Abbiamo gia' detto, 1999 come anno dei tributi.
In attesa degli Aerosmith e degli Ufo, ecco affacciarsi un quanto mai curioso cd, non un sequel del famoso "A call to Irons", ma un all star game che si diletta in undici canzoni del repertorio della Vergine di Ferro.
Partiamo con i punti dolenti: "Wrathchild", "Running free", "Phantom of the opera" e "Iron maiden" sono cantate da... Paul Di Anno!!!!! Ovvero: come mi autoributo, tanto queste canzoni le canto da quando sono uscite. Me le suonano altre persone, ma le canto io, e le altre del tributo sono tutte della Dickinson era, per cui non mi toccano.
Scelta quantomeno discutibile (anche se continuo per motivi affettivi, forse, a ritenerlo il vero cantante dei Maiden, nonostante tutto), e soprattutto non il punto piu' alto del lavoro a livello di interpretazione vocale (sik!)
Una volta tanto, non ci sono né Varney né Kulick a mescolare le carte, ma Lea Hart (ve li riordate i Fastway?), responsabile anche di grande parte del guitar work (ovviamente, essendo egli un axe man) e degli arrangiamenti dei brani.
Certamente, Steve Overland degli FM non e' a suo agio, né in "Can I play with madness", tantomeno in "Run to the hills", mentre Steve Grimmett (ora nei Lionsheart) rinverdisce le linee vocali prettamente NWOBHM (del resto, sua creatura fu quel fantastico gruppo chiamato Grim Reaper), inasprendo "2 minutes to midnight" e "Number of the beast", Gary Braden massacra "The trooper".
Grandiosa invece la performance di mr. Doggie "Rainbow" White, sia in "Hallowed be thy name" (davvero stellare, per altro!) che in "The evil that men do", ed ascoltando Doogie in questa occasione ci si chiede quale sia il motivo del suo silenzio discografico, dopo che mr "night" Blackmore ha accantonato il progetto Rainbow. Sicuramente, non avesse accettato di rientrare fra i ranghi dei maiden zio Bruce, lui non avrebbe di certo sfigurato, avendo peraltro una voce adatta al songwriting maideniano (chi ha detto che Harris scriveva comunque i pezzi fregandosene del timbro vocale di Bailey?). Trattasi di grande singer, sto ragazzo e le sue performance valgono quasi tutto il cd.
Da qualche parte (visto che mai booklet fu piu' avaro di questo!) c'e' anche il riffing di due mostri della sei corde come Paul Quinn dei Saxon e di Bernie Torme' (hola', mate! Chi si risente, eh?), oltre a Dave Colwell dei Bad Company.
Alla fin fine, se proprio volete tutto cio' che e' correlato ai Maiden, qui almeno Doogie White e Steve Grimmet forniscono prestazioni piu' che degne delle canzoni che interpretano.
Al tutto, aggiungete pure un arrangiamento meno Harrisiano delle canzoni e piu' "straight - guitar oriented", in modo da rendere tributo anche al songwriting della scuola New Wave of British heavy Metal piu' pura e poi fate voi.