Innanzitutto una piccola premessa: la carriera solistica di Jon Lord si e' praticamente svolta su due binari paralleli. Da una parte le sue sperimentazioni orchestrali/sinfoniche, dall'altra i dischi di recupero (sempre in chiave sperimentale, peraltro) della tradizione Rhythm an' Blues e Rock'n'Roll, quasi a volere ribadire le due diverse anime della sua formazione musicale. E in mezzo un disco come Before I Forget, che fa in pratica da trait d'union fra le due differenti sensibilita'. Ma andiamo con calma...
Jon Lord: Gemini Suite (1971)
Secondo tentativo di progettare un'opera che unisse gli strumenti rock ad un'orchestra sinfonica, la Gemini Suite doveva essere, per come era stata un concepita, un nuovo progetto dei Deep Purple. Il rifiuto di Gillan e Blackmore ad acconsentirne alla realizzazione su vinile (furono comunque tenuti due concerti dal vivo, uno dei quali - registrato per la radio - e' stato pubblicato nel corso degli anni '90) , spinse Jon a rivedere la struttura della Suite, e a pubblicarla come opera solista.
L'impronta Porpora resta comunque garantita, oltre che dalla presenza confermata di Glover e Paice, dal fatto che Jon aveva studiato i singoli movimenti (uno per strumento) in base alla personalita' dei cinque membri della band. I sostituti di Blackmore e Gillan sono Albert Lee (uno degli idoli di Ritchie, chitarrista molto famoso sulla scena rock blues inglese degli anni '60 e '70) e addirittura Yvonne Elliman (la meravigliosa Maddalena di Jesus Christ Superstar)... Fra l'altro Jon riarrangia anche alcune parti, eliminando il gran finale (che vedeva la band al completo) e agggiungendo un movimento dedicato al piano.
Anche se non si raggiungono le vette della meravigliosa esibizione live coi Purple (in particolare Albert Lee ha uno stile troppo diverso da quello di Blackmore, e quindi suona un po' poco adatto in questo contesto, e in piu' manca la furia del Gran Finale) questo disco e' comunque veramente avvincente... A dominare sono sicuramente i due movimenti tastieristici (Organ e Piano), con meravigliose parti jazz rock che si inseriscono alla grande sulle partiture orchestrali, ma non scherzano anche quello della batteria (con il solito, terremotante, solo di Paice) e quello vocale (dove la Elliman offre una prova veramente intensa, superata solo dall'originale del suo "amato" Ian "Jesus" Gillan). Complessivamente, la Gemini Suite (soprattutto nella sua versione Purple) e' decisamente superiore al piu' noto Concerto For Group & Orchestra.
Tony Ashton & Jon Lord - First Of the Big Bands (1974)
Ed ecco invece il lato piu' classicamente R'n'B di Lord! Realizzato in coppia con l'amicone Tony Ashton (tastierista e cantante degli Ashton Gardner & Dyke), First Of The Big Bands ebbe una gestazione molto lunga, dato che le prime registrazioni iniziarono nel 1972. Per motivi contrattuali, non poterono essere accreditati i vari musicisti all'opera su questo disco (fra gli altri, il futuro Rolling Stone Ron Wood alla chitarra e Carmine Appice e Ian Paice alla batteria) e quindi FoTBB non riusci' ad attirare su di se' l'attenzione che avrebbe potuto. Comunque, sin dall'iniziale We're Gonna Make It, si capisce chiara e tonda quale sia la ricetta di A&L: sanissimo rock blues/jazz supportato dalle esplosioni r'n'b di una trascinantissima sezione fiati. Su tutto cio' si innestava la caldissima voce "joecockeriana" di Ashton, che, seppure abbastanza limitata tecnicamente, era comunque adatta a questo contesto, grazie anche all'aiuto di un ottimo gruppo di coriste.... In ogni caso il tutto era rivisto sempre in un'ottica sperimentale e quindi il risultato finale era decisamente personale, ma naturalmente un disco del genere era troppo insolito per potere essere apprezzato dai fan dell'hard rock dei Purple.... e infatti non vendette praticamente nulla! Peccato, perche' oltre all'opener, la qualita' media dei pezzi era davvero alta: notevoli in particolare la malinconica ballata Silly Boy, la corale Celebration e la groovy, conclusiva, Ballad Of Mr. Giver.
Alla sua uscita, A&L provarono a supportare il disco con una serie di concerti, uno dei quali fu trasmesso dalla radio inglese (la "solita" BBC). Visto che, naturalmente, in casa porpora non si butta via nulla, nel 1993 e' uscito un bel CD (A&L: First of the Big Bands - BBC Radio 1, live in Concert) con questa registrazione. Si tratta di un gran bel concerto, con la band (praticamente gli stessi musicisti della versione in studio, tranne Wood sostituito da Ray Fenwick) che riesce a riproporre le stesse atmosfere del disco, divertendosi ed esaltandosi. E sentire due mostri sacri della batteria come Ian e Carmine picchiare duro sui loro tamburi contemporaneamente, in un continuo duetto, e' proprio una figata!
Jon Lord: Windows (1974)
Di nuovo un disco sinfonico. Jon Lord aveva avuto modo di conoscere Eberhard Schoener, direttore d'orchestra e compositore avanguardista tedesco. Dalla loro collaborazione nacque Windows, registrato dal vivo nel corso del 1974. Il disco (universalmente riconosciuto come il meno riuscito della discografia Lordiana) e' composto da due parti. In quella principale (Windows, appunto), avevano deciso di richiamarsi al "Renga", ovvero una forma di comporre poesia tipica del Giappone del quattordicesimo secolo: piu' poeti si riunivano assieme e si mettevano a scrivere assieme un verso alla volta, a turno. L'altra parte, invece, era un "ambizioso divertissment": dato che Bach aveva lasciato incompiuta una delle sue fughe piu' celebri (quella basata sul suo stesso nome, ovvero, in notazione inglese/germanica, Bb A C B#) i due si riprosero di completarla in maniera un po' folle e divertita. Ma andiamo con calma... la band era composta da un'altra a serie di musicisti d'eccezione: David Coverdale e il solito Tony Ashton alla voce, Glenn Hughes al basso e alla voce, Pete York alla batteria, Ray Fenwick alla chitarra... oltre naturalmente a Lord (organo e tastiere) e Schoener (che dirigeva la Munich Chamber Opera).
Il Continuo on Bach (scritto a due mani, anche questo con la tecnica mutuata dai Renga) apriva il concerto e, delle due, era di gran lunga la parte meglio riuscita: si svariava da tipiche scale "Bachiane", a parti jazzate, ad altre di musica sinfonica moderna sperimentale (frutto soprattutto di Schoener) e il risultato fu decisamente buono e soddisfacente. Meno riuscita invece la suite di Windows (un nome una garanzia! ^___^), che era divisa in tre movimenti: il primo era interamente scritto da Schoener e, personalmente, lo trovo di una noia quasi mortale (a parte un uso interessante delle voci dei soprani). Il secondo era una nuova riproposizione del movimento vocale della Gemini Suite, con la parte iniziale affidata a Hughes (che, in questo caso, non raggiunge ne' Gillan ne' la Elliman), quella centrale ad Ashton e Coverdale, e il gran finale con i cantanti all'unisono. Dispiace dirlo, ma questa e' la versione meno riuscita, fra le tre uscite, di questa composizione Lordiana... Un po' per la totale inadeguatezza di Ashton, un po' perche' l'orchestra da camera non riesce ad avere lo stesso impatto di quella sinfonica per cui era stata concepita. Il terzo movimento, totalmente di Jon Lord, e' di sciuro il migliore dal punto di vista strettamente musicale ed e' un vero piacere ascoltare la band jazzare, funkeggiare (la presenza del basso di Hughes si sente tantissimo) e rockeggiare insieme all'orchestra sinfonica.
Jon Lord e' il primo a non essere totalmente soddisfatto da Windows, quindi...
Paice Ashton Lord: Malice In Wonderland (1976)
Date da autografare a Ian Paice la copertina di questo CD e lo vedrete gioire come un bambino a cui hanno appena regalato un giocattolo! :-) Dopo lo scioglimento dei Purple, Lord mise su questo nuovo gruppo con i suoi vecchi amici. In teoria Jon avrebbe voluto anche Coverdale (le iniziali avrebbero dato il monicker C.L.A.P.), ma il buon David (forse spaventato proprio dal terrificante acronimo!) preferi' declinare l'offerta.
Malice In Wonderland e' la degnissima prosecuzione di First Of The Big Bands, forse solo un filino meno sperimentale e un po' piu' funk rock, ma tutto sommato l'interessante miscela musicale rimaneva invariata... e invariato rimase pure il fiasco commerciale, nonostante l'alto livello qualitativo del disco (e il meraviglioso drumming di Mr.Paice).
Della partita erano questa volta (oltre ai tre membri principali) il chitarrista Bernie Marsden (poi con gli Whitesnake), il bassista Paul Martinez (poi con Robert Plant, in seguito addirittura nei Led Zeppelin del Live Aid e, infine... con Vasco Rossi!) e, naturalmente, una sezione fiati e una coristica. La produzione era di Martin Birch, che conferi' al disco un suono decisamente grintoso. Anche qui il songwriting e' veramente di altissimo livello: fra tutte segnalo l'opener Ghost Story, la ballad I'm Gonna Stop Drinking (che Ashton introduceva nei concerti come "una bugia"!) e la titletrack conclusiva.
Il tentativo di supportare il disco con un tour su larga scala falli' miseramente dopo una manciata di date, a causa delle scarsissime vendite e delle pessime condizioni psicofisiche di Ashton, sempre sbronzo al punto di cadere piu' volte giu' dal palco. Una di queste date fu pero' (indovinate?) registrata dalla BBC e (ri-indovinate?) recentemente realizzata su CD. Questa volta, pero', il risultato e' stato decisamente mediocre. Si sente che la band aveva avuto troppo poco tempo per provare e che il tour era stato allestito nella piu' totale economia... Manca totalmente l'affiatamento fra la sezione fiati e il resto della band, mentre e' meglio sorvolare sulle condizioni di Ashton. Per una volta non bastano i sempre eccellenti lavori di Paice e Lord per salvare la qualita' di questo live album.
Jon Lord: Sarabande (1976)
"Il tema dietro la musica di questo album e' quella di una suite da danza barocca, una forma musicale portata al suo livello piu' alto da Bach. Il titolo di ogni pezzo e' il nome di una danza usata in una di queste suite da ballo, e ho provato ad usare lo stesso tempo, e atmosfera, di una Sarabanda, una Giga, etc. originali"
Fino a due anni fa (ovvero fino all'uscita di Pictured Within) vi avrei descritto Sarabande come la migliore realizzazione orchestrale di Lord... ed in effetti si tratta di un'opera stupenda, in cui ancora una volta i linguaggi di jazz, rock e classica si fondono mirabilmente, riuscendo a raggiungere mirabilmente il fine che Jon si era proposto. Poco da dire... Sarabande e' bella e, se vi interessa lord, va accattata senza indugi. L'orchestra sinfonica e' quella della Philarmonia Hungarica, diretta nuovamente da Schoener, mentre la band e' composta da Lord, Pete York (Batteria), Mark Nauseef (percussioni), Paul Karass (Basso) e, alla chitarra... Andy Sommers (vi dice niente la parola "Police"? ^___^).
Jon Lord: Before I Forget (1982)
Primo disco solistico di Jon in 6 anni, primo disco totalmente a nome suo (gli altri erano cointestati ad Ashton e Paice) a NON avere un accompagnamento orchestrale, BIF rappresenta (nonostante cio'), il tratto d'unione fra l'anima classicheggiante e quella blues. E che disco!
Accompagnato dalla solita, impressionante, sfilza di amici (Ian Paice, Neil Murray, Bernie Marsden, Cozy Powell, Mick Ralphs, Simon Kirke, Tony Ashton e Boz Burrell fra gli altri), Jon realizza un album spazia dal rock blues piu' puro (Chance On A Feeling, Hollywood Rock'n'Roll), a composizione tastieristiche che potremmo definire alla Vangelis (se non fosse che molte di loro furono concepite durante l'ultimo dei Purple, quindi molto prima dell'esplosione di Vangelis), a malinconiche ballate soul (Where Are You), a pezzi di chiara ispirazione classicheggiante (la furiosa danza "medievale" Tender Babes, e, su tutte, lo strepitoso rifacimento rock della Toccata e Fuga in Re Minore di Bach, qui a titolo Bach Onto This)... insomma, BIF e' davvero un disco spaziale, che ogni fan dei Purple (ma non solo) dovrebbe avere. Il curioso titolo ha un perche': gran parte delle composizioni di questo disco risalgono a 6/7 anni prima e Jon decise quindi di registrare l'album "prima che me ne dimentichi"!
Jon Lord: Pictured Within (1997)
Brrrrrrrrrrrrrr! Ci sono voluti quindici anni prima che Jon si decidesse a realizzare un nuovo disco solista, ma il risultato e' stato qualcosa di incredibile... questo album e' un CAPOLAVORO!
Pictured Within e' un disco _incredibilmente_ intimista e riflessivo... scordatevi pure di potere ascoltare anche solo una nota di rock... Qui c'e' solo Jon, con il suo piano, le sue tastiere, un'orchestra da camera, qualche percussione e alcuni cantanti... e il risultato e' pura poesia malinconica!
Insomma... tutto fuorche' un disco da ascoltare tutti i giorni (anzi), ma dietro la difficolta' di ascolto che caratterizza questo lavoro si cela un album letteralmente monumentale, unico nel suo genere. L'unico problema di PW potrebbe essere la lunghezza (74 minuti) che rende ancora piu' difficile digerire un ascolto che e' tutto fuorche' immediato (io stesso ci ho messo un bel po' ad assimilarlo), dato che si tratta di un'opera cosi' introspettiva. Ma se pensiamo che in realta', l'album e' composto di quattro diversi concept musicali, che possono essere presi come a se' stanti, ecco che la cosa si fa trascurabile.
Commovente, coinvolgente... e ora speriamo di non dovere aspettare altri 15 anni!