Ritchie Blackmore's Rainbow - 1975
E' il primo album. Blackmore, incazzato coi Purple perche' la band non gli faceva registrare i pezzi che voleva lui (fra i quali una cover di Black Sheep Of The Family dei Quatermass) assolda gli Elf di Ronnie James Dio (facendo licenziare il chitarrista Dave Feinstein, obviously) e incide con loro quello che (in origine) doveva essere solo un side project. Visto che pero' poi si trova molto meglio a comporre canzoni con Ronnie che non con Coverdale e Hughes, avvisa i Purple che li mollera' alla fine del tour di Stormbringer.
Veniamo all'album! Indubbiamente si sente che e' un disco nato per togliersi alcuni sfizi, piu' che come progetto di band vera e propria, vista la presenza di divertissment come If You Don't Like Rock'n'Roll o la cover (appunto) di Black Sheep... ma d'altro canto ci sono pezzi che riflettono chiaramente le nuove intenzioni musicali di Ritchie, e che definiscono appieno il suono dei Rainbow. Capolavori come Man On The Silver Mountain e Sixteenth Century Greensleeves mostrano che Ritchie parte da quanto fatto dai Purple (con canzoni come Burn e Stormbringer) per spingere ancora di piu' sull'aspetto mistico/epico, coadiuvato in questo da un Ronnie James Dio strepitoso. Notevoli anche Self Portait e lo strumentale Still I'm Sad (altra cover, questa volta degli Yardbirds), ma assolutamente incredibili sono le gemme melodiche Catch the Rainbow (che parte da Little Wing di Hendrix per imbastire una deliziosa ballata mistica) e The Temple Of the King (con Ronnie nelle credibilissime vesti del menestrello, per un pezzo non troppo distante da quello che sara' il suono di certe cose dei Blackmore's Night).
Al momento di partire per il tour del primo album, Ritchie decide di volere una band che fosse piu' solida e potente di quanto gli Elf potevano essere... e quindi li licenzia tutti (tranne Ronnie, of course)! Assoldato alla batteria il mostruoso Cozy Powell (gia' con Jeff Beck), e due buoni professionisti come Jimmy Bain (basso) e Tony Carey, nascono i Rainbow veri e propri... e da questo momento non ce ne sara' piu' per nessuno!
Rising - 1976
Che dire di questo album? Beh... Che e' il capolavoro assoluto della band! Oggi forse verrebbe considerato come un mini-LP per via dei suoi 34 minuti scarsi, ma si tratta di 34 minuti di pura potenza ed epicita'! Il suono della band e' incredibilmente compatto e tellurico, Ronnie sforna prestazioni vocali da brivido (prima di allora NESSUNO e ripeto NESSUNO aveva mai cantato in quella maniera), Cozy fa un lavoro di doppia cassa che fara' scuola, Ritchie inventa riff magistrali e assoli da brivido. Il sound si fa a tratti incredibilmente barocco e teatrale (come in Stargazer, dotata anche di un assolo da brivido di Ritchie), a volte decisamente "power/epic" (come in Light In The Black, la terremotante cavalcata finale). Indubbiamente il primo album della band contiene le canzoni piu' famose (Stargazer a parte), ma l'album da avere "come hell or high water" e' questo. Perche' e' il disco che vanta innumerevoli(ssimi) tentativi di imitazione.
On Stage - 1977
"Toto... I have a feeling we're not in Kansas anymore... we must be over the Rainbow"! Judy Garland e le note della colonna sonora del Mago di Oz aprivano i concerti dei Rainbow, e quindi anche questo monumentale doppio live, in gardo di reggere addirittura il confronto con Made In Japan!
Registrato durante la tournee' di Rising (e precisamente soprattutto in Germania e Giappone) e', curiosamente, composto per la massima parte di pezzi del primo album. Anche qui ci sono assoli lunghissimi, ma, a differenza di quelli di Made In Japan , sono piu' che altro utilizzati per ricreare un'atmosfera magica e non per le "fughe" strumentali tipiche dei Purple. I tre protagonisti principali (Ritchie, Ronnie & Cozy) fanno meraviglie, e anche i comprimari danno un solido contributo. Notevole la nuova Kill The King, strepitoso pezzo d'apertura, mentre l'unico pezzo dei Purple e' una bellissima reprise di Mistreated.
Long Live Rock'n'Roll - 1978
Nuova formazione (il basso e' suonato tutto da Ritchie, ma per il tour arrivera' Bob Daisley, mentre alle tastiere c'e' Dave Stone) e disco un po' altalenante, anche se la media e' piu' che buona. Tre capolavori (la speed Kill The King, qui alla prima apparizione in studio, la barocca Gates Of Babylon - con un nuovo meraviglioso solo di chitarra - e la melodica Rainbow Eyes), due pezzi molto buoni (la titletrack - trascinantissima dal vivo - e Lady Of The Lake), e tre un po' mediocri (L.A. Connection, la meno peggio, The Shed e Sensitive To Light) per l'ultimo album prima dell'abbandono di Ronnie, contrario alla svolta commerciale ventura.
Down To Earth - 1979
Formazione STELLARE: Ritchie, Cozy, Roger Glover al basso, Don Airey alle tastiere e il grandissimo Graham Bonnet alla voce. I Rainbow cambiano riferimento e si spostano verso un hard rock piu' diretto e ruffiano, anche se sempre di grandissima classe. Bonnet e' un cantante rock blues veramente bravo ed espressivo, e riesce a non far rimpiangere Ronnie, con prestazioni da paura su All Night Long e Love's No Friend. E' chiaro il tentativo di ottenere il massimo airplay possibile (Ritchie si fa scrivere da Russ Ballard l'hit single Since You Been Gone), ma le tracce del vecchio sound epico non spariscono completamente (Eyes Of The World).
Dal punto di vista tecnico, indubbiamente questa e' la migliore formazione dei Rainbow.
Difficult To Cure - 1981
Powell lascia, mentre Bonnet viene licenziato per la sua follia eccessiva. Al loro posto il buon Bob Rondinelli dietro le pelli e la Gallina Strozz... ehm Joe Lynn Turner alla voce. Il sound della band cambia ancora e l'hard rock pomposo ma viscerale di Down To Earth diventa un A.O.R. qualitativamente un po' altalenante. L'album e' comunque discreto, anche se penalizzato dalla peggior produzione che Glover abbia mai messo in atto, produzione che smussa e sfuoca le chitarre anche quando non dovrebbe. Su tutte spiccano la deliziosa pop-song I Surrender (di nuovo opera di Ballard), la veloce Spotlight Kid (ascoltate da chi ha preso Malmsteen!) e soprattutto il magistrale rifacimento della nona di Beethoven (Difficult To Cure). Tenendo conto che e' un cantante puramente AOR (e quindi ogni paragone con Dio o Bonnet e' improponibile) Turner canta benino su tutto l'album, ma e' l'ultima volta... lasciamo perdere quello che combina nei videoclip, che e' meglio!
Straight Between The Eyes - 1982
Nuovo cambio di formazione (Airey lascia, rimpiazzato dal comunque bravissimo David Rosenthal) e secondo disco dell'era Turner. Migliora notevolmente la produzione, ma a crollare totalmente e' la qualita' delle canzoni. Un album brutto, e non bastano a salvarlo le buone Death Alley Driver (praticamente la Highway Star dei Rainbow), Tearin' Out My Heart (qui Turner e' grande, ma la cosa e' un'eccezione) e Eyes Of Fire (pezzo che riporta ai vecchi Rainbow). Per il resto un po' di cacca (pezzi come Tite Squeeze e Power sono fra i peggiori a firma Ritchie Blackmore) e un pezzo buono ma rovinato da una linea vocale scontatissima (Stone Cold).
Bent Out Of Shape - 1983
L'epitaffio, e il disco della ripresa. Un gran disco di A.O.R., con ottimi pezzi (Blackmore riciclera' un paio di riff su The Battle Rages On, e c'e' da dire che con Gillan e le linee vocali scritte da lui faranno comunque ben altra figura) e una produzione veramente impeccabile. Stranded, Can't Let You Go, Fire Dance e soprattutto Street Of Dreams fanno davvero una gran bella figura (per non parlare dei due strumentali)! Dimenticavo: al posto di Rondinelli c'e' Chuck Burgi dietro le pelli.
Finyl Vinyl - 1986
Doppio album postumo, per la gran parte live (di tutte le epoche dei Rainbow) ma anche con qualche inedito e rarita' di studio. Tutto sommato bello, anche se bisogna sorbirsi la presenza di pezzi come Power (che in versione live non migliora granche') e soprattutto la patetica figura di Turner, che ha bisogno di alcune coriste che lo coprano quando non riesce a raggiungere le note piu' alte nei cori.
Stranger In Us All - 1995
Un gran bel disco, che neanche la scolasticissima batteria di John O'Reilly riesce a rovinare. Doogie White e' un signor cantante, e riesce a raccogliere alla grande l'eredita' di Ronnie James Dio. Qualche pezzo non proprio eccelso c'e' (Cold Hearted Woman, Silence - che ricicla You Fool No One), ma song goduriose come Hall Of The Mountain King, Still I'm Sad (nuova versione), Hunting Humans e Black Masquerade ci riportano alla grande all'epica potenza dei tempi di Ronnie James Dio. Notevole anche Ariel, con apparizione nel finale di Miss Candice Night!
E, per concludere...
Live In Germany 1976
Doppio postumo uscito nel 1990 e risalente al tour tedesco di Rising, lo stesso da cui e' stato in parte tratto On Stage (anzi, la versione qui presente di Kill The King e' esattamente la stessa!), si distingue per il fatto che sono presenti anche gli assoli di batteria e tastiere e, soprattutto, Stargazer e il bis Do You Close Your Eyes, con tanto di guitar smashing. Nuove stupende versioni live di Catch the Rainbow (devastante!), Mistreated, Man On The Silver Mountain, etc. E' da notare che i concerti si chiudevano con Still I'm Sad che, a differenza del primo album in studio (dove era strumentale), veniva riproposta in una potentissima (e decisamente epica) versione cantata. Come intensita' complessiva e importanza storica On Stage resta ancora superiore, ma anche questo live e' assolutamente grandioso!