BORKNAGAR - quintessence
Aprile 2000
Mi aspettavo molto da questo nuovo album dei Borknagar, una band partita dal black metal, ma che con il precedente "The Archaic curse" aveva saputo dimostrare una interessantissima evoluzione verso uno stile ibrido e personale, in una miscela esplosiva di death, black, una spruzzata di heavy metal classico ed atmosfere epiche (come nella stupenda "Universal", canzone capace di causare sensazioni incredibili nel sottoscritto) e molto, molto altro (addirittura l'hard rock anni 70 faceva capolino con l'immancabile hammond in "ad noctum"); ma devo ammettere che questo "Quintessence" in parte mi ha deluso.
Infatti la band, perso tra l'altro l'ottimo batterista (morto per overdose quest'estate) ha optato per un ritorno in parte al black metal di natura sinfonica, facendo un passo indietro nell'evoluzione di un proprio sound personale ed originale.
Non che la band se la cavi male anche nelle canzoni piu' potenti, veloci e maligne, anzi, la potenza e la melodia sono ben calibrate, la band suona sempre bene ed anche il nuovo batterista ci sa fare senza risultare affatto noioso. Il fatto e' che canzoni come "Rivalry of fortune", il brano che apre l'album, le potrebbero comporre dei Dimmu Borgir qualunque (non me ne vogliano i fan della band norvegese, ma non mi hanno mai detto molto...).
Fortunatamente nei brani piu' "calmi" la band tira fuori tutte le sue qualita', compresa la voce pulita di Vortex, decisamente bella ed evocativa, (a differenza del suo growl, presente nella maggioranza delle canzoni, sopportabile, ma piatto), riuscendo ad avvicinarsi alle migliori canzoni del precedente album con il trittico "The presence is Ominous" (canzone caratterizzata da un cantato epicissimo, ma anche assolutamente singolare), "Colossus" (con protagonisti assoluti il cantante Vortex e le due chitarre che duellano alla grande creando suoni ed atmosfere davvero belle) e la conclusiva "Revolt", la canzone piu' riflessiva dell'intero lavoro.
Tra i difetti da segnalare anche una produzione sicuramente potente, ma a tratti confusa a causa dell'estrema ricchezza di suoni che la band riesce a creare; e non basta neanche la presenza dietro il mixer del "guru" Peter Tagtren (leader dei deathsters "Hypocrisy") a migliorarla.
In conclusione "Quintessence" e' un album sicuramente valido, ma che vive su due binari differenti: la parte piu' black, ben fatta, ma a tratti scontata e la parte piu' riflessiva, dove le capacita' compositive della band escono allo scoperto.
Comunque sia un disco ricco di suoni e di sfumature che ha bisogno di molti ascolti per essere assimilato, ma che non riesce ad andare oltre al discorso portato avanti con "The archaic curse" (ma che anzi fa un piccolo passo indietro...), risultandone alla fine non cosi' bello.
A questo punto non rimane altro che godersi questo album ed aspettare il prossimo, per vedere se la band riuscira' a fare finalmente quel salto di qualita' che ha nel suo DNA e che la porterebbe ad essere una delle realta' piu' interessanti europee del metal...

VOTO: 1/1
Alby
home
INFO:
Anno: 2000
Etichetta: Century Media
Distribuzione: Self
Durata: 42 minuti
back