Nella splendida cornice del cortile del castello di vigevano ha avuto luogo la seconda edizione del prog festival, organizzato dal camelot club di massimo orlandini. Ottima l'organizzazione con un buon rispetto degli orari, veloci cambi di palco, due forniti punti di ristoro e la presenza di un'area dove si potevano acquistare cd, cassette e vinili di ambito prog-rock. Due le uniche pecche: un solo bagno per circa 3000 persone e' veramente troppo poco ed e' stato causa di code molto lunghe; inoltre bisogna segnalare una cattiva disposizione dell'area disabili: messa al lato sinistro del mixer era decisamente lontana dal palco e per chi era seduto su una carrozzina e' stato abbastanza difficoltoso godersi per bene il concerto.
Comunque parliamo finalmente di musica: iniziano gli ARTI E MESTIERI, un gruppo storico del prog italiano degli anni 70; il loro e' un approccio molto tecnico.
In alcuni casi sembra di ascoltare i dream theater senza la componente metal; lunghi assoli per ogni strumento ma anche grande attenzione alla melodia; purtroppo non posso dare un giudizio completo causa una pausa pranzo e la lunga coda al bagno di cui sopra, ma devo dire che mi sono piaciuti parecchio.
Dopo di loro iniziano a suonare gli svedesi FLOWER KINGS; bisogna segnalare il fatto che questi ragazzi hanno viaggiato in macchina tutta la notte e il giorno, facendo 1500 km, solo per suonare in da noi (era la loro prima esibizione sul suolo italico); nonostante la stanchezza hanno suonato uno show impeccabile. Il loro e' un prog, che parte dai genesis ma ha anche influenze del tipo marillion, pendragon e arena, quindi molto classico, elegante melodico e caratterizzato da lunghe, a volte prolisse a dire il vero, fughe strumentali, che riescono a coinvolgere il pubblico.
Molto bravi. Finiscono il loro concerto alle 21.25 circa e l'attesa per le star della serata si fa febbrile.
Alle 22,15 i JETHRO TULL iniziano ed e' subito festa; a dir la verita' i primi pezzi mi hanno un po' deluso. Molto freddi e suonati con un certo distacco. Dopo la terza canzone pero' Ian Anderson si riprende, dice addio ai fotografi e si lancia in un vero spettacolo, col suo flauto che non perde mai il fascino di un tempo, anche se la voce ormai non c'e' piu' (anzi, fara' pure qualche stecca); la scaletta e' ben equilibrata fra pezzi del passato come my god, aqualung, etc... ed inoltre vengono presentati pezzi dal nuovo album dal titolo J-TULL.COM; mi e' piaciuta soprattutto la title track con quel suo stacco quasi new age dopo il ritornello. Insomma davvero ottimo, a mio avviso, lo show di questi cinquantenni ma bisogna dire che chi il giorno aveva assistito al dirompente concerto dei deep-purple e' rimasto un po' deluso...
...io certamente no !^____^