Grazie ai buoni uffici di amicizie altolocate (^__^) mi sono capitate fra le mani delle cassettine con nientepopodimeno che le registrazioni di tre dischi di band hard-rock della Mongolia! Ora, chiaro che difficilmente troverete dalle nostre parti gli artisti in questione, ma li presento su queste pagine un po' per semplice curiosita', un po' perche' non si sa mai che qualcuno di voi lettori faccia un viaggio in Asia e trovandosi a far passare pile di Cd nei mercatini di Shangai o Ulan Bator potrebbe chiedersi "Chissa' chi sono questi PinkoPallino..."
Delle band citate sopra, i piu' simaptici sono gli Hurd, fautori di un buon heavy metal pesantemente influenzato da Iron Maiden, Helloween e Scorpions. L'influenza tedesca e' marcatissima soprattutto nelle prime traccie (vorrei potervi riportare i titoli, ma sono tutti scritti in caratteri cirillici! Che sia una band russa?) che ricalcano chiaramente le orme delle "zucche". Qui' e la' negli altri brani piu' veloci ci sono spunti che ricordano gli Heavens Gate (e tutte gli Helloween-clones), mentre nei mid-tempos e' l'influenza di Steve Harris e soci a farla da padrone. Nel disco ci sono anche un paio di ballate piu' soft mica male. A rendere tutto particolare ci pensa il cantato in lingua madre (sempre su toni alti), dalla fonetica curiosa e accattivante. Onestamente, questo "Best Collection 2", tra l'altro ben registrato, suscita molta simpatia se pensiamo che viene dalla Mongolia, ma il contenuto musicale non e' molto diverso da quanto abbiamo ascoltato fino alla morte negli ultimi anni.
Gli Haranga pare che siano una band storica della scena rock mongola. In effetti dalla foto che ho visto sul libretto del Cd, sembrerebbero piuttosto anzianotti, e la loro carriera ha gia' 4 dischi in carniere a partire dal 1989. Registrato in Germania, "The Sound of the Century" offre ben 14 brani che vanno dal roccheggiante mica male ("Hilenstet Harts" e "Amiddaa biye biyee hairla") con buoni riff di chitarra, al melodico intimista ("Blues", un titolo, un programma) al francamente noioso. In generale si puo' parlare di un sound melodico-orecchiabile ostruito su belle chitarre e giusti inserti di tastiere, conditi dal cantato sempre originale per le orecchie occidentali: molte melodie hanno un bel flavour oriental-folk. Alla fin fine sembra quasi che i nostri Haranga abbiano suonato con mezzi moderni brani invece propri della tradizione popolare, creando un ibrido affascinante anche se noioso sulla lunga distanza. Ne e' la prova il "Best of Haranga", una raccolta di 12 ballate o semi ballate ottime per far passare l'insonnia. Certe cose sono accostabili a Scorpions e Bon Jovi, altre a canzoni tradizionali (come "Uma Hum"), ma il resto e' davvero un po' pesante da digerire.
Comunque tanto di cappello al coraggio di questi musicisti. Suonare rock in un paese come la Mongolia non deve essere per nulla facile.