esplosione.
Forse non era un sogno.