AA.VV. - holy dio - a tribute to the voice of metal
Agosto 1999
Century Media
Il 1999 ci riserva un altro tributo, dopo i numerosi gia' usciti e quelli schedulati (Maiden e UFO su tutti), e stavolta la caratura non e' affatto seconda al mai giustamente considerato "Humanary stew" offerto ad Alice Cooper. Ovviamente di Ronnie James Dio ne potremmo parlare per ore, dagli Elf ai Rainbow, alla carriera solista, ai Sabbath, alle indiscrezioni che trapelano relativamente al suo prossimo disco dove recupera Craig Goldie alla chitarra... Ma cosa dicono di lui i 19 musicisti presenti in questo doppio cd?
Mi limito a segnalare le parti che piu' mi hanno convinto: a partire dalla "Don't talk to strangers" dei Blind Guardian, la "Children of the sea" dei Jag Panzer, "Sign of the southern cross" dei Fates Warning (ben eseguita, ma decisamente inferiore alla versione Sabbathiana originale della quale manca la malignita'), il gruppo di Uli Kusch rende "Rainbow eyes" forse una delle cose migliori del tributo stesso, con la voce di Henne Basse (singer dei Metalium, side project metal teutonico di Chris Caffery dei Savatage) ad ingentilire questa song. "Long live rock and roll" e' ad opera dei Gamma Ray, che ne escono a testa alta, cosi' come Axel Rudi Pell con Johnny Gioeli alla voce per "Still I'm sad". Il capolavoro dell'album, a mio avviso, e' pero' l'ultima traccia, quella "Temple of the kings" che da quando venne pubblicata nella tracklist di questo tributo mi faceva presagire degli sfaceli. Invece, ecco, la palma di miglior cover la darei proprio agli Angel Dust, un gruppo sempre troppo sottovalutato in questa grande festa che e' l'heavy metal.
Decisamente buona la parte degli Enola Gay che reinterpretano "Heaven and hell", cosi' come gli Steel Prophet alle prese con "Neon Knights".
Assolutamente ridicole entrambe le versioni di "Kill the king", quella ad opera dei Primal Fear che addirittura riesce a far rimpiangere la "Speed king" presente sul loro debut album e quella pedissequamente blackmoriana (e chi potrebbe mai aspettarsi qualcosa di diveso?) degli Stratovarious, davvero fuori luogo alle prese con uno dei loro maggiori "ispiratori". A questo punto, mi rendo conto di quanto sia molto piu' onesta la "Man on the silver mountain" degli Hammerfall, che se non altro non accampa pretese di alcun genere.
Molto interessanti i commenti alle canzoni stilate dalle singole bands all'interno del booklet, che riesce cosi' a fornire qualcosa in piu' delle solite formazioni track by track, risultando un degno compendio ad un doppio album che si colloca di diritto fra i tributi all star che hanno un cuore.
Fra l'altro, 19 canzoni (e che canzoni!) al prezzo di un cd singolo non e' cosa che accade tutti i giorni. Per questa iniziativa del doppio a meta' prezzo, un plauso alla Century Media.
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VOTO: 1/1
Space Captain
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