QUEENSRYCHE - Alkatraz (Milano)
Febbraio 2000
Era dal novembre del 1994, periodo in cui acquistai "Promised Land" e assaggiai per la prima volta la musica del gruppo, che fremevo dalla voglia di vedere i Queensryche in concerto. Ancora oggi maledico me stesso per non essere stato presente allo show che il combo di Seattle tenne in quel di Milano (aprile 1995) nel "Road to Promised Land" tour, fino ad adesso l'ultimo concerto in Italia con Chris DeGarmo alla chitarra, spettacolo che mi dicono essere stato davvero ottimo.
Visto che, con il passare degli anni, la mia passione per i Queensryche e' ulteriormente cresciuta, e' facile immaginare con quale stato d'animo mi sia avvicinato al 27 gennaio, giorno in cui il gruppo avrebbe tenuto a Milano il suo unico concerto italiano del tour di "Q2K". Se il desiderio di vederli suonare live era quindi enorme, con tutta sincerita' temevo (non chiedetemi perche') che le mie aspettative sarebbero state deluse. Avevo il timore di trovarmi davanti ad una band agli sgoccioli, con poca voglia di suonare, o addirittura (orrore!) dinnanzi ad un Tate a mezzo servizio, senza voce. I dubbi mi hanno accompagnato anche all'interno dell'Alcatraz (gran bel locale per un concerto) fino al termine dell'antipasto offerto dai The Tea Party, ottimo gruppo di supporto con un sound a meta' tra i Pearl Jam e la musica piu' sperimentale, che e' stato molto apprezzato dal pubblico milanese.
Dopo un'intro inquietante, i Queensryche si presentano sul palco (un palco privo di amplificatori!) al suono del classico "Revolution calling", e nel momento in cui Tate comincia a cantare ("for a price I'd do about anything.."), ogni minimo dubbio viene istantaneamente spazzato via. Il suono e' ottimo, la band sembra compatta e affiatata, e il singer pare in serata di grazia, come dimostrera' ampiamente lungo tutta la durata delle spettacolo. La scaletta prevede l'esecuzione dei pezzi piu' energici e diretti registrati dalla band dai tempi di "Rage for order" in poi ("The warning", come del resto "Hear in the now frontier", sara' del tutto ignorato), con una predilezione particolare per le canzoni di "Operation:Mindcrime" (dal quale sono stati estratti ben otto brani) e, ovviamente, di "Q2K" (suonato quasi per intero). Non ci sono ballate (tranne la "dovuta" "Silent Lucidity"), non ci sono momenti acustici, non ci sono pause troppo lunghe tra un brano e l'altro. Trascinati da chitarre pesanti come non mai (tanto che i pezzi di "Q2K" ne guadagnano molto in quanto ad aggressivita'), i pezzi vengono eseguiti con una precisione piu' che chirurgica, e non potrebbe essere altrimenti data la caratura tecnica della band. Il concerto e' tutto un continuo fluire di canzoni ed emozioni, una magia durata un'ora e e 3/4, con il gruppo che passa con assoluta disinvoltura dai pezzi "metal" di Mindcrime a quelli piu' "rock" di "Q2K", senza dimenticarsi i momenti piu' importanti di "Empire" (oltre alla gia' citata "Silent Lucidity", Empire" e una "Jet city woman" rimessa a nuovo) ne' di un classico come "Walk in the shadows" (da "Rage for order"). Dispiace sentire la sola "Damaged" (un pezzo incredibile e intenso anche dal vivo) da quel capolavoro chiamato "Promised Land", ma e' doveroso ammettere che le atmosfere rarefatte e progressive di quel disco mal si sarebbero adattate ad una scaletta che voleva essere soprattutto "chitarristica". Se i pezzi tratti da "Mindcrime" sono stati, come era prevedibile, quelli accolti con maggior calore del pubblico, anche i brani di "Q2K", un disco a mio parere molto sottovalutato dai piu', hanno riscosso il loro successo (i cori di "Liquid Sky" e di "The right side of my mind" sono stati cantati a squarciagola da tutti o quasi).
Le prestazioni dei singoli? Beh, partiamo da lui, La Voce, Geoff Tate (conosco gente che e' andata a vedere i Ryche solo per sentirlo cantare): la sua ugola d'oro non pare aver subito alcun danno, ma anzi, sembra quasi migliorare con il passare degli anni, un po' come accade al buon vino. Una performance incredibile, senza la benche' minima sbavatura: insomma, avete presente la PERFEZIONE? Non contento di cantare come solo lui sa fare, il buon Geoff e' come al solito impeccabile pure nel ruolo di frontman (tutto il pubblico pende dalle sue labbra) e eccellente nella sua personale interpretazione delle canzoni, sempre accompagnate da gesti e da espressioni facciali. Chi lo ha visto all'opera durante "Breakdown" (sembrava quasi...impazzito, sul palco) o lo ha sentito tingere di nuovi colori "Jet city woman" potra' senza dubbio confermarvelo. Se prima lo ritenevo il migliore, ora ne sono piu' che mai convinto.
Il chitarrista Michael Wilton (che sembra quasi essere ringiovanito con il passare del tempo!) mostra una classe e una pulizia esecutiva di primo piano, mentre al basso Eddie Jackson esegue alla meglio il suo compito senza improvvisare piu' di tanto (ma e' come al solito velocissimo nella devastante "Needle lies"). Scott Rockenfield si dimostra sempre lo straordinario batterista che tutti conosciamo e Kelly Gray...gia'..e Kelly Gray? Come se l'e' cavata il sostituto di Chris DeGarmo? La sua prova e' stata piu' che buona, ma, soprattutto durante l'esecuzione dei vecchi brani (quelli piu' "metal" con i duetti tra le chitarre, per intenderci), si e' notato abbastanza chiaramente che il suo stile e' troppo sporco per un gruppo come i Queensryche. Ha dispensato grande energia, ci ha messo l'anima e forse anche qualcosa in piu': ma il suo modo di suonare, dispiace dirlo, non riesce a convincermi (l'assolo centrale di "Silent Lucidity" -suonata tra l'altro senza chitarre acustiche, uno scandalo!- eseguito da Gray stesso, e' stato terrificante). L'unica nota stonata in un concerto fantastico, emozione allo stato puro, che difficilmente potro' dimenticare, l'ulteriore eccellente prova di una band immensa.
E intanto ricomincia l'attesa per un nuovo disco e, logicamente, per un nuovo tour. Con una possibilita' (e una speranza), quella del ritorno nella band di Chris DeGarmo che, secondo alcune indiscrezioni, non sarebbe piu' troppo remota.

Gianluca "Geoff"

Giovedi' 27 settembre, Alcatraz di Milano.
Ore 18.00 ca.
Pessimismo e scetticismo imperano: "Ho sentito Tate alla radio e parlava sottovoce" ... "ormai e' vecchio non credo che riuscira' a cantare come un tempo" ... "sicuramente abbasseranno tutte le canzoni di tonalita'"... "chissa' come saranno senza DeGarmo" ...

Ore 20.00 ca.
C'e' poca gente all'Alcatraz, e viste le dimensioni del locale sembra ancora piu' poca. Cominciano a suonare i Tea Party. All'inizio devo dire che non mi hanno impressionato moltissimo, poi pero', piano, piano mi hanno preso sempre di piu'. Non ho idea di come classificare il loro tipo di musica. Molti effetti particolari, a volte il bassista suonava le tastiere, una volta penso una specie di fisarmonica elettrica, il batterista aveva anche la batteria elettronica con la quale creava degli ottimi effetti, il cantante dalla voce calda e arrabbiata alternava alla chitarra altri strumenti tra cui un sitar. Insomma, strani ma niente male, alcune cose erano un po' ripetitive pero' direi che per la maggior parte le canzoni erano buone e tutt'altro che noiose. Il pubblico ha risposto con calore all'esibizione della band la quale e' uscita tra gli applausi ringraziando.

Ore 21.15 ca.
C'e' molta piu' gente ora, si comincia a sentire la pressione sulle prime file, ma si sopravvive egregiamente. I roadie hanno quasi finito di fare il cambio palco. L'attesa e' spasmodica.

Ore 21.30 ca.
Buio. Un suono, una voce, Sister Mary ci parla, eccoli, sul palco irrompono i Queensryche e attaccano a suonare, ma dov'e' Tate!?!?
Revolution Calling, si sente la voce ma non si vede il cantante, ma... un momento... eccolo che sbuca da dietro le quinte, microfono in mano, giacca di pelle, ladies and gentlemen, Mr. Geoff Tate!!!
REVOLUTION CALLING
REVOLUTION CALLING
REVOLUTION CALLING YOU!!!
Il concerto ha inizio, i fan sono alle stelle, i Ryche cominciano al fulmicotone.

Ore 23.30 ca.
Dopo quasi due ore di concerto ecco le mie impressioni.
In una parola: grandissimi!!
Se lo dico io potete crederci, non perche' io sia il possessore della verita' assoluta, ma perche' se sono piaciuti a me che li' in mezzo ero l'unico che quasi non li conosceva, allora vuol dire che hanno davvero spaccato.
Impressioni positive: Wilton e' un chitarrista della Madonna, bravissimo, una classe davvero enorme. I suoni delle chitarre erano potentissimi, veramente devastanti, molto piu' che su uno qualunque dei loro dischi. Rockenfield e' una macchina, preciso, potente, tecnico, niente da dire. Tate... beh, che dire di Tate!?
Non puo' essere umano, non uno con quella voce. Altro che giu' di voce, altro che abbassare la tonalita', ha cantato in modo perfetto, anzi, ha interpretato in modo grandioso tutte le canzoni, dalla prima all'ultima. Acuti davvero incredibili, un'espressivita' unica. Assolutamente da vedere come ha "cantato" Breakdown. Davvero uno dei migliori cantanti che abbia visto. Nonostante i suoi quarantun anni e "giusto un paio" di concerti sulle spalle sarebbe ancora in grado di cantare Queen of the Reich dal vivo eccome, di sicuro e' quello che della Band mi ha colpito di piu'.
Impressioni negative: Kelly. Un bravo chitarrista, ma li' dentro non ci sta come il cacio sulla pepata di cozze. A suo agio sui pezzi nuovi, decisamente troppo sporco sui pezzi di DeGarmo, la cui assenza si e' sentita eccome.
Jackson. Decisamente troppo "scazzato" su alcuni pezzi. Ha tenuto un comportamento altalenante per tutta la sera. Ha suonato davvero bene, ma in alcuni momenti sembrava davvero come se si stesse annoiando, in altri era esaltatissimo. Forse colpa della scaletta?
Impressioni generali: Il pubblico ha apprezzato sia i pezzi nuovi che quelli vecchi. Di piu' quelli vecchi. D'altra parte la band non ha lesinato vecchi classici, hanno eseguito quasi tutto Operation: Mindcrime, una canzone da Rage for Order, tre da Empire e il resto da Q2K.
La mia netta impressione e' stata che Tate si divertisse molto a cantare i pezzi nuovi, dava proprio l'impressione di sentirli tanto quanto quelli vecchi, non li cantava giusto per promozione. Per convincersene sarebbe bastato vedere come ha interpretato canzoni come Sacred Ground e Breakdown.
La scaletta: come dicevo, ai grandi classici sono state mischiate canzoni nuove. Nessun brano e' stato tratto da Hear in the Now Frontier (mi sa che non piace molto nemmeno a loro), da The Warning e dall'omonimo EP (un vero peccato).
L'impressione generale e' stata che almeno due o tre canzoni dell'abum nuovo potessero risparmiarcele (tipo Burning Man, l'ho trovata davvero un po' noiosa, colpa della canzone in se, non di come l'hanno suonata) e fare magari Take Hold the Flame e Queen of the Reich (miiiii sono fissato! ^_-) o The Lady Wore Black o Prophecy (insomma, IO avrei preferito cosi', oohhhh!). Comunque, ecco la scaletta quasi in ordine (un grazie a Letizia per averla fatta al posto mio):

Revolution Calling - O:M
Speak - O:M
Falling Down - Q2K
Damaged - Promised Land
Empire - Empire
Liquid Sky - Q2K
Spreading the Disease - O:M
The Right Side of my Mind - Q2K
When the Rain Comes - Q2K
Breaking the Silence - O:M
I Don't Believe in Love - O:M
Drum Solo
Jet City Woman - Empire
Sacred Ground - Q2K
Walk in the Shadows - Rage For Order
Breakdown - Q2K
The Needle Lies - O:M
Silent Lucidity - Empire
Eyes of a Stranger - O:M
Burning Man - Q2K
Join Together degli Who

Ore 1.30
L'autostrada scorre sotto le ruote. Le orecchie mi fischiano in modo terribile, ho sonno...ma sti cazzi, che concerto!!!

Amarth
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