Le tastiere ammiccano un motivetto molto semplice poi l'atmosfera si fa intensa: "Magic night I can hear the voice of the shadowman...". Entrano le chitarre e comincia il rock: il piede tiene il ritmo mentre l'anima si perde definitivamente, rapita dalla melodia. Chiedersi perche' sara' inutile, il ritornello di "Shadowman" (opener incredibile a dir poco) e' uno di quelli che non si dimenticano, che diventano parte di te.
Class metal, si diceva una volta. Si intendeva un certo modo di fare musica (metal, ovviamente ^_^) le cui componenti essenziali erano melodia e tanta raffinatezza, sia compositiva che esecutiva (per non parlare di produzione). Oggi quegli elementi sono sempre piu' spesso arricchiti da un certo grado di evocazione (in termini di orchestrazioni o cori epicheggianti) derivata dalla nuova generazione power; il risultato sono dischi scoppiettanti come questo, dove trovi di tutto, dalla pura adrenalina ("Why not?!") alla ballad ("Only God knows") passando magari per un pezzo epico con tanto di crescendo marziale ("White lights").
A volte c'e' anche spazio per divertenti trovate, e in questo caso si tratta di una cover, un pezzo il cui titolo ("Na, na, hey, hey, kiss him goodbye") probabilmente non vi dira' nulla ma che un primo ascolto rivelera' essere uno dei cori piu' cantati negli stadi! Ora si potrebbe disquisire per montagne di kilobytes sul significato intrinseco di una cover del genere, e soprattutto sul motivo per cui funziona cosi' dannatamente bene, le opinioni sarebbero molte scommetto. Lasciate pero' che sia la musica a parlare e vi accorgerete che tutto sommato va bene cosi', che dopo undici intensissime tracce non si poteva che chiudere l'album con un sorriso. D'altra parte quando prima si e' ascoltata una canzone come la semiacustica "Heaven in black", maestosa e solare, e' necessario tirare il fiato!
Detto della varieta' di registro che lo caratterizza, e' forse necessario soffermarsi ancora un attimo sulla forza d'impatto che possiede questo cd: "Flashback radio" (una delle mie preferite), "Like a Sphinx" e la gia' citata "Why not?!" (dove gli Axxis sembrano rivolgersi al destino chiedendo di essere notati) sono pezzi veloci e diretti, che vivono su riff e coro come tradizione insegna. Niente sovrastrutture inutili, solo rock! E queste stesse coordinate le ritroviamo anche nel resto, magari filtrate da altri elementi che di volta in volta entrano in circolo. L'alchimia non riesce a pieno solo nella ballad "Without you" che trovo abbastanza noiosa e scontata, ma una traccia sottotono non intacca certo il lavoro maiuscolo che gli Axxis hanno prodotto. "Return to the kingdom" e' un concentrato di energia davanti al quale difficilmente si puo' restare indifferenti. Ogni nota e' intrisa di istintivita' ma al contempo vi si respira l'atmosfera delle grandi produzioni, dove niente e' lasciato al caso. E' soprattutto un disco privo di solismi esasperati, dove le chitarre fanno il bello e il cattivo tempo ma mai escono fuori dal seminato. Un album di canzoni vario e intenso che lasciare inosservato sarebbe davvero un crimine.