ICED EARTH
Aprile 2000
1991 - ICED EARTH
Siamo all'inizio degli anni novanta e una nuova band fa il suo ingresso ufficiale nel mondo della musica. Gli Iced Earth danno alle stampe, su etichetta Century Media, il loro omonimo debut album. Il lavoro si presenta di buona fattura e con degli spunti decisamente interessanti, anche se la produzione dell'epoca non era ancora ottimale.
La musica che propone il combo americano e' davvero buona e si caratterizza per essere un felice connubio di heavy metal classico (si sente una forte influenza degli Iron Maiden) e thrash, con spruzzate leggere di power.
Quello che si nota subito delle canzoni e' il fatto che si reggono su una struttura portante prettamente ritmica. Infatti fulcro delle canzoni degli Iced Earth sono i riffoni creati dalla mente di Jon Schaffer, main composer della band, seguiti a ritmo serrato dalla batteria. Quasi tutte le song si caratterizzano per una struttura non certo facilmente assimilabile ad un primo impatto. Infatti gli arrangiamenti risultano molto ben fatti, ma piuttosto intricati. Devo dire che questo pero' e', almeno per me, il punto di forza della band. Canzoni composte da sette, otto, dieci riff diversi, a volte impreziositi da melodie che rendono il tutto piu' epico, o piu' cattivo, a seconda dell'atmosfera della canzone. Il disco si apre con la mitica "Iced Earth" (con la quale la band e' solita ancora oggi chiudere i concerti), a sfondo fantastico e con uno stacco, che vede Schaffer alla voce, davvero di forte impatto.
Si prosegue con "Written on the Walls", l'unica il cui testo e' stato scritto dal cantante Gene Adam, con una parte centrale evocativa e lenta, poi tocca alla metropolitana "Colors", che dal testo potrebbe ricordare il film I Guerrieri della Notte.
Tocca quindi a "Curse the Sky", canzone molto bella e piuttosto epica, anche se un po' sottovalutata, e quindi e' il momento della grande "Life and Death", che si caratterizza per una certa cattiveria, oltre che per il testo indubbiamente fantasy e per uno splendido e accattivante finale. Tocca quindi ai due strumentali "Solitude" e "The Funeral", quest'ultimo in particolare di notevole caratura, con un riff che entra in testa e non ne esce piu'. E' poi la volta del vero capolavoro del disco, la maestosa "When the Night Falls". I commenti per questa non bastano, bisogna per forza ascoltarla.

1992 - NIGHT OF THE STORMRIDER
Gli Iced Earth scontenti della prova offerta da Adam (effettivamente alcune parti non sono cantante un gran che, anche se ritengo che certe canzoni senza la sua voce non abbiano lo stesso impatto) , cambiano cantante e assoldano John Greely. Cambio anche per la batteria: Mike McGill lascia il posto a Richey Secchiari. Restano Dave Abell al basso, Randall Shawver alla chitarra solista e ovviamente Jon Schaffer alla ritmica.
Questo e' senza dubbio il vero masterpiece della band. L'album da avere a tutti i costi. Si tratta di un concept horror - fantasy basato sulla storia di un uomo che viene scelto dalle oscure forze della natura per diventare il dominatore del mondo e portarlo alla distruzione. Gli Iced Earth assumono uno stile decisamente piu' personale, quello stile che diverra' un vero marchio di fabbrica che li rendera' riconoscibili negli anni a venire. Forti venature epiche marchiano a fuoco l'album, a partire dall'opener "Angels Holocaust", che comincia con un chiaro riferimento a "O Fortuna" di Carl Orff, e si vanno ad aggiungere ai tipici arrangiamenti fatti di riff intricati e melodie evocative. Notevole e' l'opera dell'ottimo Greely, che sfoggia una capacita' basilare per essere un cantante degli Iced Earth, ossia l'essere capace di raggiungere note alte, ma anche di saper usare all'occorrenza una tonalita' piu' cattiva, quasi growl.
L'album e' mixato in modo serratissimo, alla "Reign in Blood" per intenderci, e le prime tre canzoni risultano praticamente un tutt'uno. Oltre alla gia' citata "Angels Holocaust" abbiamo a ruota le velocissime "Stormrider", cantata interamente da Schaffer (che su tutti gli album, anche quelli futuri, si occupa di cantare parti particolarmente cattive o comunque dei cori) e "The Path I Choose", caratterizzate da dei veri riff spacca polso. Tocca quindi all'epicissima "Before the Vision", tanto breve quanto evocativa, con una splendida prova vocale di Greely. Ecco quindi che seguono "Mystical End", con uno stacco centrale cantato da Schaffer davvero terrificante e apocalittico e "Desert Rain", dal bellissimo arpeggio iniziale che rievoca in maniera eccellente la pioggia che cade. Tocca quindi alla canzone forse piu' violenta del disco, ossia la grandissima "Pure Evil", dal ritornello cantato a due voci, quindi e' tempo per riflettere sulle proprie colpe con "Reaching the End", anche questa corta ma molto epica. Siccome negli album degli Iced Earth il meglio si cela sempre alla fine, ecco il vero gioiello, ossia la magnifica "Travel in Stygian", nove minuti di pura maestosita' e cattiveria.

1995 - BURNT OFFERINGS
Passa qualche anno, gli Iced Earth devono affrontare alcune spiacevoli vicissitudini, ma alla fine ecco il loro ritorno sulle scene. Album nuovo, formazione nuova, ovviamente. A parte il solito cambio di batterista, quello che e' importante e' il cambio di cantante. Greely viene allontanato nonostante la bravura a causa di problemi, si dice, di droga, e lascia il posto a Matthew Barlow. Perche' questo e' tanto importante? Perche' con Barlow gli Iced Earth si assicurano un cantante davvero eccezionale, capace di passare da tonalita' altissime, a veri e proprio growl, capace di interpretare le canzoni, anziche' limitarsi a cantarle. Insomma, la band americana ha trovato finalmente il suo cantante ideale, tant'e' che Barlow ancora oggi non sembra deciso a lasciare la band.
Comunque, note biografiche a parte, com'e' questo nuovo disco?
Dire cattivo, e' dire poco. Burnt Offerings rispecchia tutta la rabbia che avevano dentro gli Iced in quel periodo e la spara diritta in faccia all'ascoltatore. Le canzoni sono tutte permeate da un'atmosfera oscura e a tratti pessimistica. Il disco si apre con la title track, che si connota per il testo particolarmente arrabbiato (sembra una specie di maledizione che gli Iced Earth lanciano contro i propri nemici, contro quelli che li hanno traditi) e per come e' cantato. Infatti le strofe sono cantate in maniera alternata da Schaffer e Barlow. E' la volta della pessimistica "Last December" che narra dell'impossibile amore di due giovani che vedono nel suicidio l'unica speranza di restare insieme, almeno dopo la morte. Tocca quindi alla bellissima "Diary", canzone molto potente in cui Barlow da' veramente prova di quello che e' capace di fare, narrando la storia di un vampiro innamorato.
Arriva quindi "Brainwashed", che comincia piano e prosegue come un fulmine. E' forse la prima canzone in cui gli Iced Earth affrontano un tema legato ai nostri giorni, lasciando per un attimo da parte il fantastico. A seguire troviamo "Burning Oasis" con dei cori davvero inquietanti, "Creator Failure", canzone abbastanza strana in cui il rosso cantante sfoggia degli acuti davvero eccezionali, e poi "The Pierced Spirit", canzone corta e lenta interpretata alla grande dal nuovo cantante. Come ho gia' detto, il meglio, negli album della band americana, sta in fondo. Gli Iced Earth sorprendono tutti con una canzone di sedici minuti che descrive l'Inferno di Dante girone per girone! Il titolo, ovviamente, e' "Dante's Inferno". Anche qui, sarebbe consigliato l'ascolto, perche' spiegarla a parole non renderebbe l'idea.

1996 - THE DARK SAGA
Il problema degli Iced Earth e' stato sempre quello dei continui cambi di line up. Infatti, questa volta, ad andarsene e' Dave Abell, membro fondatore della band insieme a Schaffer e Shawver. Anche alla batteria troviamo un nuovo personaggio: si tratta di Mark Prator. Forse qualcuno di voi lo conoscera' per esempio come produttore dei Doctor Butcher della coppia Oliva - Caffery o di altri album usciti dai Morrisound Studios di Tampa Bay. In effetti Prator non e' mai entrato in pianta stabile negli Iced Earth, essendo lui piu' che altro un produttore o un session man.
Comunque, questo nuovo album e' un concept basato sul personaggio dei fumetti Spawn, creato da Todd McFarlane.
The Dark Saga e' decisamente un disco piu' facile e accessibile dei precedenti, le canzoni sono decisamente piu' lineari, ma non per questo e' meno affascinante, anzi contiene canzoni davvero belle con delle atmosfere un po' diverse dalle solite, ma adatte alla storia narrata. L'opera comincia con la title track che introduce la storia del concept. Ecco poi giungere la bellissima "I Died for You", power ballad decisamente toccante, la cattivissima e veloce "Violate", la canzone piu' dura dell'album con un riff d'apertura molto thrashy e in pieno Schaffer style spacca polso e "The Hunter", che puo' essere definita come controparte della precedente, meno veloce ma sicuramente di notevole impatto. Tocca quindi a "The Last Laugh" e "Depths of Hell", forse le meno particolari dell'album, anche se decisamente godibile. Ecco poi fare il suo ingresso "Vengeance is mine", maligna e dal refrain cantato a due voci in contro tempo. L'album si chiude con la trilogia intitolata "Suffering" composta da "Scarred", "Slave to the Dark", canzone che gli Iced sentono molto, e con la conclusiva, stupenda "A Question of Heaven", come al solito, il finale da' il meglio.

1997 - DAYS OF PURGATORY
E' tempo di prendersi una pausa compositiva, ma non certo di fermarsi del tutto! Nei primi mesi del 97 viene data alle stampe questa raccolta di due cd, che contiene tutti i brani dei primi tre album della band, rimasterizzati, o addirittura risuonati da capo, con arrangiamenti diversi, ma soprattutto cantati dalla voce di Matthew Barlow, che fa sentire a tutti come sia capace di rendere al meglio anche i vecchi pezzi, anche se devo dire che il nuovo arrangiamento di When the Night Falls non mi piace quanto quello vecchio, decisamente piu' cattivo. Vengono recuperate dal demo "Enter the Realm" l'omonima intro strumentale, "Iced Earth", "Colors", "Solitude" (anziche' dal primo album) e l'inedita "Nightmares", in piu' viene inserita un'altra inedita, cioe' "Winter Nights", presa dalle prime recording session che gli Iced abbiano mai fatto, risalenti al 1986.
"Written on the Walls" diventa invece "Cast in Stone", il testo viene riscritto da Barlow e devo dire che guadagna parecchi punti.

1998 - SOMETHING WICKED THIS WAY COMES
E' tempo di un nuovo studio album. Shavwer ha lasciato la band alla fine del tour e al suo posto e' arrivato il giovane Larry Tarnowsky, che e' ora entrato in pianta stabile nella band. AL basso intanto era arrivato il bravissimo James McDonaugh gia' per le registrazioni della raccolta, insieme a Brent Smedley alla batteria (anche se per problemi personali per quest'album lascia il posto di nuovo a Mark Prator). Com'e' questo nuovo disco? Direi che si pone come una via di mezzo tra i primi lavori, soprattutto nella trilogia conclusiva che da' il titolo all'album, in cui c'e' un ritorno a canzoni del calibro di "Travel in Stygian" con la conclusiva e bellissima "The Coming Curse", o in canzoni come la thrashy "Stand Alone", l'antiecclesiastica "Disciples of the Lie" e la veloce "My Own Savior". Piu' sullo stile di "The Dark Saga" sono invece l'opener "Burning Times", un mid tempo cattivo abbastanza da descrivere i tempi dell'inquisizione (e' noto come la Chiesa Cattolica non sia mai stata simpatica alla band), le bellissime ballad "Melancholy" e "Watching over me", l'oscura "Reaping Stone", l'evocativa "Blessed are you" e "Conseguences". Menzione a parte per la fantastica struentale "1776", davvero uno dei pezzi piu' belli dell'album.
Direi che gli Iced Earth riescono nella non facile impresa di non cominciare a riciclarsi, proponendo dell'ottima materiale. In effetti devo dire che questo "Something Wicked" e' davvero un bellissimo album, forse superiore al precedente, non solo per l'ottima produzione, ma proprio perche' non ha cali, come forse li poteva avere al centro "The Dark Saga". Gli arrangiamenti sono pero' piu' lineari di quelli dei vecchi tempi, anche se le canzoni restano comunque basate sui riff e sulle ritmiche. Forse l'unica vera canzone che rispecchia il complicato intrecciarsi di riff diversi e cambi di tempo al suo interno e' proprio la gia' citata "The Coming Curse", che per la sua struttura ci riporta indietro ai tempi di "Night of the Stormrider".

1999 - ALIVE IN ATHENS
Per chiudere il secolo in bellezza (lo so che il secolo non e' ancora finito, miiiii che palle che siete! ^_^) gli Iced Earth pubblicano il loro primo live. Non si accontentano pero' di un semplice live come tutti gli altri... Alive in Athens e' un triplo album! Registrato al Rodon di Atene durante due serate sold out, vengono riproposti live tutti i grandi classici insieme ai pezzi dell'ultimo album. E' cosi' che possiamo ascoltare dal vivo canzoni come "Dante's Inferno", "Travel in Stygian" la "Somthing Wicked Trilogy", "Iced Earth" e molto altre ancora. Attraverso i solchi digitali dei tre cd e' possibile rendersi conto della potenza e della precisione che ha la band nella sua dimensione live, certo, non c'e' spazio per l'improvvisazione, ma non e' questo che fanno gli Iced Earth. Loro dal vivo sono una macchina perfettamente oliata, capace di devastare tutto con una potenza impressionante o di emozionarti con canzoni strappalacrime come "I Died for You", "A Question of Heaven" o "Watching Over Me".
Un mio consiglio e' di non lasciarsi sfuggire questo live, visto anche il prezzo piuttosto basso in rapporto al materiale che vi viene offerto. Se dovete scegliere tra "Days of Purgatory" e questo triplo live, scegliete questo.

Tanto per concludere la discografia vorrei solo segnalare la cover di "The Ripper" dei Judas Priest apparsa sul volume due del tributo alla band britannica o reperibile nel digipack di "The Dark Saga".

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