I Loudness nascono sul finire degli anni Settanta, quando il chitarrista Akira Takasaki e il batterista Munetaka Higuchi lasciano la loro precedente band, i Lazy (fautori, si dice, di un buon hard rock e protagonisti di un fortunato reunion tour in patria due anni fa) e si uniscono al bassista Masayoshi Yamashita e al ruvido cantante Minoru Niihara. I primi tre dischi e il successivo live, pubblicati solo in Giappone tra il 1981 e il 1983 mostrano una band dal sound ancora acerbo, ma allo stesso tempo potente e accattivante. Il disco dal vivo e' un buon documento per chi volesse farsi un'idea del materiale della band all'epoca. Punti di riferimento per Takasaki (unico e vero leader dei Loudness) sono sicuramente le band della contemporanea NWOBHM (Judas Priest in particolare), ma anche il sound piu' accessibile dei primi Van Halen e degli Scorpions di fine anni Settanta. Takasaki all'epoca fu il primo vero guitar hero giapponese: dotato di notevole tecnica, di uno stile personale e riconoscibile e di buon gusto melodico, col passare degli anni ha evitato di fossilizzarsi, continuando invece ad evolversi e mutare, assorbendo influenze da tutti i maggiori protagonisti delle sei corde.
Nel 1984 il gruppo pubblica la versione inglese del loro quinto disco, "Disillusion": e' la prima uscita sul mercato internazionale, e consegue un buon successo. Si fa vivo il colosso Atlantic: passa un anno e il quartetto ottiene un contratto proprio per questa multinazionale, che pubblichera' i loro lavori di maggiore successo commerciale. Va ricordato che allo stesso tempo la band continuera' ad incidere alcuni dischi per il solo mercato giapponese, causando inconsapevolmente una discreta confusione nella loro discografia ufficiale. Nel 1985 Takasaki e compagni realizzano il mitico album "Thunder in the East" (quello con la bandiera giapponese da guerra in copertina) che, trainato dal singolo "Crazy Nights", e da un simpatico video, ottiene insperata popolarita' in America e in Europa. L'album evidenzia i due lati complementari del songwriting della band: da una parte bordate heavy metal costruite su agili riff e ritmica potente, dall'altra canzoni piu' "commerciali" e melodiche (nonostante i limiti vocali di Niihara), che risentono evidentemente del contemporaneo boom delle "hair-metal" bands americane. I due dischi seguenti proseguono nel solco tracciato da "Thunder...", con risultati davvero pregevoli in entrambe le direzioni compositive: canzoni come "Let it go", "Black Star Oblivion", "S.D.I." (vero capolavoro) e "In This World Beyond", meriterebbero al giorno d'oggi una seria rivalutazione. Takasaki (autore della quasi totalita' delle musiche) migliora costantemente di album in album sia come musicista che come compositore, mostrando una fantasia e versatilita' da fare invidia a molti colleghi del mondo metal occidentale. Tra i dischi pubblicati, tengo a segnalare in modo particolare "Lightning Strikes", vera fucina di taglienti riff, grandi melodie e assoli fulminanti.
Nel 1989 la band subisce il primo cambio di formazione, con la fuoriuscita del cantante Niihara e l'arruolamento dell'americano Mike Vescera (ex Obsession); il nuovo frontman dispone di una voce sicuramente piu' potente e incisiva, anche se, a mio giudizio, non possiede la personalita' del suo predecessore giapponese. Il suono dei Loudness si adatta bene pero' bene alle tonalita' acute di Vescera, e la band pubblica quelli che sono forse i suoi lavori piu' accessibili: "Soldier of Fortune" (di cui potete leggere una dettagliata recensione nella rubrica "From the Past") e' un grande disco, melodico e potente allo stesso tempo, graziato da un'ottima produzione che sottolinea al massimo il chitarrismo tagliente di Takasaki e l'orecchiabilita' dei "nuovi" Loudness. Il seguente "On the Prowl" si pone nella scia del precedente, ma forse senza la stessa compattezza. I due dischi pero' ottengono un buon successo di pubblico e la band riesce a compiere un tour completo negli USA, dove il supporto della label si fa sentire.
All'inizio degli anni Novanta, il ciclone alternative si abbatte sul mondo musicale, spazzando via molta della scena metal americana. Anche i Loudness subiscono il colpo: tra un live e una raccolta, la band si sfalda improvvisamente. Vescera molla il gruppo per entrare nella band di Yngwie Malmsteen, con cui pubblica due dischi ("The Seventh Sign" e "Magnum Opus") prima di tentare un'improbabile carriera solista (l'orribile album "Windows") e di rispuntare proprio quest'anno come cantante su "Kaleidoscope", secondo disco solista di Roland Grapow degli Helloween. I Loudness pero' provano a proseguire: al posto di Vescera, Takasaki recluta Masaki Yamada, gia' frontman degli Ezo, una band giapponese che nel 1988, (forse proprio sulla scia del successo dei Loudness) aveva strappato un contratto alla Geffen per un bruttissimo disco di metal melodico, "Fire Fire". Il gruppo (con il bassista Taiji Sawada al posto di Masayoshi Yamashita) ripiega sul solo mercato nipponico e pubblica uno scarso disco intitolato al solo nome della band. L'insuccesso e' totale e i Loudness in pratica si sciolgono nel tardo 1992.
Akira Takasaki non si da pero' per vinto e nel 1994 ricostituisce la band assieme a Yamada, al batterista Hirotsugu Honma (anch'egli ex Ezo) e al bassista Naoto Shibata (mente negli anni Ottanta degli Anthem, band hard rock popolarissima in Giappone); nonostante questa formazione all-star, i "nuovi" Loudness sono in pratica un progetto solista di Takasaki, che nel frattempo ha deciso per una totale rivoluzione nel proprio sound: chitarroni pesanti e soffocanti, divagazioni psichedelico-orientaleggianti e riffoni modernisti debitori a Pantera e Alice in Chains costituiscono il patrimonio musicale che gli anni Novanta hanno consegnato all'estroso chitarrista. Al di la' della svolta stilistica, che sorprende non poco i fan, i risultati non sono certo dei migliori: "Heavy Metal Hippies" e "Ghetto Machine" sono obiettivamente dei dischi noiosissimi, quasi forzati nella loro rincorsa esasperata alla modernita' musicale e mal bilanciati nel coniugare assoli tecnicissimi a ritmiche rozze e squadrate. I Loudness mantengono pero' in vita il loro nome e riescono a fare un paio di tour in madrepatria. I successivi "Dragon", uscito lo scorso anno, e il recente "Engine" mostrano invece una maggiore coesione tra i vari membri della band e un Takasaki che cerca, talvolta con successo, di ibridare la sua grande tecnica con le esigenze di maggiore ruvidita' del suo nuovo stile. Quest'anno tra l'altro i Loudness sono venuti per la prima volta in Europa, esibendosi al Dynamo festival e facendo un breve tour in Olanda. Certo, della vecchia gloriosa heavy metal band e' rimasto poco. Ma va fatto tanto di cappello al genio chitarristico di Akira Takasaki, che in pieno revival delle sonorita' piu' classiche, ha invece deciso di proseguire per la sua strada. La band nipponica ha insomma ancora molto da offrirci.
In chiusura, segnalo le produzioni soliste dei vari membri della band: Akira Takasaki ha pubblicato nel 1982 "Tusk of Jaguar", un ottimo album hard rock con la partecipazione anche gli altri membri dei Loudness; a questo primo disco solista hanno fatto seguito "Wa" (1994) e "Ki" (1996). L'originario batterista Munetaka Higuchi ha realizzato il suo primo lavoro da solista, "Destruction", nel 1983; ha replicato poi nel 1996 con un secondo, fantastico progetto, "Free World", con ospiti internazionali del calibro di Ronnie James Dio, Steve Vai, Billy Sheenan, Ty Tabor, Don Dokken e altri ancora. Il cantante Minoru Niihara ha pubblicato nel 1989 l'ottimo "One", che vanta, tra gli ospiti, la collaborazione dei chitarristi Reb Beach e Doug Aldritch.
Proprio Niihara e Higuchi si sono poi riuniti negli Sly, band autrice di quattro buoni dischi nella prima meta' di questa decade (segnalo il secondo, "Dreams of Dust"). Tutti i membri originali dei Loudness hanno inoltre partecipato al tribute album "Cozy Powell Forever" uscito lo scorso anno in Giappone. Higuchi ha portato questo progetto in tour assieme ad altri session-men, realizzando anche un pessimo disco dal vivo.
Discografia:
- The Birthday Eve (Nippon Columbia, 1981)
- Devil Soldier (Nippon Columbia, 1982)
- Road Racer / Shinkiro (Nippon Columbia, 1983; raro singolo)
- Law Of Devils Land (Nippon Columbia, 1983)
- Live Loud And Alive (Nippon Columbia, 1983)
- Disillusion (MFN, 1984; esiste anche una versione in Giapponese)
- Thunder In The East (Atlantic, 1985)
- Lightning Strikes (Atlantic, 1986; esiste una versione giapponese con ordine diverso dei brani, intitolata "Shadows of War")
- 8186 Live (Warner Japan, 1986)
- Hurricane Eyes (Atlantic, 1987; esiste anche una versione in Giapponese)
- Jealousy (Warner Japan, 1988)
- Soldier Of Fortune (Atlantic, 1989)
- On The Prowl (Atlantic, 1991)
- Loud & Rare (Warner Japan, 1991; maxi singolo)
- Loudness (?, 1992)
- Once And For All - Live (WEA, 1992)
- Heavy Metal Hippies (Warner Japan, 1994)
- Ghetto Machine (Rooms, 1997)
- Dragon (Rooms, 1998)
- Engine (Rooms, 1999)
- Never Stay Here, Never Forget You - Best Of (1986)
- A Lesson in Loudness (1989, promo con 5 canzoni)
- Early Singles (1989)
- Loudest - best of & new material (1991)
- Loudest Ballad Collection (1991)
- Best Song Collection (1995)
- Loud n' Raw (1995)
- Masters of Loudness (1996)